Fondi di Investimento Internazionali

Fondi di Investimento Internazionali conosciuti anche come “i Mercati”, sono la possibilità che viene data alle aziende per sviluppare e realizzare progetti, dare la possibilità alle Start-Up di iniziare un’attività imprenditoriale con partner che gli consentiranno di mettersi in gioco nel sistema finanziario internazionale e potersi affermare con serietà e competenza

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Fondi di Investimento Internazionali sono un’entità finanziaria di nicchia tenuta nascosta dalle banche che fanno finta di non conoscerne la natura, ma che quasi sempre li utilizzano per fare affari lucrosi ed interessanti che gli consentono in un secondo momento di speculare sui mercati internazionali e le informazioni che intendiamo fornirvi, difficilmente le potrete trovare su Google o altri motori di ricerca in quanto molte aziende preferiscono tenersi qualche piccolo segreto nella propria cassaforte.

I Fondi di Investimento Internazionali hanno ognuno una propria policy specifica che adottano metricamente per valutare e finanziare le imprese e coloro che ne richiedono l’intervento a fronte di progetti imprenditoriali, professionalmente validi e remunerativi.

Spesso si è sentito che le banche americane ed arabe finanziano i progetti degli imprenditori e delle Start-Up consentendogli di realizzarli rapidamente e di affermarsi nel tessuto economico dei mercati economico-finanziari e ci si domanda come è possibile fare ciò anche in Stati dove questa possibilità non esiste.

I Fondi di Investimento Internazionali sono la possibilità per un imprenditore o per un futuro manager d’impresa, di poter finanziare e realizzare investimenti seri che gli consentiranno guadagni interessanti che sono stati valutati da team di esperti e società di brokeraggio.

Ma chi c’è dietro i Fondi di Investimento Internazionali e perché dovrebbero interessarsi a progetti di altri Stati ?

Dietro i Fondi di Investimento Internazionali ci sono i Fondi Pensionistici americani, sceicchi arabi, società petrolifere e tante altre entità potenti del mondo finanziario internazionale che stanziando somme spesso milionarie ricavano nel tempo profitti interessanti da piccoli interessi che fruttano annualmente senza tenere il denaro fermo.

La SHADOIT BUSINESS CONSULTANCY LTD rivolgendosi alla SHADOIT CONSULTANCY GROUP che è partner diretta di un importante società di brokeraggio panamense, una volta ottenuto il via libera da PRE-SCREENING, che già dice al cliente se esiste interesse per l’investimento o meno, e cioè se la società del gruppo finanziario appoggerà la richiesta del cliente, può presentare il progetto in quanto vi può essere interesse reale e concreto da parte dei Fondi di Investimento Internazionali.

Dopo il PRE-SCREENING, se l’esito è stato positivo, si passa alla DUE-DILIGENCE con i documenti già consegnati dal cliente ma, ne potrebbero sicuramente occorrere altri e al cliente verrà chiesto di firmare il contratto con il Gruppo Finanziario panamense con il quale si impegna a versare la percentuale pattuita che varia a seconda dell’importo a finanziamento ottenuto (da un 3% fino ad un 7%), dove più è elevata la cifra e più è bassa la percentuale.

Esiste la possibilità di poter verificare se la propria azienda può accedere ai Finanziamenti per le Imprese acquistando rapidamente un pacchetto studiato dai nostri professionisti.

Esistono varie policy per quanto riguarda i fondi di investimento che il cliente può accettare:

Esistono fondi che entrano in compartecipazione al 51% o più e per sempre, senza la restituzione del capitale e che lasciano la direzione dell’azienda al cliente,ovviamente verificano che l’investimento venga utilizzato come indicato dal Business Plan, praticamente ci si ritrova dentro la società un azionista pronto a finanziare eventuali ulteriori progetti, purché siano economicamente remunerativi.

Ma adesso andremo ad analizzare altre policy che solitamente sono previste dalla maggior parte dei Fondi di Investimento Internazionali.

Esistono fondi che entrano nelle società con quote o azioni che vanno da un minimo del 30% ad un massimo dell’ 80% fino a restituzione del debito ed annualmente, possono partecipare ai dividendi e quando il finanziamento è stato completamente restituito possono cedere le quote o le azioni da loro possedute con un incremento percentuale previsto contrattualmente (normalmente 1% – 1,5% annuale di rivalutazione) o rimanere con una percentuale che varia da un 15% ad un 25%.

Esistono Fondi di Investimento Internazionali che entrano nelle società con quote o azioni che vanno da un minimo del 51% ad un massimo dell’ 80% fino a restituzione del debito ed annualmente partecipano ai dividendi e quando il finanziamento è stato completamente restituito escono dalla società senza ulteriori oneri per gli altri soci se non quelli relativi alla registrazione del passaggio delle quote o azioni.

Bisogna ricordarsi che qualora i Fondi di Investimento Internazionali entrassero come socio o in compartecipazione è a tutti gli effetti di legge un socio effettivo e come tale partecipa alle decisioni ed a tutte le attività economiche che competono ad un socio compresi i dividendi e gli attivi.

Esistono dei Fondi di Investimento Internazionali che impongono un loro amministratore fino a restituzione avvenuta del debito e che come tale riceverà una regolare busta paga e tutti i benefit ai quali un amministratore ha diritto.

Una domanda sorge spontanea: come posso restituire il capitale che il fondo mi ha erogato ?

Esistono 2 opzioni relativamente al tipo di ritorno:

Pagamento rata UNICA SOLUZIONE: si pagano solo gli interessi per gli anni del finanziamento e si ritorna il capitale in un’unica soluzione nella rata finale (INTERESSE ANNUALE CHE VARIA TRA IL 1,5 – 3,0%).

Chiaramente gli interessi in tal caso maturano sull’intero capitale.

Pagamento di rate mensili, bimestrali, trimestrali, quadrimestrali, semestrali o annuali per gli anni del finanziamento e si ritornano INTERESSI ANNUALI CHE VARIANO DAL 3 – 4,5%

E’ possibile chiedere un periodo di pre-ammortamento, in alcuni casi fino a 36 mesi, ma il massimo è normalmente 24 mesi.

Alcuni Fondi di Investimento Internazionali esigono il pagamento degli interessi in tale periodo, altri lo spalmano sugli interessi a partire dal termine del periodo di pre-ammortamento.

Spesso vi sono settori commerciali a rischio dove le banche commerciali preferiscono non rischiare ma i Fondi di Investimento Internazionali non si creano troppi problemi a fronte di un buon progetto, ma quali sono in questo caso le garanzie richieste ?

Vi sono Fondi di Investimento Internazionali che possono chiedere una polizza assicurativa con una Compagnia da loro indicata, altri che chiedono il deposito di una somma di equity vincolata a garanzia del debito, altri ancora infine che chiedono uno specifico investimento da parte del cliente per far leva su questo e abbattere quindi il rischio.

Bisogna sempre ricordare che nel caso di una polizza assicurativa, la compagnia non sarà quella del vostro Stato ma quella del fondo che potrà essere o araba o statunitense e quindi a fronte del finanziamento già deliberato, sarà necessario seguire puntigliosamente quanto richiesto dal documento ricevuto ed essere pronti a pagare la somma per la polizza che al termine della restituzione del capitale comprensivo degli interessi contrattualizzati, o tale pagamento verrà scalato sull’ultima rata oppure verrà restituita per intero in quanto congelato nell’eventualità di una mancata restituzione.

Il mancato pagamento della polizza nei tempi imposti dalla commissione, comporterà l’iscrizione nella black list finanziaria internazionale, ed una possibile denuncia con richiesta danni per i fondi che sono stati comunque impegnati, oltre che il pagamento del Gruppo Finanziario a fronte di un eventuale denuncia per i danni subiti; ecco perché viene sempre richiesta la massima serietà e gli accertamenti sui richiedenti sono spesso molto serrati.

Una domanda che spesso ci si potrebbe porre è se è possibile l’estinzione anticipata del debito contratto per la realizzazione del proprio progetto imprenditoriale.

I Fondi di Investimento Internazionali non operano con le modalità bancarie e quindi considerano anche i finanziamenti come investimenti a termine per cui normalmente non è prevista una estinzione anticipata del debito e soprattutto pretendono l’esclusiva sul progetto non condividendolo con altre fonti finanziarie.

La cosa però può essere trattata di volta in volta anche in relazione al progetto e all’ammontare da restituire rimanente.

La garanzia di cessione delle quote o azioni viene sempre regolamentata contrattualmente.

I professionisti della SHADOIT CONSULTANCY GROUP ed i vertici del gruppo finanziario panamense, consigliano sempre di prevedere nello Statuto di una new company che eventuali aumenti di capitale possano essere deliberati con un consenso unanime dei soci e se la società è già costituita consigliano di apportare una modifica allo Statuto che definisca lo stesso criterio.

I nostri consulenti sono a vostra completa disposizione, se siete seriamente interessati non pensateci e contattateci.

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Conto corrente offshore

Conto corrente offshore quale protezione di capitali con la serenità di mantenere consolidati i propri assets finanziari

Conto corrente offshore, con queste parole si identifica un conto bancario aperto in uno Stato estero per proteggere i propri capitali, il più delle volte caratterizzata da segreto bancario e NON come molti pensano un conto corrente aperto in Paesi oltre oceano, magari in isole sperdute del mar dei Caraibi.

CONTO CORRENTE OFFSHORE - CAPITALI - OFFSHORE

Quale migliore soluzione è l’apertura di uno o più conti correnti offshore per la protezione capitali messi a rischio dalla situazione economica europea ?

Esistono varie soluzioni per la protezione dei capitali e cioè aprendo un conto corrente offshore, dove se siete italiani, dovrete dichiararlo pagando l’IVAFE, con dichiarazione annuale della giacenza media e redazione del quadro RW – riquadro PF, mettendosi a posto con l’ente preposto ai controlli finanziari.

La scelta preferibile è usare due conti separati: uno offshore e uno nel proprio paese. In questo modo potrai effettuare dei trasferimenti tramite bonifico dal conto offshore all’altro ed avere così un accesso più facile al tuo capitale.

Questa strada offre un alto livello di privacy e sicurezza.

Attuando politiche finanziarie trasparenti si evita di avere problematiche giudiziarie a livello internazionale ed eventuali blocchi di patrimoni che poi diventano difficili da gestire se non con cause che possono durare anche anni per dimostrare la legalità e proprietà dei propri assets finanziari.

Spesso ci si interroga se è conveniente aprire società straniere e depositare i propri capitali su conti correnti offshore quale capitale sociale e sempre più spesso ci si domanda qual’è la somma massima che si può utilizzare per trasferire i soldi all’estero.

Aprire una società estera non è vietato da nessuna legge, sempre che si rispettino determinati parametri, come anche il versare come capitale sociale l’intero asset finanziario per quanto enorme possa essere è sempre operazione legale, l’unico problema è che le banche in moneta elettronica non possono accettare i trasferimenti MT e quindi si evince in partenza il problema di come inviare tali fondi.

Bisogna rivolgersi a banche rilevanti e reali, presenti in Paesi non tropicali ma ben configurati e geo-politicamente stabili, che trattino gli MT e consentano quindi la possibilità di trasferire in un soffio ingenti capitali che possono aggirarsi anche nell’ordine dei “Bilions of Euro” o “Bilions of Dollars” senza che vengano bloccati, grazie alla regolarità dell’operazione che avverrà da banca a banca, dove sia la banca di partenza che quella di destinazione, saranno al corrente con la documentazione dovuta, che i soldi trasferiti entreranno a far parte del capitale sociale di un’azienda che è stata regolarmente registrata per esempio a Londra in Gran Bretagna.

Oppure esistono sempre i mercati azionari dove si acquistano titoli e compiendo un’operazione finanziaria per mezzo di “broker accreditati”, rivendendoli, i proventi vengono poi versati sul conto corrente offshore predisposto per l’operazione.

I conti correnti offshore, non sempre debbono essere aperti in Paradisi Fiscali in quanto ci si ritroverebbe ad avere paura del luogo dove si sono spostati i propri capitali per crisi politiche o altri problemi legati alla stabilità di quei Paesi.

Esistono banche di primaria importanza che sfruttando politiche finanziarie particolari, consentono l’apertura dei conti correnti offshore anche per non residenti o per aziende non registrate nel proprio Paese mantenendo il più assoluto riservo sui fondi transitati e sulle operazioni finanziarie che in seguito si andranno a compiere e non sempre le Isole Cayman sono convenienti quali conti deposito.

Molti Stati europei stanno portando avanti la politica del terrore fiscale verso i propri connazionali per puro interesse speculativo in quanto la cosiddetta “fuga di capitali” verso conti correnti offshore in Paesi sicuri ed Extra-UE è il solo mezzo per salvaguardare il proprio patrimonio da eventuali cedimenti della moneta Euro o da patrimoniali notturne improvvise, ma soprattutto, i conti correnti offshore sono un investimento per impedire che l’eventuale default di uno Stato possa coinvolgere i propri risparmi.

Il conto corrente offshore al momento dell’apertura può essere multi valuta o mono valuta ma conviene quasi sempre richiedere la conversione in USD e cioè in US DOLLAR che è la valuta di scambio internazionalmente più sicura e garantita, specialmente se si è aperta una società negli Stati Uniti (USA)  come anche preferibilmente a Miami (USA), dove ci si potrà avvalere di una fiduciaria collegata alla banca americana ed eventualmente come seconda valuta potrete richiedere l’EURO per un conto corrente bancario offshore multi-valuta.

Il fatto di mantenere i propri capitali posti in un conto corrente offshore sotto forma di capitale societario e quindi di non avere la volontà di volatilizzarlo in breve tempo, rende felici le banche straniere e le predispone meglio per l’apertura di un account bancario, soprattutto perché si evince che non si intende solo utilizzare la banca come conto di servizio ma come conto corrente stabile e primario per i propri affari e per la propria famiglia contrariamente alle banche italiane a rischio.

Per mantenere una privacy sulle operazioni che si andranno a realizzare nel tempo, è importante non inviare mai somme alla banca del proprio Paese dalla quale abbiamo effettuato lo spostamento dell’importo, per non dare motivo di credere che l’operazione finanziaria sia stata artatamente realizzata ed anzi, una volta ottenuto il primo conto corrente offshore, è spesso necessario aprirne un secondo, sempre per la medesima società e separarne una gran parte dell’ammontare totale, depositandolo sull’altra banca per contanti.

Il problema del contanti si sta naturalizzando solo in Europa in quanto oltre al fatto che in alcuni Stati europei possiamo pagare anche con valigette piene di denari ritirati regolarmente presso una banca e nessuno ve ne renderà conto, in altri Stati esiste il limite del contanti mentre in Paesi Extra-UE non c’e’ problema se ci si reca presso la propria banca per depositare anche ingenti somme di denaro avendo provveduto a preavvertire il bank manager dell’operazione di versamento, tanto più che avremo una regolare ricevuta di ritiro dalla prima banca offshore che potrà dimostrare la liceità dei fondi versati sul secondo Istituto Bancario (il contante non lascia traccia e rende sicura l’operazione).

Chi consiglia di avere un conto corrente offshore ed uno nel proprio Paese non ha compreso che è proprio questo interscambio di denaro che mette in allarme le varie agenzie fiscali e che può condurre sicuramente a problemi che si sarebbero potuti evitare con poche operazioni legalissime compiute nel modo corretto.

 

Il conto corrente offshore rappresenta un muro d’acciaio che garantisce un impenetrabile e giusto livello di privacy per chi opera nei settori finanziari e commerciali e soprattutto per chi intende proteggere i propri risparmi impedendo a chiunque di poterli utilizzare a propria insaputa o arbitrariamente come potrebbe accadere con una patrimoniale di Stato.

 

I nostri consulenti sono a vostra completa disposizione, se siete seriamente interessati non pensateci e contattateci.

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Malta e le tasse societarie

Malta e le tasse societarie, pur essendo uno degli Stati europei ed utilizzando la moneta unica è stata spesso falsamente considerata un paradiso fiscale al pari di Panama non pensando che quest’ultimo Stato ha una tassazione ed una gestione societaria molto simile a quella del Delaware (USA).

Malta e le tasse al 35% NON è certo uno degli Stati più convenienti se messa al confronto di altri Paesi europei maggiormente qualificati ed avanzati e con sistemi bancari aperti al tessuto societario aziendale.

Malta e le tasse societarie

Bisogna anche sfatare il mito di poter pagare “solamente” il 5% di tasse societarie a Malta, in quanto non è corretto dare questa incompleta informazione a chi desidera operare seriamente in questo Stato che tra l’altro è come un’oasi nel deserto per le sue bellezze storiche, il clima e la tranquillità che un Governo geo-politicamente stabile e democratico è riuscito a dare a chi vive in questo luogo.

La pianificazione societaria è importante per l’imprenditore che intende internazionalizzare una propria azienda, anche costituendola a Malta, ottimizzando un carico fiscale spesso pesante in altri Stati europei quale l’Italia ed ottenendo benefici riconosciuti spesso solo alle Ltd (società Limited) al pari di quelle britanniche ma con tassazione eccessiva se messa a confronto con servizi ricevuti.

La diversità del diritto societario a volte può generare preoccupazione, in quanto già l’apertura di una società in uno Stato estero è un trauma ed è quasi sempre piena di domande, le cui risposte si otterranno solo con il tempo o con l’aiuto di una società di consulenza che ci eviterà eventuali errori involontari specialmente quando avrete a che fare con avvocati ai quali dovrete sempre richiedere di esibire il tesserino di iscrizione all’ordine (ve ne sono molti che si spacciano per avvocati), medici ai quali consigliamo di richiedere sempre di esibirvi il tesserino di iscrizione all’ordine, nobili dei quali consigliamo vivamente di diffidare in quanto molto spesso falsamente accreditati grazie a notai compiacenti e non semplici da scoprire, governativi dei quali dovrete sempre verificare il loro biglietto da visita e tante altre figure con le quali il manager entrerà in contatto, perché in un mondo sociale così piccolo si nascondono moltissime più insidie e millantatori necessitando di una vostra maggiore attenzione e come diciamo sempre: “Tutto il mondo è Paese”.

Per l’imprenditore che decide di aprire una società a Malta, possiamo dire che tali entità godono del diritto societario molto simile a quello inglese, infatti questo Stato ha ereditato dalla Gran Bretagna le cose migliori, consentendo la realizzazione di business d’eccezione e statali privilegiati al confronto con altri Stati, ma rapporti bancari veramente pessimi, che fanno solo perdere tempo al manager che cerca di aprire un semplice conto corrente pur avendo tutte le carte in regola.

Nel rispetto della legalità, il manager potrà ottenere vantaggi a nuovi mercati con l’apertura della sua azienda, l’ottenimento di costi aziendali ridotti, normative semplici e comprensibili e soprattutto uno Stato fiscale molto semplificato che lo aiuterà nelle relazioni con soggetti stranieri nel momento in cui se ne dovesse presentare la necessità.

Le tasse societarie di Malta sono moderatamente elevate anche in rapporto ai servizi che vengono erogati ed alla grandezza ed offerta che lo Stato maltese è in grado di dare, attestandosi ad un 35% sull’imponibile ed un’I.V.A. locale che non supera al momento il 18%.

Ma non bisogna essere dei geni della finanza per capire che le tasse in Gran Bretagna sono agevolate al 19% e ciò dovrebbe farci comprendere che, prima di aprire una società a Malta, possiamo benissimo aprirne una in Inghilterra che diverrà a sua volta il maggior azionista, quindi, in base al Tax Refund sui proventi, una volta effettuata la ripartizione degli utili societari e pagate le roialty oltre che aver mensilmente girato la quota per i lavori svolti dalla società britannica, o per il marchio da quest’ultima detenuto e ceduto in forma di sharing contrattualizzandolo, la nostra tassazione maltese si sarà abbassata notevolmente e proprio grazie al tax refund, la società britannica potrà richiedere allo Stato maltese il 30% sulle tasse pagate sui i propri dividendi, portando la tassazione sulla propria quota al 5% sull’imponibile rimasto tolte le spese societarie.

Fermo è il punto che in Gran Bretagna le tasse sugli introiti della società dovranno essere pagate al 19% ma questa è un’altra storia ed è secondo noi, molto più interessante per un manager.

Il fatto di pagare il 5% di tasse sugli utili maturati da un socio a Malta, si applica anche quando tale soggetto non ha residenza a Malta ed infatti anch’egli avrà diritto alla restituzione del 30% ma, dovrà ottemperare al pagamento delle tasse nel proprio Stato di appartenenza sul Capital Gain ottenuto (il 26% sul dichiarato per chi è italiano); tale situazione non si potrà applicare ad un residente maltese o cittadino maltese che dovrà pagare le tasse per l’intero importo, ma anche questa è un’altra storia.

La SHADOIT CONSULTANCY GROUP, grazie alla grande esperienza e professionalità dei propri consulenti, affianca e costruisce insieme ai potenziali imprenditori a Malta, situazioni perfettamente legali atte ad ottenere risparmi sui costi senza dover ricorrere ad artifizi finanziari che potrebbero generare situazioni fiscali controverse ma utilizzando ed avvalendosi di sistemi bancari efficienti esterni allo Stato maltese dove, come già detto, esistono problematiche non indifferenti per aprire sia un conto corrente personale che un conto corrente societario, pianificando e studiando costi di gestione bassi, ottimizzando il lavoro delle imprese, mettendo a disposizione personale esperto che affianca il manager, coadiuvando l’impresa con l’enorme esperienza informatica e finanziaria, consigliando situazioni dove il costo del lavoro sia basso rispetto a quello dello Stato di provenienza.

Le soluzioni per realizzare i propri sogni esistono ma, non bisogna improvvisare ed affidarsi a consulenti di provata esperienza

I nostri consulenti sono a vostra completa disposizione, se siete seriamente interessati non pensateci e contattateci

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Malta e le tasse societarie

Inghilterra per il business

Inghilterra per il business, ecco riaffiorare tutta una serie di prospettive che richiedono sicuramente l’attenzione di chi vuol fare affari reali e soprattutto velocemente come non si è solitamente abituati

Inghilterra per il business

Bisogna innanzi tutto dire che in Inghilterra la tassazione è una delle più apprezzabili in quanto è trasparente ed ha un’aliquota fissa al 19% fino ad 1.500.000 GBP (un milione e mezzo di sterline) e già il fatto di poter pagare delle tasse adeguate al lavoro che uno svolge è il maggior vantaggio che possiamo trovare in un’Europa continuamente vessata.

Contrariamente ad altri Stati che adottano politiche fiscali molto aggressive, da stato di polizia, l’Inghilterra predilige la pace sociale e la fiducia verso i propri contribuenti che difficilmente tradiscono le aspettative di questo importante e serio Stato.

Il business scorre veloce e proprio in virtù del fatto che oggi possiamo vendere partite di occhiali e domani possiamo decidere di vendere interi bancali di patate, il profitto è al primo posto e le aziende godono di tutta una serie di innumerevoli vantaggi fiscali dettati da una vera e reale semplificazione burocratica che ne snellisce e rende veloce le possibilità offerte dai mercati internazionali.

Con il BREXIT, si sta vagliando la possibilità di abbattere ulteriormente le aliquote fiscali e si ventila l’occasione per scendere da un 19% ad un 10% grazie all’alleggerimento ottenuto con la separazione dal pesante fardello europeo rendendo primaria l’Inghilterra per il business

Molti professionisti suggeriscono, prima di registrare una società in Inghilterra, di registrarne una o alle Maldive, o nel Belize o nel Delaware per poi farle diventare azioniste di maggioranza nelle neo società che si andranno a costituire in Gran Bretagna.

Ciò non è, secondo i nostri consulenti, di primaria necessità, in quanto si possono comunque sottoscrivere contratti di agenzia con altre società e corrispondere il 95% dei profitti lasciandone un 5% in Inghilterra, sui cui importi dovremo andare a pagarne le tasse.

La differenza sostanziale consta nel fatto che il mantenere una netta separazione tra le aziende, ci potrebbe tornare utile in un prossimo futuro nel caso di problemi con la società inglese, pur potendone abbattere la già esigua tassazione.

Aprire una società in Inghilterra per il business è aver acquisito una marcia in più rispetto ai propri competitor europei e soprattutto italiani, perché innanzitutto non c’e’ il fardello del Data Protection Agency (Garante Privacy) che ci obbliga a registrazioni fantasiose, ma è necessario solamente il rispetto della net-etiquette e delle norme sul trattamento dei dati.

Non abbiamo il problema di dichiarare l’IVA in quanto non viene rilasciata la partita IVA se non raggiungiamo un’importo lordo di 83.000 Sterline ed il tempo per ottenerla varia dai 3 mesi ai 5 mesi ed a fine anno, nel caso avessimo superato tale importo, dovremo pagare solo il 10% sul reddito.

I notai ai quali siamo abituati per redigere contratti, sviluppare eventuali rapporti societari ed altro, non sono più il cardine portante delle società in quanto tutte le operazioni si possono svolgere velocemente senza la loro indispensabile presenza con un risparmio non indifferente.

Inghilterra per il business

Le società non pagano tasse fino al compimento del ventunesimo mese e si avrà il solo obbligo di tenere la contabilità in modo semplice, ordinato e veloce grazie anche ad alcune applicazioni online molto intuitive o utilizzando il pacchetto di fatturazione della SHADOIT CONSULTANCY GROUP.

La forma societaria più utilizzata in Inghilterra è la Ltd (Private Limited Company) che è l’equivalente delle Società a Responsabilità Limitata (Srl) italiane ma con la differenza che una Limited inglese gode di vantaggi inimmaginabili per un manager abituato a lavorare con società italiane, distinguendosi per snellezza, economicità nella costituzione e stesura di contratti.

In Inghilterra per il business, le Limited inglesi possono avere fino a due Director (Amministratori) ma solitamente ne viene nominato solamente uno che può anche essere unico azionista (shareholder), non vi è un limite alla somma minima da versare per la costituzione societaria (può essere dichiarato anche un capitale sociale da 1 GBP), e diversamente dalle Srl italiane, per quanto esista una separazione dai soci e amministratori rispondendo solo con il capitale sociale o percentuale di esso, difficilmente un Director viene perseguitato se la società non riesce a spiccare bene finanziariamente.

Con la realizzazione del BREXIT e l’accordo con l’Unione Europea, l’Inghilterra è riuscita ad accaparrarsi ulteriormente i benefici di cui già godeva nel passato per il libero commercio e gli scambi commerciali, avendo però mano libera per accordi bilaterali con altri Paesi senza i limiti che l’Unione Europea impone ai propri Stati membri.

Esiste comunque il problema che molti si pongono per ciò che viene definita estero vestizione, ma è anche questa una delle tante vessazioni che alcuni Stati cercano di mettere in piedi per tassare i propri cittadini e per evitarne gli effetti, si ricorre ai cosiddetti “nominee” e cioè, persone residenti in Inghilterra che prestano il proprio nominativo per farci da Director e Shareholders, rilasciandoci una deposizione fiduciaria (nel caso degli shareholders) ed una procura (nel caso dei Director) e consentendoci legalmente di pilotare la società come meglio crediamo possa essere per il business che intendiamo sviluppare, oppure costituendo prima una società nel Delaware (USA) che tra l’altro ha tassazione 0 (zero) e poi incorporando la società in Inghilterra come Ltd dove la società del Delaware (USA) è detentrice del 100% del pacchetto azionario (shareholder) ed anche se noi siamo nominati Director, non è indispensabile che percepiamo uno stipendio che dovrebbe, a rigor di logica, essere tassato nello Stato di nostra residenza e quindi potremo sfruttare l’occasione dell’Inghilterra per il business.

Inghilterra per il business

Se vorrete aprire una società offshore in Inghilterra, la SHADOIT CONSULTANCY GROUP vi metterà a disposizione tutta la sua esperienza ed assistenza dettata da importanti consulenti finanziari e società partner di rilevante esperienza ed importanza, consentendovi di raggiungere velocemente il vostro obbiettivo in tutta sicurezza ed in piena legalità e soprattutto con una burocrazia minima.

Potrete sempre contare sulla consulenza dei nostri professionisti e dei nostri partner per le vostre operazioni di business, per la ricerca di eventuali investitori in vostri progetti e per proteggere i vostri capitali ed i vostri beni grazie anche alla stretta collaborazione esistente con un’importante e soprattutto, seria società Corporation di Panama, che potrà costituire fondazioni che metteranno al riparo i vostri beni o richiederci di registrare società LLC nello Stato del Delaware (USA) per proteggere i vostri beni e capitali ottenendo documentazione perfettamente in linea con gli standard europei (documenti apostillati e notarizzati come prescrive la convenzione dell’AIA).

Potrete richiederci di agire in vostro nome (rapporto fiduciario) e potrete richiederci l’apertura di conti correnti bancari in Paesi geo politicamente stabili dove altri non potrebbero riuscire nell’impresa in quanto non siete residenti in quel Paese, ma dove noi, abbiamo stretto nel tempo rapporti d’affari e rapporti statuali di primaria importanza.

La nostra guida per il vostro business sarà un valore aggiunto che vi consentirà di fare affari velocemente ed in totale sicurezza, potendo avvalervi anche di esperti avvocati con notevole esperienza in diritto internazionale, esperti commercialisti e funzionari di primissimo livello con anni di esperienza maturata dietro le spalle in prestigiose azienInghilterra per il businessde internazionali.

I nostri consulenti sono a vostra completa disposizione, se siete seriamente interessati non pensateci e contattateci

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Inghilterra per il business

Spread a 322

Spread a 322 punti e l’asta dei Btp Italia che fanno un flop a causa della risposta del Governo italiano all’Unione Europea

Spread a 322 Patrimoniale Risparmi Conti Correnti Bancari Offshore

Gli italiani continuano a credere nella bontà della loro manovra economico finanziaria, non pensando che i più grandi osservatori economici, l’Unione Europea e ventisette Stati membri pensano che debba essere cambiata in quanto non proficua agli interessi dell’Italia e dell’intera Europa.

Si sente dire dal Governo che l’U.E. non comprende la manovra finanziaria, che non la legge perché scritta da un Governo Euro-scettico e cerca di convincere il popolo italiano di quanto afferma, ma non riuscendo a vedere oltre le proprie promesse elettorali, il famoso “libro dei sogni” da tanti preannunciato che porterà solo un peggiorare della situazione economica anche a causa della messa in discussione di opere infrastrutturali per l’Italia, richieste e compartecipate in quota percentuale, anche dall’Unione Europea e dalla Francia che ne viene coinvolta.

Tutte le borse hanno avuto una flessione negativa e lo spread italiano ha avuto un’improvvisa impennata portando il rendimento dei titoli decennali al 3,59% causando una forte sfiducia da parte dei mercati internazionali.

L’aumentare dello spread a 322 è un triste presagio per l’Italia intera e per gli italiani che forse iniziano a comprendere il vero problema e che il “libro dei sogni”, tale dovrebbe rimanere fino a che il debito pubblico non si dimezzi e dovrebbe essere presentata una manovra più credibile e fatta di veri investimenti nell’interesse del Bel Paese.

L’aumentare dello spread a 322 è causato dall’esecutivo condotto dal primo ministro italiano Conte che continua a dire all’Unione Europea di non essere intenzionato a cambiare il contenuto della manovra italiana e ciò inizierà l’iter dell’Eurogruppo per una procedura d’infrazione contro uno dei Paesi fondatori.

Ma, in effetti, lo spread a 322 che continua a salire su cosa influisce ?

Il continuo altalenare dello spread oltre quota 300, sta erodendo i capitali delle banche e ciò potrebbe causare anche un probabile default per gli istituti più piccoli alla lunga scadenza, perché non riuscirebbero a ricapitalizzare.

Anche le più grandi ed importanti banche italiani iniziano a risentire dell’effetto dello spread a 322 ed infatti per chi chiede un mutuo, un prestito, una fideiussione o qualsiasi altra operazione che coinvolga il commercio di denaro, i tassi d’interesse e le stesse spese bancarie hanno iniziato ad alzarsi a piccole dosi percentuali.

Con uno spread a 322 in rialzo, si rischia una ricapitalizzazione forzata anche da parte del Governo italiano che per quanto neghi una patrimoniale (mettere le mani sui risparmi degli italiani), potrebbe esserne costretto per evitare il default dell’Italia che non riuscirebbe a pagare i titoli decennali in scadenza.

In questo clima di incertezze e di preoccupazione, molti italiani, criticati ingiustamente dal loro Governo, stanno pensando al loro interesse, al loro futuro ed a soluzioni alternative e piuttosto che continuare a vedere volatilizzati anche piccoli investimenti in BTP, iniziano a disinvestire e spostano i loro capitali in Paesi più sicuri fuori dall’Italia aprendo conti correnti bancari offshore extra-U.E. ed onshore ma in altri Paesi europei.

Lo spread a 322 è oggetto di preoccupazione anche per il ministro dell’Economia italiana Giovanni Tria, che coscientemente afferma che il problema bancario si sentirà sulle banche più deboli per quanto il sistema bancario italiano sia solido, ma afferma anche di non potersi sbilanciare per non influire negativamente sui mercati.

Ma è solo un problema dei mercati o dei due partiti che operano nel Governo italiano ?

Alcuni consulenti finanziari della SHADOIT CONSULTANCY GROUP, professionisti italiani che operano proprio sui mercati esteri dalla Gran Bretagna, dagli Stati Uniti d’America, sono convinti che se la manovra non subirà una più che giustificata inversione di rotta, anche lasciandola al 2,4% di deficit ma cambiando radicalmente ciò che a tutti sembra spesa corrente e non investimento strutturale per un Paese che meriterebbe molto per ciò che tanti imprenditori hanno fatto fino ad oggi con l’export e ciò che tanti italiani hanno subito con grandi sacrifici per recuperare il debito pubblico, l’Italia proseguirà la sua corsa verso il baratro al pari della Grecia e del Portogallo proprio a causa di uno spread che diverrà insostenibile per l’Italia.

La domanda dei Btp italiani è molto debole e pesa anche sugli altri titoli obbligazionari italiani, in attesa che la Commissione Europea prenda una decisione sull’apertura della procedura d’infrazione per debito eccessivo, pesando ovviamente su uno spread già fluttuante al rialzo.

E’ da considerare anche che non giova all’Italia per il suo export che fino ad oggi ha trainato l’economia ed ha consentito un PIL più che dignitoso, la guerra commerciale aperta dagli Stati Uniti d’America verso la Cina ed i dazi imposti anche ai Paesi dell’Eurogruppo che appoggiano il parere contrario alla manovra italiana emesso dalla Commissione Europea.

Spread a 322 - Back Finanza

Spread veleggia sui mercati

Spread veleggia sui mercati seguito dal deficit che oscilla pericolosamente, sono due frasi le cui parole incomprensibili vengono ascoltate in televisione ma di cui molti ancora non riescono a comprenderne la reale differenza e che in quest’ultimo periodo dell’anno 2018 sta allarmando i mercati che operano con i titoli di Stato italiani

Spread - Conti Correnti - Mario Monti

Spread è un termine anglosassone utilizzato in borsa per indicare la liquidità di un mercato finanziario, praticamente può essere inteso come la differenza tra il tasso di rendimento di un’obbligazione e quello di un altro titolo preso a riferimento come nel caso dell’Italia i BTP che vengono contrapposti ai BUND (titoli di Stato tedeschi), il tutto determinato dai mercati azionari su base giornaliera.

In parole ancora più semplici possiamo dire che più le agenzie di rating abbassano l’affidabilità di un Paese, più aumenta lo spread che non è altro che il tasso in percentuale che occorre all’investitore per assicurare il suo credito, laddove qualora non lo assicurasse guadagnerebbe la percentuale per il prestito dei soldi ad uno Stato più i soldi che ha dichiarato essergli serviti per assicurare il suo credito.

Tale assicurazione chiamata CDS (Credit Default Swap), spesso è stata disattesa e gli speculatori ci hanno lautamente guadagnato e più è elevato lo spread, maggiore sarà il guadagno dell’investitore.

In questo momento storico, contrariamente a quanto molti possano pensare, il tasso d’interesse a cui i BTP a 10 anni vengono offerti sui mercati è molto più conveniente per chi intende speculare, perché l’interesse è dettato dal rischio di un titolo e per l’Italia il mercato in contro tendenza, sempre che non si tratti di fondi pensionistici americani, ma per chi ha interesse a guadagnare e rischiare, offre un rendimento assai interessante.

Con la manovra finanziaria approntata dal Governo italiano, la bocciatura europea e la caparbietà tutta italiana a non voler rivedere le posizioni assistenzialiste che non portano ad una sferzata economica per la ripresa ma una semplice partita di giro, il rendimento è soggetto a fluttuazioni non prevedibili se non al ribasso con l’aumento dello spread e l’aumento del rischio e quindi della percentuale di rendimento sui BTP pur di poterli piazzare sui mercati.

Lo spread italiano è aumentato vertiginosamente con le varie contrapposizioni tra i vice premier ed i commissari europei che a borse aperte giocavano a botta e risposta mettendo in moto un allarmismo negli investitori che conduceva alla vendita dei titoli di Stato italiani con relativo aumento dello spread ed incremento del tasso percentile di rendimento.

La tempesta perfetta che sta per scatenarsi e l’allarmismo dimostrato anche al ministro delle finanze italiane da parte dell’EcoFin mette in luce platealmente come il debito sovrano non sia legato solamente al singolo Paese ma sia parte di un progetto a più ampio respiro, che rischia il coinvolgimento degli altri Stati dell’Unione Europea.

Spread è in definitiva, la differenza esistente tra due titoli di Stato dove viene preso come titolo base quello maggiormente affidabile per stabilità e forza finanziaria che nel caso europeo è il Bund tedesco (Germania con valutazione del rating in AAA) ed il titolo che si vuole esaminare e valutare economicamente che per l’Italia è il BTP e per entrambi i titoli si prendono come riferimento quelli a più lunga scadenza e cioè i decennali, che danno uno specchio della stabilità e solidità delle economie di un Paese.

Ora che abbiamo una visione più chiara di cosa è lo “Spread”, possiamo anche iniziare a comprendere il motivo per cui esiste la differenza espressa in percentile quando vengono proposti i titoli di Stato e cioè più alto è il rischio e maggiore sarà la percentuale offerta a lunga scadenza sui titoli di uno Stato.

Il rapporto tra lo spread ed i conti pubblici di uno Stato NON è finemente e strettamente legato, in quanto lo spread potrebbe salire ed i costi sul debito abbassarsi, tutto è determinato dal rendimento dei titoli di Stato presi come riferimento che più sono solidi e più il percentile è basso, quindi il titolo di Stato con lo spread più elevato offre a questo punto una controversa convenienza maggiore anche con una stabilità di rischio superiore e vice versa.

Per l’Italia esiste un debito pubblico accertato a circa 2300 miliardi di euro e tale debito è per lo più determinato dai titoli di Stato che di volta in volta con scadenza decennale, porteranno a chi li ha acquistati un interesse sull’investimento.

Tenendo presente che il risparmio degli italiani ammonta a più del doppio del debito pubblico contratto, gli investitori hanno la quasi certezza che lo Stato italiano onorerà il suo debito dando rassicurazioni ai mercati sulla convenienza di acquisto.

Ultimamente si è tornato a parlare di spread italiano in quanto il nuovo Governo che si è insediato in questo Stato europeo, ha iniziato quasi subito a non voler proseguire al risanamento dell’economia ma ha fatto subito percepire ai mercati con vari proclami, che avrebbe fatto più deficit (debito) mettendo a rischio le finanze italiane e di tutti i suoi cittadini, nascondendosi dietro quella che definisce la “manovra del popolo” quando è perfettamente al corrente della situazione industriale del proprio Stato, dell’inadeguatezza delle proprie infrastrutture ormai ridotte al lumicino e della mancanza di una seria offerta di posti di lavoro.

Un illustre personalità salvò, per quanto ad oggi non se ne vogliano riconoscere i meriti, l’Italia dal default che molti politici di parte definirono “Tempesta Perfetta” causa della caduta di un Governo, non ricordandosi però che quando furono toccate al ribasso in borsa alcune importanti aziende, il loro Primo Ministro rassegnò le dimissioni per colpa di un grande complesso industriale al quale era legato ed una legge sul conflitto di interesse non del tutto blindata.

Lo spread aveva raggiunto e superato quota 500, l’Italia era entrata in recessione e non aleggiava ma era già stato preannunciato l’arrivo della Troika che avrebbe dovuto risanare i bilanci dello Stato italiano, quando apparve dal nulla una personalità tenuta in altissima considerazione dai vertici europei che prima fu nominato Senatore della Repubblica Italiana e poi prese in mano le redini del Governo italiano riportando con molta fatica i bilanci ad una situazione accettabile per riacquistare la fiducia degli investitori: il Prof. Mario Monti.

E’ ovvio che per risanare un bilancio destinato all’evaporazione dovette fare delle manovre finanziarie molto dure e spesso criticabili, ma proprio grazie alle sue profonde conoscenze professionali, riuscì ad evitare la catastrofe che ad oggi in molti dicono orchestrata da altri Stati.

Nelle ultime interviste che ha rilasciato quest’alta personalità, ha detto chiaramente che con la manovra assistenzialista e non di crescita anche eventualmente data da una detassazione per le imprese, da una sburocratizzazione del sistema italiano, da un deficit che l’Unione Europea avrebbe anche potuto accettare se orientato ad un tentativo di crescita e sferzata verso i mercati favorendo la nascita e l’ingresso di altre imprese che creano occupazione, l’Italia rischia con l’elevato spread, di tornare ad una pericolosissima recessione dove il suo salvataggio è già stato palesemente annunciato con il prendere soldi dai conti correnti e dai beni degli italiani dandogli in contro partita a quel punto, dei Titoli di Stato ad altissimo rischio in quanto le agenzie di rating definirebbero la stabilità economica italiana a livello di Titoli spazzatura e quindi rilasciando inutili pezzi di carta in contro partita.

Molte testate politicizzate hanno ovviamente attaccato le dichiarazioni di quest’illustre persona cercando di buttare ancora una volta fumo negli occhi dei cittadini italiani ma non pensando che l’eventuale arrivo della Troika metterebbe in ginocchio il Paese al pari della Grecia e del Portogallo, dove quest’ultimo con il silenzio di tutti ha visto il volatilizzarsi della propria flebile economia e la vaporizzazione dell’80% delle proprie imprese.

L’affermazione del Prof. Mario Monti è stata dettata dal pericolo incombente per le tasche degli italiani dove, qualora il Governo italiano bi-partitico, rendendosi conto di non riuscire a soddisfare il reperimento di soldi sul mercato nella percentuale necessaria al mantenimento di promesse elettorali degne solo di un libro delle favole, sicuramente anche a seguito delle dichiarazioni già pubblicamente rilasciate da uno dei due vice-premier, farebbe ricorso ai risparmi degli italiani e l’unica strada percorribile grazie soprattutto alla tanto cattiva Europa, è l’apertura di conti correnti in Paesi europei permessa proprio dalle leggi in vigore.

Riguardo l’uscita dall’Euro, paventata in tempi ante Governo dai due partiti di maggioranza, il Prof. Mario Monti si dice preoccupato dallo scenario che potrebbe avverarsi con l’uscita dell’Italia dall’Euro, dove il Governo visto l’impennarsi dello spread, potrebbe impedire con leggi anti europee e totalitaristiche l’uscita dei capitali per poi poterli utilizzare per la sua sopravvivenza.

Spread - Mario Monti - Back Finanza

Patrimoniale e AIRE

Patrimoniale e AIRE, ecco i dilemma che ultimamente sta balenando nella mente di molti italiani che nemmeno troppo sommessamente iniziano a parlarne e si stanno organizzando per espatriare all’estero dismettendo i loro beni locali in Italia

Patrimoniale - AIRE

La nuova legge di bilancio sta costringendo il Governo italiano ad una presa di coscienza ed al sollevarsi della verità e cioè che i soldi per effettuare la manovra finanziaria promessa durante la campagna elettorale non ci sono.

Il ponte Morandi di Genova ne è fulgido esempio costringendo il Governo ad un’ammissione silenziosa con un’aumento probabile sui carburanti per finanziarne parte della realizzazione e si scopre grazie alle indiscrezioni trapelate dal Vice Ministro dell’Economia italiano, che a seguito dell’elevazione del valore dello spread, al fatto che una parte degli assets previsti si è volatilizzata con un maggior costo per i tassi d’interesse, con i BTP a scadenza per il prossimo anno, si stia pensando ad una patrimoniale che colpirà tutte le famiglie che posseggono locali, abitazioni e seconde case dando una mazzata fiscale anche alle buste paga e conti correnti bancari degli italiani con le imposte e le addizionali locali.

Moltissimi Comuni italiani potrebbero rivedere le proprie imposte applicando maggiorazioni sull’aliquota IMU sulle seconde case, applicando maggiorazioni sull’IMU prima casa, sulla Tasi, sulle addizionali IRPEF e chissà quali altri balzelli verranno applicati per far cassa.

Una patrimoniale in tutta regola che sta per abbattersi sull’economia delle famiglie che posseggono qualcosa, ma non è tutto, in quanto l’Italia prosegue la sua corsa convinta di non dover cambiare una virgola alla manovra economica e pronta ad andare a sbattere contro l’Unione Europea con nefaste conseguenze già annunciate.

In molti italiani già iniziano a domandarsi a cosa serva e se convenga rimanere in un Paese destinato ad una deriva finanziaria pre-annunciata, alla possibilità di perdere i propri capitali ed i propri beni solo per il gusto di scoprire come andrà a finire ed accettando il rischio di una patrimoniale ?

Spesso ai nostri consulenti si trovano davanti cittadini italiani preoccupati per la pre-annunciata patrimoniale e gli viene posta la domanda se è veramente necessario iscriversi all’AIRE (Anagrafe Italiana Residenti all’Estero) o se si può evitare e quali possono essere le conseguenze legali.

Non è facile rispondere a questa domanda quando esistono delle leggi chiare che impongono l’iscrizione a tale anagrafe se il cittadino italiano vive stabilmente da oltre 12 mesi fuori dal territorio italiano, ma bisogna anche sapere a cosa si va incontro se ci si iscrive, perché vengono solo detti i benefici di tale iscrizione ma, nessuno parla di ciò che effettivamente accade.

Da evitare ovviamente la falsa iscrizione di comodo, in quanto le forze di polizia, i consolati ed ambasciate scopriranno facilmente se un individuo vive effettivamente e stabilmente in un altro Paese o se dichiara di essersi trasferito e poi con vari escamotage è rientrato in Italia.

I punti a favore con l’iscrizione all’AIRE sono:

  • La possibilità di ottenere il rilascio o il rinnovo di documenti di identità e viaggio nonché eventuali certificazioni

  • rinnovare la patente di guida solo nei Paese extra UE

  • Il diritto al voto

Gli svantaggi di cui nessuno parla ma che sono importanti soprattutto per chi necessità di assistenza sanitaria, è che bisogna farsi rilasciare prima della partenza dall’ASL di appartenenza il modello “S1”

Si dovranno comunque pagare le tasse in Italia ed un’eventuale patrimoniale sui propri assets e si può, a seconda dei casi, perdere l’assistenza sanitaria nazionale ma si avrà anche come vantaggio il rimborso dell’IVA sulle merci acquistate nel proprio Paese.

Per l’assistenza sanitaria dedicata ai cittadini di nazionalità italiana AIRE, essere coscienti che non bisogna preoccuparsi se si è pensionati o lavoratori inviati dalla propria azienda perché prosegue normalmente se si risiede in un Paese dell’U.E. e si ha diritto a rimborso di quanto anticipato se la residenza è extra U.E.

Qualora il cittadino italiano sia un espatriato imprenditore o persona che si è allontanata volontariamente dal territorio italiano ma non appartenga alle due categorie sopra citate, il diritto all’assistenza sanitaria viene completamente a mancare e sarà necessario organizzarsi con assicurazioni private come avviene negli Stati Uniti d’America ed in tanti altri Paesi.

Rimane fermo il fatto che per tutte le categorie di cittadini residenti all’estero, qualora dovessero rientrare in Italia, potranno ricevere l’assistenza sanitaria gratuita anche se limitata alle prestazioni ospedaliere con cure non superiori ai 90 giorni.

I motivi per cui molti italiani non si iscrivono all’AIRE è dettata dalla paura del settore fiscale, che lo spettro di una patrimoniale possa colpire anche loro e cioè che pur non vivendo più in Italia stabilmente dovrebbe impedire il pagamento delle tasse nel Paese che si è lasciato e non in quello di nuova residenza, ma sappiamo bene che l’osso delle tasse è difficile da mollare e spesso lo Stato Italiano cerca di invertire l’onere della prova deducendo che sia una falsa residenza o residenza di comodo.

Unica soluzione in questi casi ?

Non è non iscrivendosi all’AIRE che si può sfuggire al fisco italiano, ma oltre alla richiesta di residenza nel Paese dove abbiamo deciso di vivere, conviene fare la richiesta di cittadinanza al cui ottenimento, avremo la possibilità di decidere seppur dolorosamente, rinunciare alla cittadinanza italiana e quindi uscire completamente dai radar del fisco italiano o accettare di provare, anche se non facilmente, che siamo espatriati per lavoro o perché non intendevamo più vivere in Italia.

Gli iscritti all’AIRE sono tenuti a pagare l’IRPEF e le tasse Comunali e Regionali se posseggono in Italia redditi in denaro o proventi da terreni o fabbricati, dividendi, rendite, lavoro dipendente o indipendente oppure se si percepisce la pensione e comunque solo nel caso che tali redditi siano stati prodotti in Italia subendo anche un’eventuale patrimoniale.

Per chi ha una famiglia con figli in età scolare, la situazione si complica in quanto la mancata iscrizione all’AIRE dei figli minori è reato perseguibile d’ufficio perché NON viene meno l’obbligo all’istruzione elementare dei minori.

Ecco il motivo, come dicevamo prima, per cui molti italiani hanno scelto non solo di trasferirsi stabilmente con regolare richiesta di residenza, ma hanno anche acquisito la nuova cittadinanza iniziando a pensare se rinunciare a quella di nascita lasciandosi alle spalle qualsiasi patrimoniale il Governo italiano intenda applicare.

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ITALIA – Legge di Stabilità 2016

ITALIA – Legge di Stabilità 2016, Offshore e Paradisi Fiscali, con un comma in essa contenuto risolve con un colpo di spugna la fiscalità off-limits, dando la possibilità ai professionisti e manager italiani, di poter tranquillamente intrattenere rapporti commerciali con qualsiasi società offshore e scaricarsi spese e pagamenti effettuati dalla dichiarazione dei redditi.

ITALIA - Legge di Stabilità 2016

Un comma passato in sordina consente di far finire in soffitta il decreto ministeriale italiano del 23 gennaio 2002 dal periodo d’imposta 2016, laddove non sarà più necessario indicare separatamente in dichiarazione dei redditi, i costi considerati fino all’anno 2015 in “Black List”, rendendoli deducibili dall’imponibile con l’intento di mettere un freno all’evasione ed alle fughe di capitali in costante aumento a causa di una fiscalità eccessivamente aggressiva.

L’eliminazione della “black list” è stata considerata ed attuata con la Legge di Stabilità 2016 a causa dell’imbarazzo dell’allora Primo Ministro Matteo Renzi durante una visita in Oman, Paese forte investitore mondiale al pari degli Emirati Arabi Uniti, i quali risultavano elencati tra i Paradisi Fiscali e le loro aziende erano considerate Offshore.

La legge di Stabilità 2016 ha stabilito un primato storico per la finanza e l’economia italiana, con l’intento di consentire il libero scambio commerciale mondiale alle imprese italiane, permettendogli di avvicinarsi con maggiore aggressività ai grandi business che già in altri Paesi democratici, sono da sempre consueti sulle grandi piazze, quegli scambi a fiscalità agevolata da sempre fiscalmente ostacolati con Hong Kong, Singapore, gli Emirati Arabi stessi ed altre nazioni.

Quest’innovativa disposizione si può trovare nella circolare 39/E/2016 dell’Agenzia delle Entrate Italiana, che ha differenza dei vincoli di legge precedentemente attuati nell’anno 2015 si adegua ai nuovi mercati mondiali, cercando di consentire alle sue imprese una maggiore competitività.

Il contrasto alle imprese offshore ed ai Paradisi Fiscali, combattuto dall’Italia per anni, demonizzando e cercando di inculcare nei suoi cittadini la paura di evasione ed elusione per coloro che registravano società e cercavano di operare sui mercati mondiali anche con banche straniere, ha subito un’improvvisa battuta d’arresto, proprio nel momento più delicato per la finanza internazionale dovuta ufficialmente ad un filone d’inchiesta giornalistica.

La cosa strana, è la rapida ascesa della norma italiana con la Legge di Stabilità 2016, subito dopo lo scandalo Panama Papers dello studio Mossack Fonseca, il Panama Paradise, il Bahamas Leaks ed altri scandali che hanno sconvolto società offshore panamensi a causa soprattutto della superficialità con la quale venivano trattati i dati riservati e delicatissimi dei loro clienti, che hanno fatto tremare banchieri, industriali, politici, nobili, finanzieri e tanti professionisti e commercialisti mondiali di cui molti riconducibili a cittadini italiani ancora sotto la lente d’ingrandimento del fisco, le cui generalità sono diventate pubbliche.

L’offshore ed i Paradisi fiscali che fino ad oggi hanno occultato capitali ed imposte al fisco delle varie nazioni coinvolte con l’ingresso a piede teso dei mass media, ha portato alla luce solo una piccola parte dei capitali nonostante per l’Italia siano precipitati nel limbo e vengano utilizzati ancora a pieno ritmo per far sparire o riciclare con facilità patrimoni di dubbia provenienza.

Non sembra un caso che negli Stati Uniti di America, per attrarre capitali freschi e cercare di concentrare enormi patrimoni, dopo che la Finanza mondiale ha bruciato Panama e le sue società di investimento, il Nevada, il Delaware ed altri Stati, abbiano facilitato le registrazioni di società offshore e garantiscano anonimato societario ed indubbie ed enormi facilitazioni fiscali.

Back Finanza

OFFSHORE FONDAZIONI A PANAMA E SOCIETA’

Fondazioni a Panama e società offshore come holding ci possono permettere di incorporare società in paradisi fiscali abbattendo notevolmente i costi di gestione

società offshore e fondazioni in Panama - Protezione di beni - Protezione di capitali - protezione di beni e capitali

Fondazioni a Panama e società offshore nei luoghi considerati paradisi fiscali, sono alcuni dei servizi di base che SHADOIT CONSULTANCY GROUP può fornire compresa la consulenza aziendale, la protezione dei beni e dei patrimoni e la costituzione di società a Londra, nonchè la creazione di holding e trust in tutto il mondo.

SHADOIT CONSULTANCY GROUP fornisce non solo servizi completi per la registrazione, ma anche la gestione di aziende internazionali.

Con tali strutture è possibile usufruire di normative per proteggere e moltiplicare patrimoni, beni e ricchezza.

Per raggiungere questo obiettivo, ci appoggiamo a consulenti professionisti del mondo finanziario facenti parte di società inserite in Paesi come Panama e Belize che si sono impegnati con i più alti standard di privacy.

SHADOIT CONSULTANCY GROUP conosce perfettamente ciò che è fondamentale:

“la riservatezza, la protezione dei dati personali e un ambiente professionale e confidenziale.”

Tre elementi cardine per un business di successo.

Nell’era della globalizzazione SHADOIT CONSULTANCY GROUP agevola l’aspirazione di imprenditori e imprese di creare strutture aziendali che permettano di beneficiare dei vantaggi economici e fiscali offerti da alcune giurisdizioni.

Fondazioni a Panama - Paradisi Fiscali - Proteggere capitali con società offshore ed holding in Panama

Ma non è tutto, le fondazioni e le società offshore prevedono soluzioni che vengono studiate su misura e confezionate perfettamente secondo le esigenze richieste dal cliente e soprattutto sempre mantenendo la massima discrezionalità e tutela della privacy.

Belize, Panama etc sono solo alcune zone offshore dove grazie alla prestigiosa collaborazione di serie società specializzate nella fornitura di servizi e soprattutto, operanti proprio in quei Paesi, possiamo proporre interventi mirati in territori considerabili “interessanti” per le normative giuridiche, fiscali e finanziarie a cui vengono assoggettate le imprese locali che intendono operare.

Per tutelare al massimo la riservatezza dei nostri clienti, i nostri partner esteri, utilizzano un protocollo che prevede la cancellazione di tutti i dati personali dei clienti entro 15 giorni dopo la consegna dei documenti inerenti il servizio effettuato e non memorizzano alcun dato, laddove a nostra volta, noi vi invieremo la fattura per servizi di consulenza aziendale quale servizio effettivamente da noi prestato, in modo che non si possano trarre conclusioni per quanto riguarda i servizi realmente forniti.

I nostri partner, conservano solo i documenti necessari e li custodiscono all’estero (ben lontano da Paesi facenti parte dell’Unione Europea) dove ne permettono l’accesso solo a pochissime persone autorizzate ed al cliente stesso dietro appuntamento.

I nostri consulenti sono a vostra completa disposizione, se siete seriamente interessati non pensateci e contattateci.

Fondazioni a Panama e società offshore