Truffe online

Truffe onlineLe truffe online sono diventate molto remunerative per società fantasma, ed uno Stato asiatico, come sempre, la fa da padrone in quanto pur potendo vantare società molto serie ed affidabili, dimostra di non avere organi di controllo per la ricerca online di suoi connazionali che giocano con la vita delle imprese e delle persone effettuando ogni genere di crimine commerciale soprattutto in nome di società che non hanno mai avuto rapporti commerciali con loro e completamente all’oscuro di quanto stia avvenendoOnline scams

In moltissimi casi, le truffe online avvengono con portali internet messi su server dell’Unione Europea pilotati tramite VPN, dove, quando entrerete in chat diretta, vi ritroverete un personaggio asiatico sorridente pronto a sfilarvi soldi in nome di società ignare di quanto stia avvenendo alle loro spalle.

Il caso più eclatante delle truffe online asiatiche è avvenuto durante tutto il periodo della pandemia, dove false aziende e soprattutto aziende che si spacciavano per intermediari di società accreditate in altri Stati europei, ma anche americani, derubavano cittadini ed imprenditori che acquistavano merci per quantitativi enormi ma alla fine, inesistenti.

Molte sono le responsabilità degli Stati dell’Unione Europea che ha aperto il mercato ad uno Stato asiatico, appetibile per prezzi e merci ma privo di ogni organo di controllo e molte aziende legate al settore finanziario ne hanno prove oltre ogni misura.

L’Unione Europea si è fidata  in quanto lo Stato asiatico, in genere si era dimostrata un partner commerciale ottimo ed affidabile ma aveva dimenticato che è loro abitudine clonare e rimarchiare le merci che spesso circolano per gli Stati dell’Unione Europea con false etichette e marchi contraffatti.

In tutto questo gigantesco business, le truffe online l’hanno fatta da padrone, mettendo spesso nei guai imprenditori europei seri e fidati, privati cittadini e soprattutto pensionati che pensavano di poter sviluppare ogni sorta di business confortati dalle parole rassicuranti dei propri Stati che avevano aperto alla famosa “via della seta”.

Grazie alle truffe online, ne sono rimaste colpite le criptovalute con schemi truffaldini molto conosciuti e semplici che ancora tuttora sviluppano milioni di euro per chi li mette in pratica e mettono in ginocchio migliaia di ignari europei che si fidano del trader di turno legato a doppio filo ad organizzazioni criminali.

Non si tratta di approfittare della buona fede di professionisti, imprenditori, cittadini europei e pensionati ma di aver dato fiducia ad uno Stato che a questo punto, vien da pensare se non chiuda un occhio sull’operato dei propri cittadini.

Gli Stati Uniti d’America, hanno spesso denunciato atteggiamenti truffaldini perpetrati per truffe online operate da società asiatiche, ma spesso, per comodo, gli Stati europei non hanno dato alcun valore e peso a quanto veniva loro detto e ci sarebbe a questo punto da porsi molte domande le cui risposte potrebbero risultare molto sgradevoli.

Inutile dire che le truffe online vengono spesso operate sulla fretta, sul tempo, giocando sul prestigio del povero truffato che in buona fede crede nell’ipotetico affare e negli ipotetici sogni di ricchezza e con le criptovalute, alcuni trader arrivano a garantire falsi guadagni nell’ordine del 5, 10 o 20% giornaliero, quando i veri guadagni su un eventuale investimento non possono nella realtà, superare il 6% mensile che è già un miracolo riuscire ad ottenerlo.

Inutile dire che le esperienze NON positive che noi definiamo realisticamente: “TRUFFE ONLINE” non amando il politicamente corretto ma chiamando quanto avviene con il suo nome ricordando a tutti che non sono la minoranza ma la maggioranza sul totale dei rapporti commerciali in essere a venir messi in gioco e che non bisogna fidarsi di quanto molto spesso scritto via internet o su contratti creati ad OK e spediti online per cercare di imbonirsi e mantenere buoni rapporti con uno Stato che non protegge le minoranze straniere, ma denunciarlo apertamente alle proprie forze dell’ordine con comunicazione per conoscenza alle loro ambasciate di competenza, infischiandosene del politico di turno che vi prometterà, ma mai potrà mantenere, il rientro del capitale o l’invio della merce pur di non inimicarsi la parte truffatrice.Online scams

Non si può pretendere che un cittadino europeo, un pensionato poco avezzo con i mezzi informatici, diventi un investigatore privato per evitare una truffa online ed è inutile dirgli che molti sono i trucchi utilizzati per farlo cadere nella rete e che il miglior consiglio che gli si potrebbe dare è di recarsi personalmente presso l’azienda in Cina per perfezionare un contratto portandosi dietro un avvocato che parli un inglese fluente ed al primo accenno o dubbio, mandare a monte il presunto business con la convinzione di essersi salvati da una potenziale truffa.

Molto spesso le truffe online avvengono anche con mezzi leciti, richiedendo bonifici su banche reali ed aziende esistenti ma prive di ogni tipologia di merce che sarebbe dovuta essere l’oggetto del business, oppure, vengono spedite merci non conformi agli ordini effettuati e di scarso valore economico, oppure vengono spediti quantitativi di merce inferiori a quanto pattuito o ancora peggio, vengono falsificate le certificazioni CE europee mettendo in seri guai l’imprenditore o il cittadino europeo che ignaramente si è affidato alla società asiatica per un’acquisto conforme alla legislazione doganale europea.

Già a volte è tanto difficile trattare con le dogane dove è avvenuto anche che Varsavia (Polonia) sia stata considerata al di fuori dell’Unione Europea e…..non c’è da ridere perchè è avvenuto veramente.

Bisogna, purtroppo, diffidare anche di falsi pseudo avvocati che NON sono avvocati per laurea ottenuta regolarmente presso qualche università e regolare esame di Stato, ma per nomina autocratica e questa, è un’altra cosa sulla quale è meglio non ridere perchè avvenuta realmente.

Le truffe online, avvengono molto spesso per piccole campionature nell’ordine del migliaio di euro, la ditta cinese spesso scompare del tutto oppure evade il piccolo ordine rendendo tranquillo il cliente europeo e poi gli tira il bidone quando quest’ultimo effettua l’ordine cospicuo che può raggiungere anche le centinaia di migliaia di euro, portandolo al fallimento.

Inutile la speranza di poter recuperare il proprio denaro da una truffa online, quindi il miglior consiglio è di recarvi direttamente nello Stato asiatico e trattare l’affare faccia a faccia evitando assolutamente le contrattazioni online via internet, pretendere di vedere la merce anche per il quantitativo richiesto oltre che per la qualità e descrizione ed una volta trovato un partner veramente affidabile, legarsi a lui e non lasciarlo più per nessuno sconto al mondo, avrete sicuramente trovato un amico onesto ed un tesoro per il vostro business.

Truffe online

Ecommerce in Malta

Ecommerce in MaltaEcommerce in Malta, un sistema legato alle vendite online che possiamo assicurarvi, funziona perfettamente senza creare problemi né ai venditori, né agli acquirenti, a dispetto di quanto molte fonti giornalistiche esclusivamente italiane e tedesche cercano in ogni modo di screditare perché ovviamente, devono tirare l’acqua al proprio mulino Spese pubblicitarie

SHADOIT CONSULTANCY GROUP LTD è composta anche da personale italiano che ha preso regolare residenza maltese non per motivi fiscali, dove a parte le acque limpide dell’arcipelago e le bellezze naturali e storiche, la differenza tra le tasse maltesi e quelle italiane è veramente risibile e l’ Ecommerce viene semplificato dal Governo di Malta.

La tassazione reale maltese è al 35% per chi è residente e quella italiana è al 45% ma la differenza è nei vari balzelli che sono una politica finanziaria tutta italiana perché a Malta una volta evase le tasse che tutti i cittadini dichiarano regolarmente, lo Stato non li perseguita quotidianamente.

In Italia, purtroppo, dobbiamo ammettere a malincuore, che tra tasse dirette e tasse indirette si arriva a pagare un 65% circa avendo servizi che invece di essere eccezionali, sono sotto gli occhi di tutti, non proprio all’altezza di ciò che viene pagato dai suoi cittadini.

Il settore Ecommerce in Malta si è sviluppato molto velocemente anche perché legato al mercato anglo-sassone che ha precorso da sempre i tempi, la digitalizzazione ha a dir poco dell’incredibile non esistendo il Digital Divide presente in altri Paesi europei e lo dimostra il fatto che se un residenziale richiede una linea internet, Melita (gestore telefonico locale) gliela porta nel giro di una settimana con un minimo di 250 Mega sincroni (e questo è incredibile) ad un costo pari ad una trentina di euro e con IP STATICO che non deve essere richiesto ma viene rilasciato al momento dell’attivazione, quindi nessun favoritismo del gestore o preghiera del consumatore per avere qualche KB in più o un IP STATICO o un misto fibra ottica <–> rete rame per una decente velocità da
XXI secolo, ma un diritto del consumatore che viene evaso regolarmente dando la possibilità a molti di aprire un’impresa online registrando una società.Ecommerce in Malta

L’ Ecommerce in Malta, come anche tantissimi altri servizi, funziona perfettamente e semplicemente e la verifica di quanto stiamo scrivendo non è difficile da fare in quanto Malta è ad un’ora e venti di aereo dall’Italia ed è semplice appurare quanto stiamo raccontando.

Ricordiamo che per aprire un Ecommerce in Malta è, ovviamente, necessaria la registrazione di una società che, tra l’altro, hanno costi inferiori a quelli di altri Stati europei.

La Camera di Commercio maltese (Malta Business), non è un soggetto passivo atto solo a chiedere annualmente soldi senza dare niente o pretendendo altri soldi per dare qualche cosa, ma affianca l’imprenditore, grazie soprattutto ai commercialisti che il proprio lavoro lo sanno far bene, e mette a disposizione strumenti che aiutano il cittadino a mettere in piedi Ecommerce funzionali e soddisfacenti per chi acquista.

Per l’ Ecommerce in Malta, esistono consulenti attivi, sempre messi a disposizione dalla Malta Business, che avviano un’analisi del progetto Ecommerce per verificarne i punti di forza e di debolezza e consentire al commerciante di sviluppare il proprio business nel modo migliore.

L’ Ecommerce in Malta funziona soprattutto perchè la Malta Business valuta e studia la coerenza dei prodotti o servizi per i vari mercati di riferimento ed aiuta e consiglia il business man per gli adempimenti legislativi e gli schemi societari migliori per l’attività che sta per intraprendere, finanche le protezioni copyright e tutti gli elementi necessari.

Ormai, si conoscono bene i meccanismi per aprire un Ecommerce in Malta, che consenta un commercio pulito e leale e che sta mettendo in difficoltà serie Ecommerce di altri Paesi Europei che, come ogni cittadino europeo ha compreso, hanno solo l’interesse di far cassa ed affondare il progetto europeo per l’interesse personale di alcuni politici e/o di lobbies legate ai Big Ecommerce.

Ecommerce in Malta

Spese pubblicitarie

Spese pubblicitarie detraibiliLe spese pubblicitarie detraibili fiscalmente e quindi la loro deducibilità sono  un tema molto importante perché come si dice sempre, un’attività non sponsorizzata difficilmente verrà apprezzata e conosciuta dal pubblicoSpese pubblicitarie

Le spese pubblicitarie detraibili fiscalmente, dobbiamo ricordarci che non dovranno superare i 200.000 Euro annui per essere interamente deducibili dal reddito d’impresa e lo stesso possiamo dire dell’IVA che ne consegue.

Per poter dedurre le spese di pubblicità non è sufficiente che vengano contabilizzate con questa descrizione in quanto è necessario che vi sia l’inerenza del costo legato all’attività d’impresa e devono essere valutate in relazione all’oggetto sociale dell’impresa.

Vuol dire che non possiamo fare pubblicità di patate se la nostra attività è uno Studio Dentistico o un Hotel oppure una Ristorazione ma sappiamo benissimo che un’attività che non viene sponsorizzata con una pubblicità, difficilmente porterà ricavi superiori e nuovi clienti, anche a fronte di spese pubblicitarie detraibili che porteranno tra l’altro uno sgravio sulle tasse, ma che non deve essere il primo fine ma solo una logica conseguenza.

L’organizzazione di una campagna pubblicitaria deve essere ben organizzata per poterne giustificare la piena deducibilità.

Le spese pubblicitarie per essere considerate deducibili fiscalmente dovranno essere documentate con un contratto, una regolare fattura e soprattutto un fascicolo

Spese pubblicitarie detraibili fiscalmente

 che possa racchiudere ogni dettaglio che ha portato alla realizzazione di banner, cartelloni etc e predisporne un plico, anche in formato digitale, che ne consenta la visione per ravvisare che esistevano ragioni di diritto per effettuare una campagna pubblicitaria e non ragioni economiche destinate al puro risparmio fiscale.

Niente di complicato, ma che deve essere realizzato accuratamente per poter giustificare la piena detraibilità delle spese sostenute.

Il limite imposto di 200.000 Euro può essere anche superato ma deve esserci una giustificazione valida per la congruità dei costi sostenuti in maniera maggiore.

Per le spese pubblicitarie detraibili e non contestabili la realizzazione di un filmato che rappresenti pubblicitariamente l’attività che si svolge può raggiungere costi ben superiori ai 200.000 Euro alla fine della realizzazione pubblicitaria, in quanto le strutture multimediali che vengono utilizzate, l’ingegneria del software e gli specialisti, spesso hanno costi molto elevati, specialmente se il filmato è stato ideato e predisposto non solamente per un’attività WEB ma soprattutto per una futuribile sponsorizzazione televisiva.

E’ ovvio che se un’azienda o uno studio professionale effettua una campagna pubblicitaria, lo scopo è per un ritorno economico futuro e quindi per incrementare nel breve e medio termine i ricavi.

Il ritorno dell’investimento effettuato anche detto ROI (Return on investment) è lo scopo finale a cui dovrebbe puntare il personale dirigente di un’azienda o un professionista che intenda sponsorizzare la propria attività usufruendo delle spese pubblicitarie detraibili fiscalmente.

Spese pubblicitarie detraibili fiscalmente

CONTI CORRENTI BANCARI CIFRATI

conti correnti bancari cifratiI conti correnti bancari cifrati sono studiati per chi è alla ricerca della sicurezza e riservatezza nel settore finanziario ed è una delle idee più apprezzate e presenti tra gli operatori di questo settoreSECURE OS TOR

L’ottenimento di conti correnti bancari cifrati sono un obiettivo sempre più difficile da raggiungere, perché i governi hanno rafforzato il loro apparato burocratico per cercare di evitare questo “anonimato” e nel frattempo, le banche rinunciano a gran parte del segreto bancario, sotto la pressione degli stessi governi.

Così, in questo contesto è possibile aprire un conto corrente bancario cifrato ?

Gli esperti dicono che non esiste in realtà un conto corrente bancario cifrato, ma l’anonimato è dato dal fatto che alcune giurisdizioni offshore proteggono, attraverso la legislazione, l’anonimato dei clienti tenendo presente che è sempre importante chiarire che dinanzi alla presentazione di un ordine del Tribunale per uso illegale di conti correnti, la banca registrata in tale giurisdizione consegnerà le informazioni del titolare del conto.

Una moglie che intende sottrarvi i vostri capitali per un divorzio difficile, problematiche varie dovute ad un fallimento, la perdita di affidabilità bancaria nel vostro Stato e quindi un probabile protesto bancario e tante altre cause possono essere il motivo per cui intendiate aprire un conto corrente bancario cifrato.

Esistono modi leciti per aprire un conto corrente bancario cifrato ed è solitamente necessario garantirsi con un trust societario in un’altra giurisdizione diventando soci di un ramo aziendale che operi finanziariamente con piena regolarità esclusivamente per scopi d’affari leciti garantendo al cliente ed alla banca stessa la titolarità del credito che viene versato i cui proventi vengono solitamente accertati dal fisco dove è registrata la società e nessuno potrà opporsi al fatto che voi abbiate affari societari esteri regolari.

Uno dei cosiddetti Paradisi Fiscali più utilizzati nel mondo è stata la Svizzera ed altri Paesi anche Europei, dove esistono i cosiddetti “conti correnti bancari cifrati”,  cioè il nome del titolare viene sostituito da un numero, quindi funziona come un “conto bancario anonimo” ma tuttavia, le leggi svizzere come quelle di altri Paesi, impongono alla banca di conoscere l’identità del cliente (KYC), pertanto, l’idea di conti correnti bancari cifrate o anonimi in cui nessuno sa veramente chi è il cliente è piuttosto articolata.

Le banche difendono la loro politica di “stretta” osservanza del segreto bancario riconoscendo che pochissime persone hanno accesso ai dati personali del cliente titolare di conti correnti bancari cifrati o conti correnti bancari  numerati e le operazioni vengono eseguite sotto il numero del conto bancario anonimo, mentre la stragrande maggioranza dei dipendenti della banca non arriva mai a conoscere l’identità del cliente.

Il segreto bancario è strettamente legato allo sviluppo dei conti correnti bancari cifrati e secondo gli specialisti, il segreto bancario è un obbligo di discrezione che riguarda i rappresentanti e i dipendenti degli istituti bancari dove ogni persona legata a una banca è soggetta a segreto bancario proteggendo il cliente e non l’istituto bancario.

Pochissime persone all’interno della banca, conoscono il titolare del conto che viene generalmente identificato tramite una sigla od una parola chiave, in tal modo il cliente potrà farsi riconoscere dalla banca utilizzando semplicemente il codice ed questa situazione, gli altri impiegati della banca non sapranno chi è il vero titolare del conto.

Con questa tipologia di conto è possibile effettuare praticamente tutte le operazioni bancarie in ingresso o ricezione ma non possono essere effettuati bonifici in uscita ed il prelievo può essere esclusivamente effettuato con delle debit card, contrariamente ai CONTI CORRENTI BANCARI OFFSHORE, tuttavia è consigliabile utilizzare lo stesso unicamente per dei depositi e degli investimenti di una certa importanza anche perchè questi sono considerati CONTI CASSAFORTE.

Generalmente, viene richiesto un importo minimo al momento dell’apertura molto variabile  in base alla banca ed alla sua dislocazione e se si desidera ricevere un servizio particolare dalla banca, ed entrare a far parte quindi dei clienti del “private banking”, allora l’importo minimo da depositare sarà molto elevato.

In alcuni Paesi i conti correnti bancari cifrati o conti correnti bancari anonimi e il segreto bancario sono supportati dal quadro giuridico con la conseguenza che secondo la legge civile, l’obbligo contrattuale tra il cliente e il banchiere obbliga quest’ultimo alla segretezza della posizione del primo.

Inoltrandosi in queste leggi, si comprende, che la decisione di violare il segreto bancario appartiene solo al cliente, dal momento che è il beneficiario del segreto, con i conti correnti bancari cifrati, la banca non può assumere tale decisione anche se in realtà è accaduto il contrario.

In merito ai conti correnti bancari cifrati, è vero che la legge civile e penale comprende una serie di “cause”, cioè, l’evasione fiscale e il riciclaggio di denaro sporco, che consentirebbero la violazione del segreto bancario, ma spesso le lacuna della legge, e l’approvazione delle varie procedure per lo scambio di informazioni fiscali tra i diversi governi e le banche, la maggior parte delle fughe di informazioni è piuttosto difficile, resta il fatto che provenendo i vostri capitali da altre banche i proventi sono stati già controllati e le somme sono sicuramente di provenienza lecita.

Di fronte a questa preoccupante realtà, sorgono nuove alternative per lavorare con i vantaggi di conti correnti bancari cifrati e cioè affidarsi a società terze che opereranno per vostro conto o vi consentiranno di operare con sotto conti per poter ricevere ed inviare bonifici bancari, effettuare pagamenti e inviare rimesse a parenti e amici rimanendo in un‘atmosfera di sicurezza e anonimato consentendovi di  proteggere i risparmi bancari ed i beni.

 

Le soluzioni per realizzare i propri sogni esistono ma, non bisogna improvvisare ed affidarsi a consulenti di provata esperienza

 

   I DOCUMENTI DOVRANNO ESSERE APOSTILLATI PER I CONTO CORRENTI BANCARI CIFRATI   

 

DOCUMENTI NECESSARI DEL LEGALE RAPPRESENTANTE

Copia del passaporto (la pagina con la foto molto leggibile)
Copia della carta d’identità
Certificato di residenza
Ultima bolletta della luce (non si accettano bollette del telefono o altre bollette di utenze) a vostro nome con il vostro indirizzo di residenza

 

  I nostri funzionari possono richiedervi ulteriori documenti o apostillazione dei documenti se richiesto dalla Banca per l’apertura del conto corrente  

  IL NOSTRO INTERESSE E’ RIUSCIRE A SODDISFARE IL CLIENTE PERCHE’ IL PASSA PAROLA E’ LA MIGLIORE PUBBLICITA’  

La SHADOIT CONSULTANCY GROUP si preoccupa unicamente di introdurvi presso gli Istituti Bancari, per proporre l’apertura di un Conto Corrente Bancario Offshore.

Successivamente, la Banca può decidere di richiedere al cliente una video conferenza per snellire alcune procedure interne e poter conoscere il cliente, informazioni e documenti aggiuntivi soprattutto per compilare il modulo KYC (Know Your Customer che letteralmente: “conosci il tuo cliente”) che è l’insieme di procedure che devono essere attuate da alcuni Istituti e professionisti per obbligo di leggi internazionali.

Questa procedura aiuta l’Istituto Bancario a comprendere il cliente, le esigenze e la natura dell’apertura dei Conti Correnti Bancari Offshore.

Purtroppo, la SHADOIT CONSULTANCY GROUP NON può vantare diritti particolari o fare pressione sugli Istituti Bancari Offshore e non offre servizi di Banca Offshore, dove le Banche decidono autonomamente se esistono le condizioni necessarie per l’apertura di un Conto Corrente Bancario Offshore che non vada a ledere gli interessi stessi della Banca.

Nel caso la Banca dovesse decidere che non esistono le giuste condizioni per l’apertura di un Conto Corrente Bancario Offshore, la SHADOIT CONSULTANCY GROUP vi rimborserà il 50% dell’importo a causa del costo dei professionisti che hanno lavorato la vostra pratica, oppure, potrete richiederci un ulteriore tentativo di introduzione presso altro Istituto Bancario Offshore richiedendoci il modulo di ” TRY AGAIN “ che ci dovrete inviare firmato per l’accettazione unitamente all’aggiunta della parola ” ACCETTO “ inserita e scritta chiaramente in stampatello.

La SHADOIT CONSULTANCY GROUP utilizza da sempre la politica aziendale della TRASPARENZA verso il cliente ed è solo questo il segreto per riscuotere la fiducia di chi richiede i nostri servizi

 

Per eventuali ulteriori informazioni o richieste, potrete consultarci tramite il CONTI CORRENTI OFFSHORE - CONTI OFFSHORE - CONTI BANCARI e vi risponderemo prima possibile

 

I nostri consulenti sono a vostra completa disposizione, se siete seriamente interessati non pensateci e contattateci

 

CONTI CORRENTI BANCARI CIFRATI ANONIMI

 

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CONTI CORRENTI BANCARI CIFRATI

Italia a rischio default

Italia a rischio default, è questo il pensiero che sta balenando nella mente di tutte le persone responsabili che comprendono un minimo di economia e finanza, con il Governo Italiano deciso ad aumentare il deficit e fare un bel pò di debito pubblico

Italia a rischio default - default - Italia default

La manovra del Governo Italiano non ha cercato in alcuna modo di allentare la stretta dei mercati ed esponendo l’Italia al rischio Troika, proprio come avvenne nel passato per la Grecia e come peraltro, fu evitato dal Governo Italiano a guida del tanto criticato ministro Monti.

Italia a rischio default, con una manovra economico finanziaria che aumenta il debito pubblico fino al 2,4%, in contro tendenza all’ 1,6% previsto, sta andando contro tutti i consigli che gli erano stati elargiti dall’Unione Europea, soprattutto dal Presidente della B.C.E. che essendo un’italiano, anche se super partes, aveva sempre cercato di andare incontro alle esigenze dei vari Governi Italiani che si sono succeduti negli ultimi dieci anni.

Il vice premier facente funzioni di Ministro del Lavoro e del Ministero dello Sviluppo Economico esultava dichiarando che i mercati finanziari avrebbero compreso l’importanza della scelta, senza pensare che l’Italia non sta facendo più debito per garantire maggiore occupazione e quindi sviluppare e dare uno sprint energico alla produzione industriale e facilitare le nuove imprese, ma sta semplicemente garantendo l’assistenzialismo, una pre-annunciata patrimoniale anche a discapito di chi lavora, con un qualcosa che definisce “reddito di cittadinanza” e portando l’Italia a rischio default.

Lo spettro della Troika che non spaventa gli stolti ma che ha fatto piangere i greci, è un triste presagio per il Bel Paese che con la sua amministrazione improvvisata, sta mettendo a rischio le vite di tutti i cittadini italiani.

E’ facile e sarebbe bello vivere su un divano, uscire quando si vuole, non lavorare ma, la vita ha insegnato a tutti, o lo dovrebbe aver fatto, che solo con il lavoro si possono raggiungere obiettivi importanti e duraturi nel tempo, solo con la produzione si può aumentare il PIL che tanto piace ai mercati internazionali e quindi agevolare le vendite dei Titoli di Stato dai cui proventi vengono finanziati gli stipendi della Pubblica Amministrazione italiana.

Le manovre economiche contro tendenza, l’Unione Europea le avrebbe anche accettate come ha fatto nel passato per altri Stati membri, ma è ovvio che dovrebbero essere orientate ad investimenti per una crescita seria e non per lautissime mance elettorali necessarie a rabbonire i propri concittadini per consentire l’avverarsi di un “Libro dei Sogni” realizzato durante le varie campagne elettorali.

L’abbassamento del cuneo fiscale alle imprese, una sorta di pseudo “flat tax” che per l’ordinamento costituzionale italiano deve essere obbligatoriamente con aliquote crescenti ma, che se abbassate come avrebbe voluto la parte di Governo costituente il partito dell’altro Vice Premier Salvini, avrebbe sicuramente incentivato le aziende dandogli l’ossigeno necessario per ripartire e riprendersi le quote di mercato internazionale perse durante gli oltre 10 anni di recessione a cui abbiamo assistito.

Un deficit fatto per consentire nuove Start Up e nuove Aziende nel sud Italia per dare occupazione e non per smantellarla come era nei pensieri del partito di maggioranza al Governo con l’affare ILVA, sarebbe sicuramente stato ben gradito ai mercati finanziari.

Questi sono investimenti e non l’assistenzialismo al quale vorrebbero farci assistere che chiamano altresì investimenti; noi pensiamo che il partito di maggioranza non abbia la benché minima idea di cosa siano i veri investimenti, quelli che devono fruttare nel tempo, quelli che alla lunga ti fanno guadagnare soldi e non perderli, quelli che consentono la crescita economica di un’azienda, di una famiglia, di uno Stato cercando di evitare di portare l’Italia a rischio default.

Gli italiani occupati, ma anche coloro che lo cercano, che hanno a cuore il bene del loro Paese, sperano che l’ultimo baluardo di saggezza e cioè il Presidente della Repubblica italiana, intervenga bocciando il Documento di Economia e Finanza (DEF) ancor prima che lo faccia l’Unione Europea che esporrebbe l’Italia a rischio default.

Come spesso avremo avuto modo di sentire, il BrExit del Regno Unito è stato valutato e comunque viene amministrato e gestito, cercando di garantire l’uscita della Gran Bretagna nel modo meno doloroso possibile evitando il “No DEAL” che sarebbe altresì disastroso per l’economia dell’Inghilterra.

Una manovra economica come quella pretesa dal partito di maggioranza italiano è scoraggiante per i mercati, già si vedono i segni tangibili di uno Spread che sale e delle borse in fibrillazione che vendono, laddove qualora crollassero, assisteremmo alla chiusura di moltissime banche, alla perdita economica dei conti correnti degli italiani che alla fine dovrebbero garantire l’enorme fardello del debito pubblico, alla chiusura delle aziende ed ai relativi licenziamenti che ne scaturirebbero, alla Troika che cercherebbe di salvare il Paese per evitare il contagio degli altri mercati europei ed alla fuori uscita dell’Italia dall’Unione Europea non per sua volontà, ma per volontà degli altri Stati membri portando l’Italia a rischio default quasi sicuro.

Che la Francia abbia pensato ad aumentare il suo debito pubblico a fronte di un debito economico finanziario non indifferente, è stata la scusa per generare questo Documento di Economia e Finanza disastroso, non tenendo conto che la Francia ha un PIL che vola quasi quanto quello tedesco e che l’Italia nel tempo è diventata il fanalino di coda europeo, cosa nascosta da molti giornali ma sbandierata da economisti di prestigio.

L’Italia è stata per tantissimi anni, fin dal dopo guerra, la settima potenza economica mondiale ma, ad oggi, diventa difficile poter investire nelle azioni di questo Paese con l’acquisto dei suoi titoli di Stato.

I conti correnti nelle banche italiane sono diventati a forte rischio e non è un caso che il Governo del ministro Monti impose l’apertura dei conti correnti a tutti i possessori di partita I.V.A. estendendoli a tutti coloro volessero farsi pagare un lavoro; si era garantito un’assicurazione sull’Italia a rischio default.

E’ solo questione di tempo e di buon senso che tutti ci auguriamo prevalga all’ultimo momento.

Back Finanza

BrExit No Deal

BrExit No Deal alle porte o per lo meno, la finanza ha già iniziato a fare i bagagli ed a traslocare da Londra in quanto si fa sempre più presente lo spettro del “No Deal” e cioè “Nessun Accordo”, portando alla luce tanti nodi irrisolti a partire dalla regolamentazione del commercio a finire con la libera circolazione delle persone.

BrExit No Deal - Londra - Gran Bretagna - Regno Unito

Banche di non ininfluente importanza come l’HSBC che tra l’altro negli ultimi anni avevano già dato una forte stretta all’apertura di nuovi conti correnti bancari per coloro che non risiedevano nel Regno Unito, hanno già iniziato il trasferimento di alcune succursali in Francia mettendo in difficoltà il Primo Ministro inglese Theresa May che in accordo con gli esponenti dell’Unione Europea ha concordato lo slittamento all’uscita del Regno Unito da marzo 2019 a dicembre 2020 per cercare di risolvere le divergenze che indubbiamente avrebbero determinato uno strappo con l’Europa.

Il “BrExit No Deal” produrrebbe effettivamente il rialzo nei costi delle merci vendute in Gran Bretagna a causa dei dazi e degli aumenti delle tariffe per le importazioni ed esportazioni richieste ai Paesi extra U.E. portando il Regno Unito nelle braccia dell’ Organizzazione del Commercio Mondiale.

Il ritorno all’apertura di istituti bancari britannici in Europa diverrebbe un obbligo in quanto le banche britanniche non potrebbero operare nei Paesi dell’Unione senza una presenza fisica e quest’eventualità ha già determinato l’inizio dello spostamento di alcune filiali bancarie verso il Vecchio Continente mettendo il allarme il cuore finanziario della City che già da tempo preme sul Governo Inglese per un’uscita controllata e con pieno accordo delle parti in causa.

Le borse nella City sono in fibrillazione già da qualche tempo ed un BrExit No Deal non piacerebbe alla maggior parte dei cittadini britannici che avrebbero, a questo punto, tutto il diritto di andare nuovamente a referendum per decidere se rimanere nell’Unione Europea o affrontare tutte le conseguenze che potrebbero scaturire da un mancato accordo, proprio come il rischio  default italiano a causa della proposta indecente del Documento di Economia e Finanza.

Tutti gli sforzi sono protesi per una separazione indolore ed anche da parte dell’Unione Europea ci sono tutti i presupposti perché la Gran Bretagna continui a prosperare indipendentemente dal risultato dei negoziati non arrivando a generare problemi per i cittadini britannici che si troverebbero ad affrontare costi aggiuntivi che determinerebbero un rialzo del costo della vita.

Un BrExit No Deal potrebbe quasi sicuramente portare a problematiche enormi nel settore dell’Import – Export mettendo in seria difficoltà tutte quelle aziende che fino ad oggi hanno prosperato con il mercato globale, comportando un aumento dei prezzi per gli acquisti online e ritardi a causa di controlli transfrontalieri più rigidi.

Stranamente, la patente Europea rimarrà valida nel Regno Unito, contrariamente a quella dei cittadini britannici che sarebbero costretti alla richiesta di patenti internazionali non potendo più guidare negli Stati Europei, come anche il passaporto dovrebbe essere sostituito con quello britannico.

Il nuovo referendum proposto dal primo cittadino di Londra non è un’idea tanto peregrina in quanto ad oggi, una gran parte dei cittadini britannici sembra stiano ripensando all’uscita del proprio Stato dall’Unione Europea che porterebbe problematiche a cui non pensavano si potesse arrivare, forti del fatto di non aver mai aderito alla moneta unica (Euro) ma di aver mantenuto la Sterlina ed una Banca Centrale (Banca d’Inghilterra) perfettamente in autonomia come nel passato.

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