Spread a 322

Spread a 322 punti e l’asta dei Btp Italia che fanno un flop a causa della risposta del Governo italiano all’Unione Europea

Spread a 322 Patrimoniale Risparmi Conti Correnti Bancari Offshore

Gli italiani continuano a credere nella bontà della loro manovra economico finanziaria, non pensando che i più grandi osservatori economici, l’Unione Europea e ventisette Stati membri pensano che debba essere cambiata in quanto non proficua agli interessi dell’Italia e dell’intera Europa.

Si sente dire dal Governo che l’U.E. non comprende la manovra finanziaria, che non la legge perché scritta da un Governo Euro-scettico e cerca di convincere il popolo italiano di quanto afferma, ma non riuscendo a vedere oltre le proprie promesse elettorali, il famoso “libro dei sogni” da tanti preannunciato che porterà solo un peggiorare della situazione economica anche a causa della messa in discussione di opere infrastrutturali per l’Italia, richieste e compartecipate in quota percentuale, anche dall’Unione Europea e dalla Francia che ne viene coinvolta.

Tutte le borse hanno avuto una flessione negativa e lo spread italiano ha avuto un’improvvisa impennata portando il rendimento dei titoli decennali al 3,59% causando una forte sfiducia da parte dei mercati internazionali.

L’aumentare dello spread a 322 è un triste presagio per l’Italia intera e per gli italiani che forse iniziano a comprendere il vero problema e che il “libro dei sogni”, tale dovrebbe rimanere fino a che il debito pubblico non si dimezzi e dovrebbe essere presentata una manovra più credibile e fatta di veri investimenti nell’interesse del Bel Paese.

L’aumentare dello spread a 322 è causato dall’esecutivo condotto dal primo ministro italiano Conte che continua a dire all’Unione Europea di non essere intenzionato a cambiare il contenuto della manovra italiana e ciò inizierà l’iter dell’Eurogruppo per una procedura d’infrazione contro uno dei Paesi fondatori.

Ma, in effetti, lo spread a 322 che continua a salire su cosa influisce ?

Il continuo altalenare dello spread oltre quota 300, sta erodendo i capitali delle banche e ciò potrebbe causare anche un probabile default per gli istituti più piccoli alla lunga scadenza, perché non riuscirebbero a ricapitalizzare.

Anche le più grandi ed importanti banche italiani iniziano a risentire dell’effetto dello spread a 322 ed infatti per chi chiede un mutuo, un prestito, una fideiussione o qualsiasi altra operazione che coinvolga il commercio di denaro, i tassi d’interesse e le stesse spese bancarie hanno iniziato ad alzarsi a piccole dosi percentuali.

Con uno spread a 322 in rialzo, si rischia una ricapitalizzazione forzata anche da parte del Governo italiano che per quanto neghi una patrimoniale (mettere le mani sui risparmi degli italiani), potrebbe esserne costretto per evitare il default dell’Italia che non riuscirebbe a pagare i titoli decennali in scadenza.

In questo clima di incertezze e di preoccupazione, molti italiani, criticati ingiustamente dal loro Governo, stanno pensando al loro interesse, al loro futuro ed a soluzioni alternative e piuttosto che continuare a vedere volatilizzati anche piccoli investimenti in BTP, iniziano a disinvestire e spostano i loro capitali in Paesi più sicuri fuori dall’Italia aprendo conti correnti bancari offshore extra-U.E. ed onshore ma in altri Paesi europei.

Lo spread a 322 è oggetto di preoccupazione anche per il ministro dell’Economia italiana Giovanni Tria, che coscientemente afferma che il problema bancario si sentirà sulle banche più deboli per quanto il sistema bancario italiano sia solido, ma afferma anche di non potersi sbilanciare per non influire negativamente sui mercati.

Ma è solo un problema dei mercati o dei due partiti che operano nel Governo italiano ?

Alcuni consulenti finanziari della SHADOIT CONSULTANCY GROUP, professionisti italiani che operano proprio sui mercati esteri dalla Gran Bretagna, dagli Stati Uniti d’America, sono convinti che se la manovra non subirà una più che giustificata inversione di rotta, anche lasciandola al 2,4% di deficit ma cambiando radicalmente ciò che a tutti sembra spesa corrente e non investimento strutturale per un Paese che meriterebbe molto per ciò che tanti imprenditori hanno fatto fino ad oggi con l’export e ciò che tanti italiani hanno subito con grandi sacrifici per recuperare il debito pubblico, l’Italia proseguirà la sua corsa verso il baratro al pari della Grecia e del Portogallo proprio a causa di uno spread che diverrà insostenibile per l’Italia.

La domanda dei Btp italiani è molto debole e pesa anche sugli altri titoli obbligazionari italiani, in attesa che la Commissione Europea prenda una decisione sull’apertura della procedura d’infrazione per debito eccessivo, pesando ovviamente su uno spread già fluttuante al rialzo.

E’ da considerare anche che non giova all’Italia per il suo export che fino ad oggi ha trainato l’economia ed ha consentito un PIL più che dignitoso, la guerra commerciale aperta dagli Stati Uniti d’America verso la Cina ed i dazi imposti anche ai Paesi dell’Eurogruppo che appoggiano il parere contrario alla manovra italiana emesso dalla Commissione Europea.

Spread a 322 - Back Finanza

Spread veleggia sui mercati

Spread veleggia sui mercati seguito dal deficit che oscilla pericolosamente, sono due frasi le cui parole incomprensibili vengono ascoltate in televisione ma di cui molti ancora non riescono a comprenderne la reale differenza e che in quest’ultimo periodo dell’anno 2018 sta allarmando i mercati che operano con i titoli di Stato italiani

Spread - Conti Correnti - Mario Monti

Spread è un termine anglosassone utilizzato in borsa per indicare la liquidità di un mercato finanziario, praticamente può essere inteso come la differenza tra il tasso di rendimento di un’obbligazione e quello di un altro titolo preso a riferimento come nel caso dell’Italia i BTP che vengono contrapposti ai BUND (titoli di Stato tedeschi), il tutto determinato dai mercati azionari su base giornaliera.

In parole ancora più semplici possiamo dire che più le agenzie di rating abbassano l’affidabilità di un Paese, più aumenta lo spread che non è altro che il tasso in percentuale che occorre all’investitore per assicurare il suo credito, laddove qualora non lo assicurasse guadagnerebbe la percentuale per il prestito dei soldi ad uno Stato più i soldi che ha dichiarato essergli serviti per assicurare il suo credito.

Tale assicurazione chiamata CDS (Credit Default Swap), spesso è stata disattesa e gli speculatori ci hanno lautamente guadagnato e più è elevato lo spread, maggiore sarà il guadagno dell’investitore.

In questo momento storico, contrariamente a quanto molti possano pensare, il tasso d’interesse a cui i BTP a 10 anni vengono offerti sui mercati è molto più conveniente per chi intende speculare, perché l’interesse è dettato dal rischio di un titolo e per l’Italia il mercato in contro tendenza, sempre che non si tratti di fondi pensionistici americani, ma per chi ha interesse a guadagnare e rischiare, offre un rendimento assai interessante.

Con la manovra finanziaria approntata dal Governo italiano, la bocciatura europea e la caparbietà tutta italiana a non voler rivedere le posizioni assistenzialiste che non portano ad una sferzata economica per la ripresa ma una semplice partita di giro, il rendimento è soggetto a fluttuazioni non prevedibili se non al ribasso con l’aumento dello spread e l’aumento del rischio e quindi della percentuale di rendimento sui BTP pur di poterli piazzare sui mercati.

Lo spread italiano è aumentato vertiginosamente con le varie contrapposizioni tra i vice premier ed i commissari europei che a borse aperte giocavano a botta e risposta mettendo in moto un allarmismo negli investitori che conduceva alla vendita dei titoli di Stato italiani con relativo aumento dello spread ed incremento del tasso percentile di rendimento.

La tempesta perfetta che sta per scatenarsi e l’allarmismo dimostrato anche al ministro delle finanze italiane da parte dell’EcoFin mette in luce platealmente come il debito sovrano non sia legato solamente al singolo Paese ma sia parte di un progetto a più ampio respiro, che rischia il coinvolgimento degli altri Stati dell’Unione Europea.

Spread è in definitiva, la differenza esistente tra due titoli di Stato dove viene preso come titolo base quello maggiormente affidabile per stabilità e forza finanziaria che nel caso europeo è il Bund tedesco (Germania con valutazione del rating in AAA) ed il titolo che si vuole esaminare e valutare economicamente che per l’Italia è il BTP e per entrambi i titoli si prendono come riferimento quelli a più lunga scadenza e cioè i decennali, che danno uno specchio della stabilità e solidità delle economie di un Paese.

Ora che abbiamo una visione più chiara di cosa è lo “Spread”, possiamo anche iniziare a comprendere il motivo per cui esiste la differenza espressa in percentile quando vengono proposti i titoli di Stato e cioè più alto è il rischio e maggiore sarà la percentuale offerta a lunga scadenza sui titoli di uno Stato.

Il rapporto tra lo spread ed i conti pubblici di uno Stato NON è finemente e strettamente legato, in quanto lo spread potrebbe salire ed i costi sul debito abbassarsi, tutto è determinato dal rendimento dei titoli di Stato presi come riferimento che più sono solidi e più il percentile è basso, quindi il titolo di Stato con lo spread più elevato offre a questo punto una controversa convenienza maggiore anche con una stabilità di rischio superiore e vice versa.

Per l’Italia esiste un debito pubblico accertato a circa 2300 miliardi di euro e tale debito è per lo più determinato dai titoli di Stato che di volta in volta con scadenza decennale, porteranno a chi li ha acquistati un interesse sull’investimento.

Tenendo presente che il risparmio degli italiani ammonta a più del doppio del debito pubblico contratto, gli investitori hanno la quasi certezza che lo Stato italiano onorerà il suo debito dando rassicurazioni ai mercati sulla convenienza di acquisto.

Ultimamente si è tornato a parlare di spread italiano in quanto il nuovo Governo che si è insediato in questo Stato europeo, ha iniziato quasi subito a non voler proseguire al risanamento dell’economia ma ha fatto subito percepire ai mercati con vari proclami, che avrebbe fatto più deficit (debito) mettendo a rischio le finanze italiane e di tutti i suoi cittadini, nascondendosi dietro quella che definisce la “manovra del popolo” quando è perfettamente al corrente della situazione industriale del proprio Stato, dell’inadeguatezza delle proprie infrastrutture ormai ridotte al lumicino e della mancanza di una seria offerta di posti di lavoro.

Un illustre personalità salvò, per quanto ad oggi non se ne vogliano riconoscere i meriti, l’Italia dal default che molti politici di parte definirono “Tempesta Perfetta” causa della caduta di un Governo, non ricordandosi però che quando furono toccate al ribasso in borsa alcune importanti aziende, il loro Primo Ministro rassegnò le dimissioni per colpa di un grande complesso industriale al quale era legato ed una legge sul conflitto di interesse non del tutto blindata.

Lo spread aveva raggiunto e superato quota 500, l’Italia era entrata in recessione e non aleggiava ma era già stato preannunciato l’arrivo della Troika che avrebbe dovuto risanare i bilanci dello Stato italiano, quando apparve dal nulla una personalità tenuta in altissima considerazione dai vertici europei che prima fu nominato Senatore della Repubblica Italiana e poi prese in mano le redini del Governo italiano riportando con molta fatica i bilanci ad una situazione accettabile per riacquistare la fiducia degli investitori: il Prof. Mario Monti.

E’ ovvio che per risanare un bilancio destinato all’evaporazione dovette fare delle manovre finanziarie molto dure e spesso criticabili, ma proprio grazie alle sue profonde conoscenze professionali, riuscì ad evitare la catastrofe che ad oggi in molti dicono orchestrata da altri Stati.

Nelle ultime interviste che ha rilasciato quest’alta personalità, ha detto chiaramente che con la manovra assistenzialista e non di crescita anche eventualmente data da una detassazione per le imprese, da una sburocratizzazione del sistema italiano, da un deficit che l’Unione Europea avrebbe anche potuto accettare se orientato ad un tentativo di crescita e sferzata verso i mercati favorendo la nascita e l’ingresso di altre imprese che creano occupazione, l’Italia rischia con l’elevato spread, di tornare ad una pericolosissima recessione dove il suo salvataggio è già stato palesemente annunciato con il prendere soldi dai conti correnti e dai beni degli italiani dandogli in contro partita a quel punto, dei Titoli di Stato ad altissimo rischio in quanto le agenzie di rating definirebbero la stabilità economica italiana a livello di Titoli spazzatura e quindi rilasciando inutili pezzi di carta in contro partita.

Molte testate politicizzate hanno ovviamente attaccato le dichiarazioni di quest’illustre persona cercando di buttare ancora una volta fumo negli occhi dei cittadini italiani ma non pensando che l’eventuale arrivo della Troika metterebbe in ginocchio il Paese al pari della Grecia e del Portogallo, dove quest’ultimo con il silenzio di tutti ha visto il volatilizzarsi della propria flebile economia e la vaporizzazione dell’80% delle proprie imprese.

L’affermazione del Prof. Mario Monti è stata dettata dal pericolo incombente per le tasche degli italiani dove, qualora il Governo italiano bi-partitico, rendendosi conto di non riuscire a soddisfare il reperimento di soldi sul mercato nella percentuale necessaria al mantenimento di promesse elettorali degne solo di un libro delle favole, sicuramente anche a seguito delle dichiarazioni già pubblicamente rilasciate da uno dei due vice-premier, farebbe ricorso ai risparmi degli italiani e l’unica strada percorribile grazie soprattutto alla tanto cattiva Europa, è l’apertura di conti correnti in Paesi europei permessa proprio dalle leggi in vigore.

Riguardo l’uscita dall’Euro, paventata in tempi ante Governo dai due partiti di maggioranza, il Prof. Mario Monti si dice preoccupato dallo scenario che potrebbe avverarsi con l’uscita dell’Italia dall’Euro, dove il Governo visto l’impennarsi dello spread, potrebbe impedire con leggi anti europee e totalitaristiche l’uscita dei capitali per poi poterli utilizzare per la sua sopravvivenza.

Spread - Mario Monti - Back Finanza

Economia britannica e Patrimoniale italiana

Economia britannica e patrimoniale italiana sono due modi diversi per due diversi Paesi di prepararsi ad uno scontro con l’Unione Europea, dove il primo potrebbe determinare una contrazione qualora la Gran Bretagna lasci l’Unione Europea senza un’intesa, determinando una crisi finanziaria preannunciata da molti economisti e dal Fondo Monetario Internazionale.

Economia Britannica e Patrimoniale italiana

L’economia britannica, ha una previsione di crescita tra il 2018 ed il 2019 pari all’1,5% in caso di mancato accordo e dell’1,7% qualora con un’altro referendum si elimini l’utilizzo dell’arma finanziaria del BrExit che ad oggi la maggioranza dei cittadini britannici non vorrebbe.

Ecco che quel 2% di contrazione sulla crescita prevista, potrebbe determinare una perdita finanziaria di svariati miliardi di Euro con possibili scenari drammatici che si ripercuoterebbero sul libero commercio e sulle relazioni con gli altri Paesi europei che non sarebbero immuni dal contraccolpo sulle loro economie.

Dall’annuncio del BrExit, l’economia britannica ha subito un’iniziale battuta d’arresto per poi riprendersi nel corso delle trattative con gli esponenti europei, determinando uno dei più ottimistici obbiettivi di crescita che un Governo si potesse aspettare.

Potrebbe sembrare un misterioso contro senso, ma l’avvicinarsi della BrExit e le svolte dovute alla sagace imperturbabile diplomazia inglese del Primo Ministro britannico Theresa May, hanno determinato questa miracolosa ripresa dell’economia britannica, consentendo al Paese di ritornare a correre e crescere, permettendo al Regno Unito di tornare ad essere la quinta potenza economica mondiale che non ha mai pensato, nemmeno nei momenti difficili, ad una patrimoniale all’italiana.

Altro Paese dove è conveniente investire ed aprire imprese per la tassazione bassa ed un interessenza con gli Stati planetari è Malta, un ex governatorato britannico, dove c’è un forte interesse al business finanziario, dove le leggi sono certe sullo stesso stampo britannico e dove il PIL è in fortissima ascesa.

Cosa diversa sta purtroppo accadendo per l’Italia che, con il suo altalenare delle borse e dello spread determinato un po’ per gli annunci a borse aperte del Presidente della B.C.E, un po’ per le minacce del commissario europeo Moscovici e del Presidente Juncker che sono arrivati al punto di bocciare una manovra finanziaria non ancora scritta, un pò per gli scontri con i Vice Premier italiani, e molto a causa di una manovra assistenzialista che comporterà un importante deficit ed un importo stanziato per la crescita inferiore alle aspettative dei mercati.

La Germania, per voce del più importante economista della Bundesbank, ha ipotizzato che la soluzione per lo spaventoso debito pubblico italiano potrebbe essere risolta senza ricorrere al Fondo Salva Stati ma attingendo alle ricchezze degli italiani stessi con una patrimoniale italiana, dimezzando il debito pubblico con un prelievo forzoso camuffato da investimento forzoso pari al 20%, che darebbe in cambio Titoli di Stato a bassissimo tasso d’interesse, contrariamente a ciò che sta avvenendo per l’economia britannica.

Lo spettro di una patrimoniale sull’Italia ha cominciato a scuotere i mercati e gli italiani stessi, generando una preoccupazione più che normale, dettata anche da un Governo che non ritiene di dover trattare con l’Unione Europea per migliorare la manovra economica messa in campo.

L’OCSE ha fatto presente che in Italia esiste un aumentare della concentrazione di ricchezza ed una diseguaglianza sociale che si va accentuando sempre di più e che si è acuita in questi ultimi dieci anni di crisi.

La tassazione sui redditi italiani è una delle più alte mentre le tasse di successione sono tra le più basse d’Europa e spesso è stato proposto di elevarne la percentuale per favorire un maggior gettito allo Stato italiano.

Quanto relazionato dall’OCSE ha suscitato l’interesse generale dei mass media che ne hanno messo ben in evidenza le argomentazioni sulla possibilità di una patrimoniale italiana per poi vederne offuscata l’informazione a causa dalle vicende politiche italiane che hanno fatto di tutto per vanificarne l’avviso contrariamente a quanto fatto dal Governo britannico che ha messo il vento in poppa all’economia britannica.

La contrarietà delle varie associazioni degli industriali ha preso forma rammentando che esistono già forme di mini patrimoniale quali la IMU, Tasi, il bollo sui conti correnti e sui titoli che non possono essere certamente rapportati agli interessi di mercato.

Ma su un punto sia la Germania che l’OCSE hanno trovato gioco facile, e cioè sui soldi presenti nei conti correnti e nei risparmi finanziari dove, a differenza del mercato immobiliare italiano che oltre ad aver subito una forte contrazione ha visto la svendita di una grosse percentuali di immobili, i conti correnti hanno visto l’incremento del risparmio di chi li detiene.

Le associazioni a tutela degli italiani hanno iniziato a preoccuparsi pensando che in un futuro molto prossimo vedremo la reintroduzione dell’Imu, l’aumento delle imposte di bollo sui conti titoli e la preoccupazione che le banche inizino a scontare il rischio di aumento per evitare di ritrovarsi bloccate dalla possibilità di una patrimoniale italiana.

Che il rischio sia reale è sotto gli occhi di tutti, che il Fondo Monetario Internazionale abbia anche lui pensato ad una patrimoniale come soluzione ideale per sanare una parte del debito pubblico italiano è sintomo di un’idea che veleggia nelle menti di molti, che la volatilità dei mercati possa tornare alta fino a spingersi a livelli allarmanti è ormai cosa accertata, ma che i Governi italiani che si sono succeduti in questi ultimi quindici anni ed abbiano parlato troppo spesso della forte propensione al risparmio dei propri cittadini è anche questa cosa accertata ed allarmante.

Back Finanza - Patrimoniale - Patrimoniale Italiana

Cloud Internet

Cloud Internet è un termine che i tecnici della SHADOIT CONSULTANCY GROUP, utilizzarono in tempi quando ancora la società non era nei pensieri dei soci fondatori e già nel 2004, grazie alla possibilità data dall’RDP e dall’utilizzo di terminali (pc senza disco) che caricavano il sistema operativo linux con un desktop molto simile a windows via rete, consentirono a molte aziende di mantenersi collegate tra loro condividendo i file

Cloud Internet - Blog I.T. - IT BLOG

Cloud Internet, con il tempo il termine venne abusato per tutto ciò che riguardava l’utilizzo di software e file sulla rete internet, molti provider chiamavano cloud la condivisione via ftp e via web di ciò che veniva prodotto presso i vari uffici ma non garantendo alcuna sicurezza ed esponendo i dati a pericolose alterazioni.

Ad oggi, il cloud ha assunto il giusto significato e cioè l’immagine di un enorme serbatoio reso sicuro dal protocollo HTTPS e dai vari sistemi di sicurezza hardware e software che impediscono l’intrusione di terze persone non autorizzate, dove vengono conservati i dati delle persone, delle aziende con la possibilità di visualizzarli, modificarli e condividerli in sicurezza da qualsiasi parte del mondo.

I dati del cloud vengono archiviati su uno o più server fisici che sono gestiti e controllati dal provider che ha messo a disposizione il servizio e che lo gestisce verificandone l’attendibilità e la sicurezza.

Con l’evolversi delle piattaforme cloud internet, si è iniziato a poter utilizzare software quali Word, Calc ed altri programmi che consentano l’alterazione e la modifica di un dato anche in modalità condivisa, senza dover per forza aver installato tale software sulla piattaforma client utilizzata ed anche Microsoft con il servizio Microsoft 365 cerca di rimanere al passo con i tempi e l’evolversi delle soluzioni infrastrutturali dove primeggia il mondo open source.

Con la corretta informatizzazione, sempre più aziende fanno ricorso al cloud coinvolgendo i propri reparti I.T. per la messa a punto e realizzazione, consentendo ai propri dipendenti, rappresentanti e centri marketing e consulenti, di accedere e scaricare i dati su qualsiasi dispositivo quale può essere un tablet, uno smartphone, un laptop etc, rendendo molto più coeso, disponibile ed immediato il prodotto aziendale.

Il limite del cloud internet per un’azienda, ma anche per un professionista, è dettato solo dallo spazio che può limitare il volume di dati disponibili e la velocità con la quale possono venir erogati.

Non ci soffermeremo sulle tecniche di disk mirroring, cluster server etc ma vogliamo semplicemente fornire la corretta risposta dicendo che il limite al volume di dati e la velocità a livello disco, si risolve molto rapidamente incrementando le risorse e sostituendo i vecchi hard disk meccanici con unità a stato solido (SSD) e la velocità, oltre che essere dettata dalla velocità di accesso al dato a livello server hardware, è dettata soprattutto dal collo di bottiglia che potrebbe rappresentare una rete esterna mal dimensionata ed una rete interna mal gestita.

Molte aziende pensano al risparmio illuse dai propri sistemisti ed ingegneri I.T., che con la virtualizzazione si possa ovviare al gruppo di server fisici, non mettendo in conto che la virtualizzazione può essere utilizzata per alcuni tipi di servizi erogabili ma per il cloud è preferibile ricorrere a server fisici per un motivo di velocità e gestione dei dischi e soprattutto perché comunque la CPU o le CPU integrate nella macchina fisica, per gestire le macchine virtuali utilizzano dei cicli che ne rallentano le operazioni e determinano un collo di bottiglia dettato anche dall’emulazione dell’hardware a livello software.

Tra le piattaforme maggiormente utilizzate da chi utilizza il cloud internet si mette in evidenza DropBox, ma quanti veri ingegneri I.T. sarebbero disposti a condividere i propri dati e quelli sensibili della propria azienda su una piattaforma estranea ai propri sistemi con il dubbio che qualcun altro possa un giorno spiarne i documenti ?

Esistono varie piattaforme alternative installabili sui sistemi GNU/Linux, laddove la stessa Microsoft utilizza lo stesso sistema per rendere pubblici i propri aggiornamenti e condividere i propri dati, forte della sicurezza offerta dal mondo dell’open source, si evince quindi che SeaFiles, OwnCloud e NextCloud spiccano per garanzia ed affidabilità in questa categoria di servizi.

La SHADOIT CONSULTANCY GROUP erogatrice del servizio di Cloud Internet prese tempo fa in considerazione OwnCloud e ne ha utilizzato fino a poco tempo fa il suo prezioso contributo per archiviare e distribuire i dati delle aziende che glieli affidano.

La piena compatibilità e la semplicità di migrazione di quanto era stato fatto su OwnCloud, ci ha portato ad operare su quella che ad oggi è la più moderna, veloce e completa piattaforma Cloud Internet, superiore anche al decantato DropBox, ma con la certezza che i dati vengono protetti e verificati come dati e non come informazioni aziendali, con tutte le garanzie che si possono offrire ad un’azienda che intende operare nella massima sicurezza, arrivando a fornire anche server già installati o preparare server delle aziende che poi verranno manutenuti dalla nostra azienda o dai sistemisti dell’impresa proprietaria del server.

Owncloud gode di aggiornamenti di sicurezza e funzionalità indispensabili per la condivisione su internet dei dati aziendali e ad oggi, garantisce un modo innovativo di condividere i propri lavori con altre persone, utilizzando una banda minima, garantendo velocità anche su hardware non proprio aggiornati e dando una boccata d’aria fresca a coloro che lo controllano andando fuori dai vecchi schemi.

Spicca un’app server utile ai sistemisti, per verificare in tempo reale il carico della CPU, l’utilizzo della memoria, le statistiche di archiviazione e altri strumenti di monitoraggio tramite un pannello di amministrazione, oltre alla possibile integrazione del monitor Nagios.

Per l’utente, spicca la possibile funzionalità avanzata come Collabora Online Office e l’integrazione per le video conferenze grazie al connubio con piattaforme esterne quali WebRTC, oltre all’implementazione di nuove app nello store disponibile di Owncloud e di store di terze parti, quindi un nuovo modo di vedere il Cloud Internet e di utilizzare un unico strumento di lavoro direttamente nei browser.

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Patrimoniale e AIRE

Patrimoniale e AIRE, ecco i dilemma che ultimamente sta balenando nella mente di molti italiani che nemmeno troppo sommessamente iniziano a parlarne e si stanno organizzando per espatriare all’estero dismettendo i loro beni locali in Italia

Patrimoniale - AIRE

La nuova legge di bilancio sta costringendo il Governo italiano ad una presa di coscienza ed al sollevarsi della verità e cioè che i soldi per effettuare la manovra finanziaria promessa durante la campagna elettorale non ci sono.

Il ponte Morandi di Genova ne è fulgido esempio costringendo il Governo ad un’ammissione silenziosa con un’aumento probabile sui carburanti per finanziarne parte della realizzazione e si scopre grazie alle indiscrezioni trapelate dal Vice Ministro dell’Economia italiano, che a seguito dell’elevazione del valore dello spread, al fatto che una parte degli assets previsti si è volatilizzata con un maggior costo per i tassi d’interesse, con i BTP a scadenza per il prossimo anno, si stia pensando ad una patrimoniale che colpirà tutte le famiglie che posseggono locali, abitazioni e seconde case dando una mazzata fiscale anche alle buste paga e conti correnti bancari degli italiani con le imposte e le addizionali locali.

Moltissimi Comuni italiani potrebbero rivedere le proprie imposte applicando maggiorazioni sull’aliquota IMU sulle seconde case, applicando maggiorazioni sull’IMU prima casa, sulla Tasi, sulle addizionali IRPEF e chissà quali altri balzelli verranno applicati per far cassa.

Una patrimoniale in tutta regola che sta per abbattersi sull’economia delle famiglie che posseggono qualcosa, ma non è tutto, in quanto l’Italia prosegue la sua corsa convinta di non dover cambiare una virgola alla manovra economica e pronta ad andare a sbattere contro l’Unione Europea con nefaste conseguenze già annunciate.

In molti italiani già iniziano a domandarsi a cosa serva e se convenga rimanere in un Paese destinato ad una deriva finanziaria pre-annunciata, alla possibilità di perdere i propri capitali ed i propri beni solo per il gusto di scoprire come andrà a finire ed accettando il rischio di una patrimoniale ?

Spesso ai nostri consulenti si trovano davanti cittadini italiani preoccupati per la pre-annunciata patrimoniale e gli viene posta la domanda se è veramente necessario iscriversi all’AIRE (Anagrafe Italiana Residenti all’Estero) o se si può evitare e quali possono essere le conseguenze legali.

Non è facile rispondere a questa domanda quando esistono delle leggi chiare che impongono l’iscrizione a tale anagrafe se il cittadino italiano vive stabilmente da oltre 12 mesi fuori dal territorio italiano, ma bisogna anche sapere a cosa si va incontro se ci si iscrive, perché vengono solo detti i benefici di tale iscrizione ma, nessuno parla di ciò che effettivamente accade.

Da evitare ovviamente la falsa iscrizione di comodo, in quanto le forze di polizia, i consolati ed ambasciate scopriranno facilmente se un individuo vive effettivamente e stabilmente in un altro Paese o se dichiara di essersi trasferito e poi con vari escamotage è rientrato in Italia.

I punti a favore con l’iscrizione all’AIRE sono:

  • La possibilità di ottenere il rilascio o il rinnovo di documenti di identità e viaggio nonché eventuali certificazioni

  • rinnovare la patente di guida solo nei Paese extra UE

  • Il diritto al voto

Gli svantaggi di cui nessuno parla ma che sono importanti soprattutto per chi necessità di assistenza sanitaria, è che bisogna farsi rilasciare prima della partenza dall’ASL di appartenenza il modello “S1”

Si dovranno comunque pagare le tasse in Italia ed un’eventuale patrimoniale sui propri assets e si può, a seconda dei casi, perdere l’assistenza sanitaria nazionale ma si avrà anche come vantaggio il rimborso dell’IVA sulle merci acquistate nel proprio Paese.

Per l’assistenza sanitaria dedicata ai cittadini di nazionalità italiana AIRE, essere coscienti che non bisogna preoccuparsi se si è pensionati o lavoratori inviati dalla propria azienda perché prosegue normalmente se si risiede in un Paese dell’U.E. e si ha diritto a rimborso di quanto anticipato se la residenza è extra U.E.

Qualora il cittadino italiano sia un espatriato imprenditore o persona che si è allontanata volontariamente dal territorio italiano ma non appartenga alle due categorie sopra citate, il diritto all’assistenza sanitaria viene completamente a mancare e sarà necessario organizzarsi con assicurazioni private come avviene negli Stati Uniti d’America ed in tanti altri Paesi.

Rimane fermo il fatto che per tutte le categorie di cittadini residenti all’estero, qualora dovessero rientrare in Italia, potranno ricevere l’assistenza sanitaria gratuita anche se limitata alle prestazioni ospedaliere con cure non superiori ai 90 giorni.

I motivi per cui molti italiani non si iscrivono all’AIRE è dettata dalla paura del settore fiscale, che lo spettro di una patrimoniale possa colpire anche loro e cioè che pur non vivendo più in Italia stabilmente dovrebbe impedire il pagamento delle tasse nel Paese che si è lasciato e non in quello di nuova residenza, ma sappiamo bene che l’osso delle tasse è difficile da mollare e spesso lo Stato Italiano cerca di invertire l’onere della prova deducendo che sia una falsa residenza o residenza di comodo.

Unica soluzione in questi casi ?

Non è non iscrivendosi all’AIRE che si può sfuggire al fisco italiano, ma oltre alla richiesta di residenza nel Paese dove abbiamo deciso di vivere, conviene fare la richiesta di cittadinanza al cui ottenimento, avremo la possibilità di decidere seppur dolorosamente, rinunciare alla cittadinanza italiana e quindi uscire completamente dai radar del fisco italiano o accettare di provare, anche se non facilmente, che siamo espatriati per lavoro o perché non intendevamo più vivere in Italia.

Gli iscritti all’AIRE sono tenuti a pagare l’IRPEF e le tasse Comunali e Regionali se posseggono in Italia redditi in denaro o proventi da terreni o fabbricati, dividendi, rendite, lavoro dipendente o indipendente oppure se si percepisce la pensione e comunque solo nel caso che tali redditi siano stati prodotti in Italia subendo anche un’eventuale patrimoniale.

Per chi ha una famiglia con figli in età scolare, la situazione si complica in quanto la mancata iscrizione all’AIRE dei figli minori è reato perseguibile d’ufficio perché NON viene meno l’obbligo all’istruzione elementare dei minori.

Ecco il motivo, come dicevamo prima, per cui molti italiani hanno scelto non solo di trasferirsi stabilmente con regolare richiesta di residenza, ma hanno anche acquisito la nuova cittadinanza iniziando a pensare se rinunciare a quella di nascita lasciandosi alle spalle qualsiasi patrimoniale il Governo italiano intenda applicare.

Back Finanza

Sogno Europeo

Sogno Europeo, il sogno fatto da tanti banchieri senza aver avuto l’arguzia di rendere un’Unione Europea unita politicamente in maniera forte e stabile prendendo esempio dagli Stati Uniti d’America si sta infrangendo e si scioglie giorno dopo giorno come neve al sole mettendo a rischio il futuro economico finanziario degli Stati membri che la compongono

Sogno Europeo - Unione Europea

Contrariamente a ciò che in molti pensavano ed in pochi auspicavano, le agenzie di rating hanno premiato gli sforzi che un Governo serio sta compiendo nel Regno Unito per portare fuori la Gran Bretagna dall’Unione Europea cercando di ridurre i danni ed assorbendo le bordate dei mercati che fortunatamente sostengono questo grande Paese.

L’ agenzia di rating Fitch, confermando il rating in AA per il Regno Unito e le sue floride aziende ma imponendo solo un outlook negativo, ha formalmente fatto comprendere che questa fiera nazione ha una solidità finanziaria data soprattutto dal non aver mai aderito alla moneta unica: “l’EURO” ed aver mantenuto la Sterlina (GBP) che viene sostenuta dalla Banca d’Inghilterra.

La speculazione aleggia comunque sullo Stato britannico pur non riuscendo ancora a prender forma, forte del fatto che se entro il 29 marzo 2018 non si dovesse ratificare un’accordo con l’Unione Europea e si arrivasse al “NO DEAL”, pur cercando di incunearsi in una finanza solida, difficilmente potrà riuscire a disgregare il sogno europeo degli altri Stati membri.

A seguito del “NO DEAL”, si potrebbero creare le condizioni per una disgregazione del sistema dogane, del commercio e quindi del libero scambio ed un reflusso sulle attività economiche che sono peraltro molto solide.

Il Regno Unito, forte dell’appoggio dell’alleato storico americano, metterebbe in seria difficoltà l’Unione Europea colpita ad oggi anche da una possibile uscita della Grecia che per riprendersi e sopravvivere potrebbe scegliere questa strada dopo aver superato la Troika ed essere stata spremuta come un limone, ed una auspicata uscita dell’Italia che non accetterebbe mai le condizioni che furono imposte ai greci.

Il Governo italiano, dal suo canto, con la manovra presentata per il 2019 – 2020 – 2021, orientata più all’assistenzialismo che agli investimenti, sta incontrando forti resistenze e bocciature certe che lo porteranno ad uno scontro frontale con l’Unione Europea.

L’auspicato appoggio dei Paesi di Visegrad non avvenuto in fase di presentazione della manovra finanziaria non è certo di buon auspicio per l’Italia e per il sogno europeo che si potrebbe trovare stretta tra sanzioni e Troika che facendo schizzare lo spread oltre la quota 400 intaccherebbe i risparmi degli italiani arrivando ad un rischio certo del default e potrerebbe condurre il Governo italiano alla capitolazione su scelte finanziariamente non in linea con gli investimenti e l’abbattimento dell’IRES alle imprese che determinerebbe un’immediata ripresa industriale.

Fortuna ha voluto che dopo il declassamento dell’agenzia di rating Moody’s, le previsioni economico finanziarie per l’Italia ad opera di Standard & Poor’s sia stato solo rivolto ad un outlook negativo che non compromette la stabilità economica italiana non penalizzando il Paese con la classificazione di titoli “Junk”, titoli spazzatura.

La solvibilità dell’Italia è dettata anche da un’enorme avanzo primario di cui gode lo Stato, grazie anche all’abitudine di risparmio dei cittadini italiani che con i loro conti correnti ed i loro investimenti finanziari, superano del doppio il debito pubblico del Bel Paese.

La solvibilità e la solidità dei cittadini italiani non deve essere lo status ed il fronte di scontro con l’Unione Europea in quanto proprio i cittadini italiani potrebbero vedersi volatilizzare parte dei propri risparmi per ricapitalizzare l’Italia e riportare a zero il debito pubblico.

La manovra varata dal Governo italiano, al momento, pesa sulla competitività e sulla crescita che sta erodendo giorno dopo giorno la fiducia degli investitori e presto potrebbe intaccare l’accesso al credito delle banche mettendo in crisi i comparti industriali e gravando anche sui cittadini italiani in costi delle operazioni bancarie e maggiori tassi d’interesse che alla lunga potrebbe infrangere il sogno europeo.

La manovra economica keynesiana non è conforme allo standard che ci si sarebbe aspettati in quanto avrebbe dovuto spingere sugli investimenti per poi rivolgersi anche alla classe debole del Paese, mentre è stata orientata per un 80% agli aiuti economici verso i deboli e ad un 20% verso un principio di investimenti.

La solidità delle banche italiane non è certo messa in discussione ma, contrariamente a quanto accade per la Gran Bretagna, l’Italia non gode più dell’appoggio della Banca d’Italia e non può più batter moneta sovrana per sostenere l’economia rendendo probabile un’ulteriore ricapitalizzazione bancaria per sostenere uno spread che sta erodendo il valore dei BTP incamerati nei forzieri delle banche stesse.

La volatilità dei mercati, provocata soprattutto dalle tensioni e dai toni esacerbati che sono scaturiti tra l’Italia è l’Unione Europea sulla legge di bilancio, dovranno per forza abbassarsi e dissolversi per non arrivare al disgregamento dell’Unione Europea stessa o all’uscita dell’Italia che nessuno si auspica in quanto dopo l’uscita dell’Inghilterra scatenerebbe una tempesta finanziaria non facilmente controllabile.

Sogno Europeo - Back Finanza

Aprire un conto bancario estero

Aprire un conto bancario estero è un’operazione perfettamente legale sia per la legislazione italiana che per quella europea ma deve essere svolta con la massima trasparenza e sotto l’esperta guida di un consulente finanziario.

aprire un conto bancario estero - conto bancario - conto bancario estero

L’ausilio di un professionista è utile per non incorrere in problematiche sempre in agguato ed essere agevolati dalle normative di legge che proteggono le operazioni economiche bancarie tra Stati.

Inutile è dire che aprire un conto bancario estero non esime dal dichiarare la propria redditualità ed i propri conti correnti esteri al fisco, ma anzi, è la possibilità per tutelare i capitali diversificandoli dalle banche dello Stato di appartenenza dove spesso, a causa di periodi storici particolari, potrebbero essere a rischio.

La decisione di aprire un conto bancario estero può essere vantaggiosa nel momento in cui si hanno timori sulla solidità del sistema finanziario del proprio Stato e può portare a scelte diverse che possano garantirci anche una maggior redditività diminuendo il rischio, come l’aprire una società all’estero che operi realmente a livello internazionale, investire una parte dei capitali in fondi di investimento, il costo delle operazioni bancarie nettamente più basse ed una maggior possibilità di investimenti esteri ricordandoci che il profitto non è un reato ma un vantaggio per chi lo realizza.

Nell’Unione Europea, tutti i cittadini di uno Stato membro hanno il diritto di aprire un conto bancario, a parte qualche eccezione come la Gran Bretagna che ha dato una forte stretta a questa pratica consentendone l’apertura solo ai cittadini residenti.

Il trasferimento delle somme deve sempre avvenire seguendo l’iter bancario in modo da consentire la massima trasparenza e tracciabilità ma soprattutto, rispettando le normative legali che tuteleranno i capitali per rispettare l’inoppugnabilità di evasione fiscale o di fondi di dubbia provenienza.

Nel momento in cui viene effettuata l’operazione di aprire un conto bancario estero, a prescindere dalla rilevanza del capitale versato, avremo comunque l’obbligo in fase di dichiarazione dei redditi, di far compilare ad un commercialista o compilare noi stessi i conti correnti esteri e nel caso di cittadini italiani, il quadro RW riquadro PF dichiarando la giacenza media dell’anno, lo Stato di appartenenza dell’agenzia bancaria ed il nome dell’Istituzione bancaria dove sono depositati i capitali, eventualmente per rendere la cosa ancora più trasparente, potremo tranquillamente dichiarare le coordinate bancarie (tanto nessuno potrà prelevare nulla) e non dovremo dimenticarci di versare la tassa di Euro 34,20 per ogni conto bancario detenuto, dovuta allo Stato Italiano se siamo cittadini residenti in Italia.

Tutte le operazioni di scelta bancaria, di eventuali investimenti e di apertura di un conto bancario estero, se realizzate da un professionista in maniera corretta, consentiranno il rispetto della massima legalità adattandosi meglio alle esigenze reali del cliente.

I funzionari della SHADOIT CONSULTANCY GROUP, possono aiutarvi nelle varie operazioni iniziando da una seria ed approfondita consulenza per essere sicuri che l’esigenza di aprire un conto bancario estero e/o eventuali investimenti, derivino effettivamente da una riflessione serena e certa che consenta un valore aggiunto all’investimento del cliente per proteggere i risparmi bancari ed i beni del cliente.

Aprire un conto bancario estero è conveniente anche per quanto riguarda l’Italia che in questo momento storico sta attraversando un periodo difficile.

Se cerchiamo su internet, troveremo anche filmati del vice premier italiano Salvini e dell’economista del suo partito Borghi, che dicono apertamente che se dovessimo abbandonare l’Euro per il ritorno alla moneta sovrana la cosa dovrebbe essere tenuta segreta fino all’ultimo istante e ciò vorrebbe dire che un venerdì gli italiani andranno a dormire con l’Euro e si risveglieranno con il conto congelato per 30 giorni e solo in seguito si renderanno conto che i propri risparmi sono stati convertiti in Lire e per di più svalutati di un quarto e cioè il valore del proprio patrimonio si ridurrebbe dal 50% al 25%, uno scenario Argentino se non Venezuelano.

Fortunatamente lo scenario apocalittico italiano molti lo possono scongiurare aprendo conti bancari regolari all’estero e spostando i propri patrimoni legalmente, attenendosi alle leggi in vigore nel proprio Stato.

L’uscita dall’Euro per un Paese fondatore come l’Italia sarebbe un’apocalisse che è stata già presa in considerazione dalla Banca Centrale Europea che nei 30 giorni, aggredirebbe i risparmi degli italiani, senza che il Governo possa fare niente se non proclami che cadrebbero nel vuoto, per riprendersi il valore del debito pubblico acquistato dall’Istituto Bancario Centrale con il quantitative easing.

conto bancario estero

Aprire un conto bancario estero è comunque una buona prospettiva per i propri risparmi, sapendo che lo si può amministrare con l’Home Banking (internet Banking), si possono quindi fare tutti i bonifici che necessitano ed utilizzare il proprio denaro per mezzo di Debit Card (Carte di Credito Ricaricabili) avendo anche la possibilità di eventuali investimenti flash che solitamente con la burocrazia delle proprie banche viene impedita.

L’uscita dall’Euro coinvolgerebbe uno scenario disastroso per l’Italia, contrariamente a quanto accadrà alla Gran Bretagna che avendo sempre mantenuto una propria moneta GBP (Great British Pound) ed una sua Banca Centrale (Banca d’Inghilterra) che eviterà con il BREXIT la svalutazione delle abitazioni (immobili), la svalutazione in borsa delle proprie aziende ed altri disastri economici finanziari a cui altri Paesi andrebbero incontro.

Con il declassamento da parte delle agenzie di rating del debito pubblico italiano si avvicina lo spettro del default per alcuni istituti finanziari italiani di cui, ovviamente, risulta un terno al lotto indovinare chi sarà il primo ed i risparmi degli italiani sarebbero a forte rischio.

Al giorno d’oggi la sicurezza degli investimenti per un mercato finanziario sempre in fibrillazione diventa necessaria e necessario è capire come rendere sicuro e protetto il proprio patrimonio.

Contrariamente a ciò che avviene per altri Paesi anche extra U.E., l’Italia ha una scarsa cultura finanziaria ed i suoi cittadini, dopo tanti annunci avvenuti nell’ultimo ventennio ad opera dei Governi che si sono succeduti, hanno disimparato le elementari normative vigenti sia a livello internazionale, ma soprattutto vigenti nell’Unione Europea e dell’Italia stessa avendo oramai la paura di aprire un conto bancario estero e domandandosi della perfetta legalità laddove ribadiamo da sempre che è una cosa perfettamente legittima e non ci sono limiti o preclusioni se fatta alla luce del sole e soprattutto sotto l’attenta guida di un funzionario esperto in politiche bancarie ed internazionali.

Aprire un conto bancario estero è un valido strumento per sentirsi garantiti in caso di default e perdita di valore dei BTP italiani mettendo al sicuro i propri risparmi avvantaggiandosi anche di una migliore redditività, minori spese ed eventuali investimenti in valuta.

CONTI CORRENTI BANCARI OFFSHORE

Una cosa a cui spesso non si pensa, è che il costituire una società inglese ed il trasferire i propri averi come fondo societario è un’operazione perfettamente lecita ed anzi, lo si può considerare un’ottimo investimento in periodi in cui i fondi personali possono essere aggrediti o da crisi finanziarie o da eventuali pignoramenti o da strane tassazioni o fallimenti bancari che potrebbero portare al dissesto finanziario e, la diversificazione su diversi Istituti Finanziari che aprono il conto corrente bancario estero ad una società, sono cosa normale e perfettamente legale, dividendo i fondi in banche poste in diversi Stati in modo da avere il massimo della tranquillità.

E’ normale che possano avvenire possibili controlli, ma nel tal caso, basta aver conservato con cura tutta la documentazione che consenta di dimostrare la liceità delle varie operazioni svolte in tutta regolarità e trasparenza e nessuno potrà trovare da obiettare nulla.

 

Per chi invece vuole operare personalmente non importandosi di costituire società, siamo sempre a ricordare l’evasione dell’IVAFE e cioè l’imposta patrimoniale da pagare per le attività finanziarie detenute in Paesi esteri con la semplice dichiarazione e pagamento fisso pari ad oggi, a € 34,20 che costituisce una somma accettabilissima per chiunque e che mette al riparo da eventuali ritorsioni fiscali.

Aprire un conto corrente estero serve a mettersi al sicuro da un rischio bancario del proprio Paese e non a trasferire illegalmente i propri soldi o generare fondi neri, non bisogna mai farsi incantare da fantastiche promesse che nessuno potrà mai mantenere, lo scopo di un conto bancario estero deve essere solo per investimento e protezione del proprio patrimonio.

Tutta l’operatività bancaria viene effettuata con l’Internet Banking o meglio, quello che molti conoscono come Home-Banking, con una carta di debito (carta di credito ricaricabile) con costi che sono di gran lunga inferiori a quelli praticati solitamente nelle banche del proprio Paese e con la semplicità di gestione di un comune conto bancario, oltre che spesso, poterlo amministrare dal proprio cellulare.

Purtroppo in questo periodo di economia al ribasso, un creditore potrebbe voler pignorare il saldo attivo di un debitore e potrebbe farlo anche nel caso in cui il debitore abbia un conto bancario estero, ma nulla toglie al debitore di investire nei fondi di una società offshore o estero-europea o investire in una società LLC americana rendendo di fatto inattaccabile il patrimonio, tanto più che i conti correnti extra U.E. rendono l’operazione di recupero quasi impossibile.

La SHADOIT CONSULTANCY GROUP conta sull’elevata professionalità dei propri consulenti e sull’appoggio di società partner finanziarie di provata, lunghissima e privilegiata esperienza, che potranno aiutarvi nel risolvere i vostri problemi, basterà solo CONTATTARCI

Back Finanza

Spread a 400 per Italia

Spread a 400 per l’Italia, ecco qual’è il rischio per un Paese messo sotto stress dai mercati finanziari a causa del vociferare continuo su una manovra economica pericolosa che il Governo vorrebbe mettere in atto giocando contro il pareggio di bilancio garantito nel passato dai precedenti governi

Spread - spread a 400

Giorno dopo giorno, contro tutti i consigli elargiti dall’Europa che, non ha alcun interesse nell’eventuale caduta dell’Italia con un debito pubblico spaventoso di circa 2300 miliardi di euro, consigli dettati dall’evitare il trascinamento nel baratro di altri Stati membri, si sta consumando una deriva finanziaria allarmante che sta bruciando decine di miliardi.

L’impasse del Governo italiano sul “reddito di cittadinanza”, dove non può essere considerato un vero investimento ma bensì un modo lodevole per cercare di dare una speranza a milioni di cittadini italiani caduti in povertà a causa della chiusura di tantissime aziende, ha portato il Ministro delle Finanze Tria a dover scegliere se scontrarsi con i mercati e l’Unione Europea o guardare alla povertà di una parte del suo popolo cercando di dargli una possibilità di sostentamento.

Ciò che sta scatenando i mercati finanziari con relativo innalzamento dello spread, è il rischio di instabilità dell’Italia qualora venisse effettuata una manovra con un deficit al 2,4% se non superiore, che determinerebbe un’immediato innalzamento per l’Italia dello spread a 400, caratterizzando la crisi finanziaria grave, la chiusura di molte banche che non riuscirebbero a ricapitalizzare il proprio patrimonio, la chiusura di tantissime aziende con relativo impoverimento di tantissimi italiani e la venuta immediata della Troika per cercare di salvare il salvabile.

La speranza dei più importanti manager e delle banche stesse, è che il Governo decida di essere più costruttivo ed attento, decidendo di modificare il D.E.F. (Documento di Economia e Finanza) arrivando ad un compromesso accettabile che vada dallo 1,8%  fino ad un massimo del 2%, cercando di effettuare manovre veramente di investimento e non di promesse elettorali che potrebbero essere solo rimandate di qualche anno, riuscendo a portare il pareggio di bilancio a zero per poi pensare sia al “reddito di cittadinanza”, sia alla “pensione di cittadinanza” che ad una sorta di “flat tax”, non mettendo a rischio default il Bel Paese ed evitando un spread fuori controllo.

Il rischio di uno spread a 400 sarebbe la soglia critica oltre il quale le banche, che sono state fino ad ora i maggiori acquirenti dei titoli di Stato italiani, si troverebbero con indici patrimoniali sotto i livelli che la B.C.E. ha imposto già da tempo e dovrebbero obbligatoriamente ricapitalizzare il proprio capitale.

Già l’altalenare delle borse ed il sali scendi dello spread sta mettendo a rischio molti Istituti bancari che hanno iniziato ad intaccare il proprio patrimonio, non dimenticando che verso la fine di ottobre si avranno i responsi sull’eventuale declassamento dell’Italia che, tutti gli operatori finanziari, si augurano non avvenga in quanto condurrebbe a vendite massicce di Btp Italiani soprattutto da parte di fondi americani ed al non più possibile intervento della B.C.E. che per regolamento non potrebbe più acquistare i titoli in quanto declassati a titoli spazzatura.

Back Finanza

Italia a rischio default

Italia a rischio default, è questo il pensiero che sta balenando nella mente di tutte le persone responsabili che comprendono un minimo di economia e finanza, con il Governo Italiano deciso ad aumentare il deficit e fare un bel pò di debito pubblico

Italia a rischio default - default - Italia default

La manovra del Governo Italiano non ha cercato in alcuna modo di allentare la stretta dei mercati ed esponendo l’Italia al rischio Troika, proprio come avvenne nel passato per la Grecia e come peraltro, fu evitato dal Governo Italiano a guida del tanto criticato ministro Monti.

Italia a rischio default, con una manovra economico finanziaria che aumenta il debito pubblico fino al 2,4%, in contro tendenza all’ 1,6% previsto, sta andando contro tutti i consigli che gli erano stati elargiti dall’Unione Europea, soprattutto dal Presidente della B.C.E. che essendo un’italiano, anche se super partes, aveva sempre cercato di andare incontro alle esigenze dei vari Governi Italiani che si sono succeduti negli ultimi dieci anni.

Il vice premier facente funzioni di Ministro del Lavoro e del Ministero dello Sviluppo Economico esultava dichiarando che i mercati finanziari avrebbero compreso l’importanza della scelta, senza pensare che l’Italia non sta facendo più debito per garantire maggiore occupazione e quindi sviluppare e dare uno sprint energico alla produzione industriale e facilitare le nuove imprese, ma sta semplicemente garantendo l’assistenzialismo, una pre-annunciata patrimoniale anche a discapito di chi lavora, con un qualcosa che definisce “reddito di cittadinanza” e portando l’Italia a rischio default.

Lo spettro della Troika che non spaventa gli stolti ma che ha fatto piangere i greci, è un triste presagio per il Bel Paese che con la sua amministrazione improvvisata, sta mettendo a rischio le vite di tutti i cittadini italiani.

E’ facile e sarebbe bello vivere su un divano, uscire quando si vuole, non lavorare ma, la vita ha insegnato a tutti, o lo dovrebbe aver fatto, che solo con il lavoro si possono raggiungere obiettivi importanti e duraturi nel tempo, solo con la produzione si può aumentare il PIL che tanto piace ai mercati internazionali e quindi agevolare le vendite dei Titoli di Stato dai cui proventi vengono finanziati gli stipendi della Pubblica Amministrazione italiana.

Le manovre economiche contro tendenza, l’Unione Europea le avrebbe anche accettate come ha fatto nel passato per altri Stati membri, ma è ovvio che dovrebbero essere orientate ad investimenti per una crescita seria e non per lautissime mance elettorali necessarie a rabbonire i propri concittadini per consentire l’avverarsi di un “Libro dei Sogni” realizzato durante le varie campagne elettorali.

L’abbassamento del cuneo fiscale alle imprese, una sorta di pseudo “flat tax” che per l’ordinamento costituzionale italiano deve essere obbligatoriamente con aliquote crescenti ma, che se abbassate come avrebbe voluto la parte di Governo costituente il partito dell’altro Vice Premier Salvini, avrebbe sicuramente incentivato le aziende dandogli l’ossigeno necessario per ripartire e riprendersi le quote di mercato internazionale perse durante gli oltre 10 anni di recessione a cui abbiamo assistito.

Un deficit fatto per consentire nuove Start Up e nuove Aziende nel sud Italia per dare occupazione e non per smantellarla come era nei pensieri del partito di maggioranza al Governo con l’affare ILVA, sarebbe sicuramente stato ben gradito ai mercati finanziari.

Questi sono investimenti e non l’assistenzialismo al quale vorrebbero farci assistere che chiamano altresì investimenti; noi pensiamo che il partito di maggioranza non abbia la benché minima idea di cosa siano i veri investimenti, quelli che devono fruttare nel tempo, quelli che alla lunga ti fanno guadagnare soldi e non perderli, quelli che consentono la crescita economica di un’azienda, di una famiglia, di uno Stato cercando di evitare di portare l’Italia a rischio default.

Gli italiani occupati, ma anche coloro che lo cercano, che hanno a cuore il bene del loro Paese, sperano che l’ultimo baluardo di saggezza e cioè il Presidente della Repubblica italiana, intervenga bocciando il Documento di Economia e Finanza (DEF) ancor prima che lo faccia l’Unione Europea che esporrebbe l’Italia a rischio default.

Come spesso avremo avuto modo di sentire, il BrExit del Regno Unito è stato valutato e comunque viene amministrato e gestito, cercando di garantire l’uscita della Gran Bretagna nel modo meno doloroso possibile evitando il “No DEAL” che sarebbe altresì disastroso per l’economia dell’Inghilterra.

Una manovra economica come quella pretesa dal partito di maggioranza italiano è scoraggiante per i mercati, già si vedono i segni tangibili di uno Spread che sale e delle borse in fibrillazione che vendono, laddove qualora crollassero, assisteremmo alla chiusura di moltissime banche, alla perdita economica dei conti correnti degli italiani che alla fine dovrebbero garantire l’enorme fardello del debito pubblico, alla chiusura delle aziende ed ai relativi licenziamenti che ne scaturirebbero, alla Troika che cercherebbe di salvare il Paese per evitare il contagio degli altri mercati europei ed alla fuori uscita dell’Italia dall’Unione Europea non per sua volontà, ma per volontà degli altri Stati membri portando l’Italia a rischio default quasi sicuro.

Che la Francia abbia pensato ad aumentare il suo debito pubblico a fronte di un debito economico finanziario non indifferente, è stata la scusa per generare questo Documento di Economia e Finanza disastroso, non tenendo conto che la Francia ha un PIL che vola quasi quanto quello tedesco e che l’Italia nel tempo è diventata il fanalino di coda europeo, cosa nascosta da molti giornali ma sbandierata da economisti di prestigio.

L’Italia è stata per tantissimi anni, fin dal dopo guerra, la settima potenza economica mondiale ma, ad oggi, diventa difficile poter investire nelle azioni di questo Paese con l’acquisto dei suoi titoli di Stato.

I conti correnti nelle banche italiane sono diventati a forte rischio e non è un caso che il Governo del ministro Monti impose l’apertura dei conti correnti a tutti i possessori di partita I.V.A. estendendoli a tutti coloro volessero farsi pagare un lavoro; si era garantito un’assicurazione sull’Italia a rischio default.

E’ solo questione di tempo e di buon senso che tutti ci auguriamo prevalga all’ultimo momento.

Back Finanza

Email porno truffa

Email porno truffa fanno parte delle segnalazioni di spam che in quest’ultimo periodo subissano gli organi della Polizia Postale italiana, con il tentativo di estorcere danaro per evitare che vengano diffuse informazioni compromettenti riguardanti visite su siti pornografici

Email porno truffa - Spam

La migliore scelta è non cadere nell’inganno, ignorare il contenuto dell’email porno truffa e gettarla nel cestino del nostro client di posta elettronica in quanto è tutto falso.

Tecnicamente, non è possibile inserire virus o malware direttamente all’interno di un server di posta elettronica, senza che il sistemista se ne accorga ed il sistema non gli segnali una violazione di protezione, specialmente se si tratta di spam.

I sistemi server email, godono di sistemi di protezioni che pochi conoscono, specialmente se sono di proprietà di aziende private e non in co-location, i sistemisti che seguono queste macchine predispongono sempre delle trappole e dei sensori software contro lo spam, che qualora scattassero invierebbero immediatamente una segnalazione di allarme con la conseguenza di mettere offline il sistema fino a completa verifica.

Persino i sistemi Microsoft sono protetti quasi adeguatamente da un antivirus di sistema ed un firewall e solo uno sprovveduto avrebbe il coraggio di disabilitarli per leggere un messaggio pervenuto via email.

Il contenuto spam della email porno truffa recitava il seguente messaggio:

“Il tuo account è stato hackerato! Salve!

Come avrai già indovinato, il tuo account è stato hackerato, perché e da li che ho inviato questo messaggio.

Io rappresento un gruppo internazionale famoso di hacker.

Nel periodo dal 22.07.2018 al 14.09.2018, su uno dei siti per adulti che hai visitato, hai preso un virus che avevamo creato noi.

In questo momento noi abbiamo accesso a tutta la tua corrispondenza, reti sociali, messenger.

Anzi, abbiamo i dump completi di questo tipo di informazioni.

Siamo al corrente di tutti i tuoi “piccoli e grossi segreti”, si si… sembra che tu abbia tutta una vita segreta.

Abbiamo visto e registrato come ti sei divertito visitando siti per adulti… Dio mio, che gusti, che passioni tu hai…

Ma la cosa ancora più interessante è che periodicamente ti abbiamo registrato con la webcam del tuo dispositivo, sincronizzando la registrazione con quello che stavi guardando!

Non credo che tu voglia che tutti i tuoi segreti vedano i tuoi amici, la tua famiglia e soprattutto la tua persona più vicina.

Trasferisci 300$ sul nostro portafoglio di cripto valuta Bitcoin-19U- qqd8mvBNMAZHVQ8XAZsvxnT- 7VoVn8iS

Garantisco che subito dopo provvederemo a eliminare tutti i tuoi segreti!

Dal momento in cui hai letto questo messaggio partirà un timer.

Avrai 48 ore per trasferire la somma indicata sopra.

Appena l’importo viene versato sul nostro conto tutti i tuoi dati saranno eliminati!

Se invece il pagamento non arriva, tutta la tua corrispondenza e i video che abbiamo registrato automaticamente saranno inviati a tutti i contatti che erano presenti sul tuo dispositivo nel momento di contagio!

Mi dispiace, ma bisogna pensare alla propria sicurezza!

Speriamo che questa storia ti insegni a nascondere i tuoi segreti in una maniera adeguata!

Stammi bene! “

Ora, per quanto questa email porno truffa sia stata scritta in lingua italiana quasi corretta, nessuno può assumere il controllo di alcun dispositivo ed installare un virus penetrando abusivamente in una email.

Il consiglio che i tecnici della SHADOIT CONSULTANCY GROUP danno sempre ai loro clienti è di cambiare la password periodicamente e non utilizzare mai password facili da scoprire, ma utilizzare parole complesse con almeno una serie di numeri attaccati e mai con riferimenti alla data di nascita.

La domanda che bisognerebbe farsi è: “ come hanno trovato il mio indirizzo email ? “

Per chi ha uno Storage Email, non sarà possibile risalire all’IP di colui che l’ha inviata in quanto essendo un IP mascherato e falso, il sistema Server Email farà sembrare che lo spam e l’email porno truffa stessa, sia stata inviata dal nostro stesso account e già questo, dovrebbe farci comprendere della falsità dell’email.

Le nostre vite social (e non sociali), sono destinate ad essere sempre tracciate a causa di registrazioni che pretendono l’inserimento dell’indirizzo email; spesso, consigliamo di aprire una casella email su Yahoo o su Google ed utilizzarla per queste evenienze per evitare l’eccesso di spam, in modo da lasciare quante meno tracce riconducibili alla nostra privacy ed agli indirizzi di posta spesso utilizzati per lavoro.

Comunque, diffidate sempre di premi, di banche che possono essere anche le vostre e che vi inviano email spam e phishing per motivi di sicurezza o altro, ricordate sempre che se la banca ha qualcosa di importante da comunicarvi si metterà in contatto con voi telefonicamente e non vi richiederà le vostre coordinate bancarie, i vostri accessi bancari e le vostre password per email e tanto meno telefonicamente.

EMAIL PORNO TRUFFA - Blog I.T. - IT BLOG

Attacchi DdoS

Attacchi DdoS su piattaforma distribuita sono all’ordine del giorno con le “guerre” che si combattono con strumenti informatici al posto delle armi, subendo danni finanziari ingenti, di immagine e di credibilità, che possono mettere in ginocchio dalle piccole fino alle grandi aziende, arrivando a piegare intere nazioni

Attacchi DdoS - Blog I.T. - IT BLOG

I cracker (coloro che distruggono) e non gli hacker come solitamente in tanti sono abituati a dire, finalizzano gli attacchi DdoS grazie alle nuove tecnologie che sono penetrate perfino in alcuni elettrodomestici della domotica casalinga, con firmware che non permettono protezioni adeguate e password hard.

Che una lavatrice o un televisore di ultima generazione possano portare attacchi DdoS può sembrare una barzelletta ma in effetti non lo è e dato che hanno tutte le caratteristiche informatiche per memorizzare programmi, non è raro che possano essere contagiate da malware che le trasformano in parte di una bot-net pronta a servire il cracker per gli scopi che si prefigge: “distruggere, accecare i portali web e ricattare i web master”.

Un attacco DoS (Denial of Service) ha come scopo impedire l’uso di una risorsa di rete, fino a portare ad un rapido esaurimento delle risorse in termini di memoria e CPU, rendendo talmente sovraccarica la banda della rete wan (internet), da non permettere l’apertura delle pagine di un portale web.

Esiste anche un altro tipo di attacco al quale possono partecipare decine di migliaia di macchine, ed è a questo punto che si parla di DDoS (Distributed DoS) ed è facile intuire il motivo per cui molti sistemisti arrivano al punto di dover interrompere il flusso dati della rete wan (internet) per non ritrovarsi con situazioni impossibili da gestire e seriamente devastanti per i server e le informazioni in essi contenute.

I sistemi GNU/Linux sono quelli che riescono quasi sempre a mitigare attacchi DdoS in quanto grazie alle IPTABLES e ad una gestione della rete a basso livello, da terminale, consentono la manipolazione del traffico UDP ed ICMP riuscendolo a dropparlo con poche righe di codice ed a tracciare adeguatamente il mittente anche se falsificato grazie alla tecnica dello spoofing.

Spesso gli attacchi DdoS, subissano le vittime con un enorme numero di richieste di apertura di connessioni TCP che non vengono concluse perché il pacchetto di risposta inviato al mittente è falsificato (attacco SYN flood), impegnando inutilmente le risorse del server fino a bloccarlo completamente.

Google, il cosiddetto Gigante di Mountain View, ha messo a disposizione un servizio atto a mitigare questo tipo di attacchi, ma ovviamente, nulla può contro la noncuranza di alcuni sistemisti che non inseriscono password hard ma password che vengono facilmente scovate, che non si prendono la cura di proteggere i loro sistemi al meglio, ma li installano e pensano che con una semplice abilitazione del firewall perimetrale, nulla possa accadere, mentre i cracker sono sempre pronti a render loro la vita difficile.

Project Shield di Google, è un servizio gratuito che consente di effettuare una replica del proprio portale modificando i dns del proprio dominio, riuscendo a percepire l’intensità degli attacchi DdoS filtrando il traffico e facendo sì che il servizio web continui ad erogare regolarmente le informazioni.

Il servizio di Google, memorizza nella cache i contenuti del portale web, consentendo di ridurre le richieste di traffico al server mitigando gli attacchi DdoS, permettendo di non sovraccaricare la macchina e proseguendo nell’erogazione delle informazioni.

Attacchi DdoS - Blog I.T. - IT BLOG

BrExit No Deal

BrExit No Deal alle porte o per lo meno, la finanza ha già iniziato a fare i bagagli ed a traslocare da Londra in quanto si fa sempre più presente lo spettro del “No Deal” e cioè “Nessun Accordo”, portando alla luce tanti nodi irrisolti a partire dalla regolamentazione del commercio a finire con la libera circolazione delle persone.

BrExit No Deal - Londra - Gran Bretagna - Regno Unito

Banche di non ininfluente importanza come l’HSBC che tra l’altro negli ultimi anni avevano già dato una forte stretta all’apertura di nuovi conti correnti bancari per coloro che non risiedevano nel Regno Unito, hanno già iniziato il trasferimento di alcune succursali in Francia mettendo in difficoltà il Primo Ministro inglese Theresa May che in accordo con gli esponenti dell’Unione Europea ha concordato lo slittamento all’uscita del Regno Unito da marzo 2019 a dicembre 2020 per cercare di risolvere le divergenze che indubbiamente avrebbero determinato uno strappo con l’Europa.

Il “BrExit No Deal” produrrebbe effettivamente il rialzo nei costi delle merci vendute in Gran Bretagna a causa dei dazi e degli aumenti delle tariffe per le importazioni ed esportazioni richieste ai Paesi extra U.E. portando il Regno Unito nelle braccia dell’ Organizzazione del Commercio Mondiale.

Il ritorno all’apertura di istituti bancari britannici in Europa diverrebbe un obbligo in quanto le banche britanniche non potrebbero operare nei Paesi dell’Unione senza una presenza fisica e quest’eventualità ha già determinato l’inizio dello spostamento di alcune filiali bancarie verso il Vecchio Continente mettendo il allarme il cuore finanziario della City che già da tempo preme sul Governo Inglese per un’uscita controllata e con pieno accordo delle parti in causa.

Le borse nella City sono in fibrillazione già da qualche tempo ed un BrExit No Deal non piacerebbe alla maggior parte dei cittadini britannici che avrebbero, a questo punto, tutto il diritto di andare nuovamente a referendum per decidere se rimanere nell’Unione Europea o affrontare tutte le conseguenze che potrebbero scaturire da un mancato accordo, proprio come il rischio  default italiano a causa della proposta indecente del Documento di Economia e Finanza.

Tutti gli sforzi sono protesi per una separazione indolore ed anche da parte dell’Unione Europea ci sono tutti i presupposti perché la Gran Bretagna continui a prosperare indipendentemente dal risultato dei negoziati non arrivando a generare problemi per i cittadini britannici che si troverebbero ad affrontare costi aggiuntivi che determinerebbero un rialzo del costo della vita.

Un BrExit No Deal potrebbe quasi sicuramente portare a problematiche enormi nel settore dell’Import – Export mettendo in seria difficoltà tutte quelle aziende che fino ad oggi hanno prosperato con il mercato globale, comportando un aumento dei prezzi per gli acquisti online e ritardi a causa di controlli transfrontalieri più rigidi.

Stranamente, la patente Europea rimarrà valida nel Regno Unito, contrariamente a quella dei cittadini britannici che sarebbero costretti alla richiesta di patenti internazionali non potendo più guidare negli Stati Europei, come anche il passaporto dovrebbe essere sostituito con quello britannico.

Il nuovo referendum proposto dal primo cittadino di Londra non è un’idea tanto peregrina in quanto ad oggi, una gran parte dei cittadini britannici sembra stiano ripensando all’uscita del proprio Stato dall’Unione Europea che porterebbe problematiche a cui non pensavano si potesse arrivare, forti del fatto di non aver mai aderito alla moneta unica (Euro) ma di aver mantenuto la Sterlina ed una Banca Centrale (Banca d’Inghilterra) perfettamente in autonomia come nel passato.

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BrExit e i Mercati Internazionali

BrExit e i Mercati Internazionali, per il Regno Unito “non sarà come il mondo di Mad Max”, queste sono state le parole del segretario di Stato britannico David Davis rivolgendosi ai cittadini britannici

BrExit

La vita fatta di povertà e miseria a seguito del BrExit No Deal, auspicata dai tanti sostenitori di un’ Europa molto frammentata, dove ogni Stato non si sente coeso con gli altri è solo un film di fantascienza che non rispecchierà assolutamente la realtà in quanto l’economia e soprattutto la finanza del Regno Unito è molto solida e l’accentramento finanziario nella City essendosi rivolto da sempre ai mercati per le primarie contrattazioni internazionali a prescindere dall’adesione all’Europa, continuerà ad essere il fulcro economico britannico.

L’allineamento del mondo degli affari, con la separazione dall’ Unione Europea, non comporterà cambiamenti in Gran Bretagna in quanto le nuove norme saranno allineate con quelle Europee e le imprese non subiranno flessioni di mercato e non risentiranno dell’import-export nazionale a seguito del BrExit.

Le imprese britanniche, da sempre rispettate e viste come un’entità economico-finanziaria superiore alle altre imprese europee, fiore all’occhiello ed orgoglio per il Regno Unito, anche dopo il BrExit, continueranno a lavorare e ad affermarsi a livello mondiale continuando a dare lustro alla Corona Britannica con la loro serietà, tenacia e classe che da sempre le contraddistingue.

L’uscita della Gran Bretagna dal Mercato Unico non condurrà al collasso economico ed ogni previsione in tal senso ha solo l’interesse di flettere e mettere in fibrillazione i mercati per avviare l’inizio di speculazioni che cadranno senza ombra di dubbio nel vuoto, con perdite pesanti per chi le tenterà.

La fortuna della Gran Bretagna è stata nel non aderire alla moneta unica (l’ EURO) e rimanere con la sterlina, forte di una banca centrale nazionalizzata (Banca d’Inghilterra) e sganciata dalla Banca Centrale Europea, dove pur avendo una moneta altalenante ma indiscussa, non è stata mai messa in pericolo come è invece accaduto ad altri Paesi dell’area EURO.

Rimane il fatto che fino all’ultimo momento, il Regno Unito possa fare un passo indietro rinunciando al BrExit e rimanere nell’Unione Europea dando molto da riflettere al Primo Ministro perché il divario tra il rimanere e l’uscire dai Paesi dell’Unione, a seguito del democratico referendum, è stato sottile.

La proposta allettante dell’alleato atlantico americano che ha spronato per la fermezza verso il BrExit, non ha completamente convinto l’opinione pubblica britannica per quanto anche un ritorno sui propri passi potrebbe lasciare il senso di amarezza per i ricatti subiti durante le contrattazioni con l’Unione Europea.

Back Finanza

Post Flooding Apache

Post Flooding Apache integrato in fail2ban per proteggere il server da un attacco DDOS che ultimamente stà mettendo a dura prova i sistemi GNU/Linux portando rapidamente ad un esaurimento delle risorse e mettendo in ginocchio le reti lan ed i gestori internet sul lato wan.

POST FLOODING APACHE - Blog I.T. - IT BLOG

Post Flooding Apache, come tipologia di attacco DdoS è spesso utilizzata per cercare di rendere inutilizzabile il portale aziendale e far crashare il sistema con migliaia di interrogazioni e tentativi di invio email, prendendo di mira le newsletter e soprattutto i sistemi abilitati all’invio di email.

Il Post Flooding Apache, utilizza dei bug presenti soprattutto in sistemi non aggiornati o che integrano il servizio web server con il servizio server di posta elettronica, portando al collasso i server, le reti e soprattutto esponendo i servizi server alla messa al bando del sistema di posta elettronica (IP e nome dominio) da parte delle organizzazioni anti spam internazionali e non di meno a violazioni alle regolamentazioni informatiche emesse dall’Unione Europea (GDPR 679/2016 E.U.).

Il Post Flooding Apache può essere combattuto in un modo molto semplice e come spesso accade, viene in soccorso il fail2ban, software che si integra con le IPTABLES di Linux, che in men che non si dica renderà questo tipo di attacco inutile e libererà in un tempo accettabile l’impegno della rete del gestore internet, l’impegno della rete interna e soprattutto l’impegno del processore e della memoria del server, riportando tutto alla quasi normalità.

Per attivare il filtro Post Flooding Apache, bisogna innanzitutto creare un file nel sistema Linux:

nano /etc/fail2ban/filter.d/apache-postflood.conf

all’apertura della maschera di inserimento dati, dobbiamo semplicemente scrivere:

 

[Definition]

# match these lines to find a login fail

failregex = ^<HOST> .*\”POST [^\”]+\”

# matches this example line:

# 217.172.38.46 – – [16/Dec/2015:11:27:32 +1000] “POST /index.php HTTP/1.0” 302 270 “-” “-“

#

# don’t ignore anything

ignoreregex =

 

salvare il tutto e proseguire aprendo il file precedentemente creato jail.local o se ancora non è stato fatto, utilizzare il file di sistema jail.conf ricordando però che tale file a seguito di un eventuale aggiornamento potrebbe essere sovrascritto portando alla perdita di questa ed altre modifiche che nel tempo potrebbero essere state effettuate

nano /etc/fail2ban/jail.local

 

[apache-postflood]

enabled = true

# block these ports

port=https,http

# filter in /etc/fail2ban/filter.d/apache-postflood.conf

filter = apache-postflood

logpath = /var/log/apache2/access.log

action = %(action_)s

findtime = 3600

maxretry = 4

bantime = 21600

 

Il filtro Post Flooding Apache, così impostato e già stato testato su molti altri sistemi GNU/Linux, consentendo di mitigare questo tipo di attacco molto rapidamente, interfacciandosi con le iptables e negando l’accesso al sistema da parte degli IP incriminati che spesso sono centinaia e facenti parte di bot-net.

Qualora il filtro sembrasse eccessivamente restrittivo, sarà sufficiente inserire il valore 20 per il findtime e 10 nel maxretry.

Ciò consentirà di controllare un attacco perpetrato da un IP per 10 volte in 20 secondi.

POST FLOODING APACHE - Blog I.T. - IT BLOG

BTP e Conti Correnti

BTP e conti correnti sono da sempre legati a filo doppio in quanto con il rischio per il rating italiano di venire declassato a titoli “spazzatura” incombe prepotentemente la corsa degli investitori a vendere, peggiorando la già debole ripresa di un mercato asfittico portato addirittura a temere rendimenti sopra il 3% per la scadenza a 10 anni dando un segnale negativo ai mercati internazionali.

BTP e CONTI CORRENTI - Titoli di Stato

La crisi tanto temuta per il debito sovrano che travolgerà l’euro nel 2019 e che dovrebbe, e qui il condizionale è d’obbligo, portare la B.C.E. ad intervenire in autunno per impedire lo sfaldamento e l’uscita dalla moneta unica dell’Italia verrà determinato dall’agenzia di rating Moody’s che rivedrà il giudizio sui Titoli di Stato (BTP) a seguito dell’analisi sulla legge di Stabilità del 2019 da parte del Governo Italiano e cioè non più tardi di ottobre.

Se l’agenzia di rating Moody’s si esprimerà negativamente riguardo le opere economico-finanziarie messe in atto dal Governo Italiano, l’Italia incorrerà in una grave procedura di infrazione da parte della B.C.E. che, con le normative attuali non potrà più utilizzare il “Quantitative Easing” e cioè l’acquisto sui mercati dei BTP italiani, conducendo velocemente l’economia dell’Italia ad una paralisi totale e ad un probabile default contrariamente alla Gran Bretagna che a seguito del BrExit, continuerà a godere della fiducia dei mercati internazionali.

Ad oggi il rating espresso dall’agenzia di rating Moody’s è per l’Italia “BAA2” e cioè due punti al di sopra dei BTP “spazzatura” che, sta già innervosendo i mercati temendo un’eventuale declassamento con relativa fuga dei fondi di investimento e mettendo a rischio anche i conti correnti e quindi i risparmi degli italiani in quanto molti grandi istituti bancari hanno in pancia innumerevoli Titoli di Stato e rischieranno il fallimento.

Il rischio del declassamento figura uno scenario futuro dalle linee fosche che determinerebbe l’ascesa dei fondi speculativi, un’esplosione dei rendimenti e la perdita di accesso ai mercati finanziari primari da parte delle strutture governative finanziarie italiane e sarebbe solo il principio di un commissariamento da parte delle istituzioni europee allo stesso modo di come lo è stato in passato per la Grecia.

Per non incorrere in uno scenario a dir poco, apocalittico, già si sono intravisti i primi segnali da parte dell’odierno Governo Italiano, con un evidente schieramento Pro-Europa ma soprattutto con una più forte e rinnovata intesa con la Casa Bianca americana, dando l’impressione di riuscire a mettere in crisi l’asse franco-tedesco.

A seguito dello scenario peggiore per l’Italia, l’unica alternativa alla sospensione dei BTP rimarrebbe la Federal Reserve che potrebbe intervenire grazie alle sollecitazioni del Presidente americano per garantire le emissioni italiane facendo crollare lo spread con piccoli acquisti simili al quantitative easing della B.C.E. ma, creando un disinvolto primato storico che potrebbe determinare nel tempo l’uscita dell’Italia dall’Euro zona e la fine della moneta unica.

Nel frattempo i conti correnti dei risparmiatori italiani ne subirebbero comunque le conseguenze negative di una crisi annunciata con scenari catastrofici dovuti anche al fallimento di molte banche italiane.

Il quantitative easing fu utilizzato, come strumento di salvataggio finanziario, per dare più ampio respiro all’Italia ed impedirne il collasso finanziario già a partire dal 2012, anno in cui la Germania consigliava di fare imponenti ed urgenti riforme con grandi sacrifici per gli italiani, ma, dove già dal 2013 si intravedeva un’impassibilità nella strana conduzione finanziaria dello Stato europeo.

Si spiega ora, la grande corsa alle registrazioni di società estere in Gran Bretagna e negli Stati Uniti d’America (U.S.A). , realizzazione di fondi esteri ed apertura di conti correnti esteri non nominativi ma societari atti alla protezione dei propri capitali anche se esigui.

Back Finanza

Fatturazione Online InvoicePlane

Fatturazione Online InvoicePlane è stato scelto tra le varie soluzioni online disponibili, per soddisfare le sempre più frequenti esigenze in ambito di fatturazione aziendale  Fatturazione Online InvoicePlane  

InvoicePlane è un sistema di Fatturazione Online ma NON è un sistema operante sui nostri sistemi per professionisti italiani in quanto è preparato per chi ha società estere e questo è importantissimo in quanto la legislazione italiana prevede l’invio automatico all’Agenzia delle Entrate con sistemi che noi, per motivi di sicurezza e soprattutto in quanto società estera non abbiamo previsto e nè prevediamo di installare.

La SHADOIT CONSULTANCY GROUP si è orientata su un potente software di Fatturazione Online InvoicePlane, semplice da utilizzare, immediato nella visualizzazione del fatturato, completo nella configurazione, con la possibilità di poter gestire la soluzione contabile per aziende del Regno Unito, Francesi, Americane e di tanti altri Paesi, che consente di gestire ed inviare fatture, note di credito, preventivi ai clienti ed accettare anche pagamenti online tramite PayPal Express ed altri gateways con l’utilizzo di Personal Computer, Tablet o Smartphone grazie all’utilizzo della tecnologia Web Based.

La Fatturazione Online InvoicePlane è ora disponibile per l’utilizzo immediato su nostri server proprietari per poter iniziare a fatturare subito.

Il software di Fatturazione Online open source è InvoicePlane, un programma gratuito scaricabile dal sito ufficiale, pur tuttavia, per poter utilizzare InvoicePlane è necessario installarlo su un server Gnu/Linux perfettamente configurato soprattutto nell’ambito della sicurezza, con sufficiente spazio su disco, banda internet sufficientemente potente e perfetta configurazione per l’invio di email che potranno essere mandate ai clienti ed al commercialista avvalendosi dell’invio multiplo a più mittenti.

Acquistando il servizio di Fatturazione Online InvoicePlane messo a punto dal personale tecnico della SHADOIT CONSULTANCY GROUP, il cliente dovrà solo sedersi e preparare le fatture che, tra l’altro, potranno operare in maniera automatizzata con l’opzione della ricorrenza e non dovrà preoccuparsi di avere conoscenze tecniche per l’installazione e l’utilizzo del programma.

Il servizio è comprensivo di backup giornalieri realizzati anche in differita nel rispetto della normativa GDPR 679/2016, consentendo in caso di disaster recovery, il ripristino dei dati e del gestionale in tempi rapidi.

InvoicePlane integra tutte le funzioni necessarie per la completa gestione della Fatturazione Online aziendale consentendo di inserire clienti e prodotti completi di eventuali annotazioni, arrivando in pochi istanti all’emissione di fatture commerciali ed alla gestione del loro status contrassegnandole come “Bozza”, “Inviata”, “Vista”, “Pagata” e generando un file PDF.

Il software di Fatturazione Online InvoicePlane, prevede personalizzazioni impostabili con logo aziendale, e tutta una moltitudine di opzioni riportabili in fattura quali: informazioni aggiuntive, integrazione di molteplici forme di pagamento, gestione dei pagamenti parziali, report riassuntivi dei profitti, vendite e storico dei pagamenti nonché diverso tipo di tassazione applicabile in base allo Stato di appartenenza della società ed operando con la valuta dello Stato di registrazione.

In aggiunta alle normali funzioni, il software di Fatturazione Online InvoicePlane consente di inviare preventivi che in seguito potranno generare una fattura, impostazione di vari regimi di tassazione e nessun problema di gestione in quanto operando su piattaforma web può essere utilizzato con qualsiasi sistema operativo e qualsiasi sistema informatico o smartphone.

Con il software di Fatturazione Online InvoicePlane, si potranno aggiungere, eliminare e modificare contenuti in maniera autonoma, effettuare fatture nell’immediato grazie anche all’ausilio di uno smartphone, risolvendo spesso alcune carenze lamentate soprattutto dai free lance e rendendo appetibile il servizio.

La SHADOIT CONSULTANCY GROUP ha predisposto il pacchetto di Fatturazione Online InvoicePlane su server proprietari che consentano la fatturazione per Stati al di fuori dell’Italia e cioè società britanniche, americane etc etc purché non legate alla fatturazione elettronica.

Il pacchetto di Fatturazione Online InvoicePlane ha valenza trimestrale ed il costo è molto contenuto consentendovi di lavorare in completa tranquillità e potendolo personalizzare direttamente da programma con il vostro logo, gli estremi della vostra società e tantissime altre personalizzazioni realizzabili direttamente via browser.

Abbonamento 3 mesi   

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Abbonamento 6 mesi 
Abbonamento 1 anno 

Nel caso fosse richiesto, esiste la possibilità di affidarci il servizio di Fatturazione Online InvoicePlane conto terzi e cioè, il personale amministrativo della SHADOIT CONSULTANCY GROUP effettuerà l’emissione delle fatture per vostro conto nel rispetto della riservatezza e segretezza del compito affidatoci e l’eventuale richiesta di un dottore commercialista per il controllo e lo svolgimento di tutte le pratiche amministrative necessarie (bilanci, etc)

I nostri consulenti sono a vostra completa disposizione, se siete seriamente interessati non pensateci e contattateci.

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Perdita affidabilità bancaria

Perdita affidabilità bancaria – La perdita di affidabilità bancaria è solitamente l’inizio del pensiero del default finanziario e la chiusura della propria azienda.

Perdita affidabilità bancaria - Conto Corrente - Carte di Credito - VISA - MASTERCARD - AFFIDABILITA' BANCARIA

Il possedere un conto corrente non è mai stata un’operazione complicata sempre che non si abbiano segnalazioni varie presso gli Istituti di Credito e le Centrali Rischi Interbancari.

Con Basilea 3 si sono venute a creare molteplici complicanze per l’artigiano, il piccolo imprenditore ed il medio imprenditore che spesso si trova in difficoltà con l’irrigidimento del sistema bancario causandogli la perdita di affidabilità bancaria.

Solitamente quando avviene un protesto bancario, o si viene iscritti ai cattivi pagatori dal proprio sistema bancario nazionale, la disperazione regna sovrana perchè si è persa l’affidabilità bancarie e si avranno problemi per i pagamenti, non si avranno più bancomat se la banca ci ha chiuso anche il conto corrente o se presenti nelle varie banche dati finanziarie con pignoramenti e ipoteche giudiziali, legali o di riscossione si pensa solo al fallimento imprenditoriale.

Una delle cause che spingono le Piccole Medie Imprese o l’artigiano o il professionista verso l’insolvenza irreversibile è che il sistema bancario non ha lucidità e umiltà per cambiare alcuni meccanismi a cui si affida nella gestione del credito con problemi causando la perdita di affidabilità bancaria.

Le altre cause sono tutte nel campo dell’impresa: errori gestionali, errori di valutazione, ritardati o mancati pagamenti, ritardi nel riconoscere e nel contrastare i sintomi della crisi conducono inesorabilmente alla perdita di affidabilità bancaria.

La SHADOIT CONSULTANCY GROUP, grazie ai suoi consulenti finanziari, ha la soluzione per gli imprenditori che hanno perso l’affidabilità bancaria, permettendogli di proseguire con la loro attività utilizzando un conto corrente con IBANN, una carta di debito VISA o MasterCard con IBANN e la possibilità tramite internet banking di poter ricevere ed effettuare i pagamenti per il bene della propria azienda e nel caso venga richiesto in fase di avvio pratica, consentire addirittura ad una data prestabilita, il pagamento degli stipendi o pagamenti a fornitori con bonifico automatico su più conti correnti.

Una nuova prospettiva ci viene presentata per aggirare la perdita di affidabilità bancaria, bisogna solo pensare al futuro, a riprendersi la vita in mano e a riorganizzare il proprio lavoro perchè solo così si verranno a creare le condizioni per tornare a vivere serenamente e si ritroveranno le energie per riprendere il lavoro con maggior grinta.

Back Finanza

IVA e reverse charge

IVA e reverse charge, la confusione tra gli imprenditori e le contabilità aziendali dei vari Stati dell’Unione Europea è spesso dettata dalla mancanza di conoscenza e dalla confusione che hanno anche alcuni commercialisti poco esperti in diritto commerciale internazionale ed europeo riguardo le prestazioni d’opera per i servizi intracomunitari ed extra Unione Europea

IVA - REVERSE CHARGE

A decorrere dal 1 gennaio 2010 D.Lgs n 18/2010 Italian Law, che comprendendo la Direttiva Comunitaria n. 2008/8/CE ha completamente modificato e reintrodotto i criteri da applicare in materia di territorialità delle prestazioni di servizi.

Il problema da risolvere era inerente la tassazione ai fini IVA che per i vari Paesi dell’ Unione Europea è spesso differente o inesistente fino a circa 80.000 Sterline per le imprese del Regno Unito.

Spesso si era elusa l’IVA a causa di disinformazione o molto spesso pensando potesse essere una tassa risparmiata ed effettuando scontistiche altrimenti non possibili verso soggetti stranieri.

Si è giocato sull’ INTRASTAT Italiana, mettendo in crisi aziende straniere che non esportavano merci ma bensì servizi informatici non tangibili, costringendole a non poter operare con le aziende italiane soprattutto per ignoranza di alcuni non aggiornati commercialisti.

Per metter fine alla nube fumosa che si era creata forse artatamente, l’Unione Europea ha intrapreso la strada legislativa ed ha effettuato ben due distinzioni:

• B2B – business to business – ha preso in considerazione tutte le prestazioni rese a soggetti passivi IVA in altri Stati dell’Unione Europea

• B2C – business to consumer – ha preso in considerazione tutte le prestazioni rese verso soggetti privati

Nelle prestazioni Business to Business (B2B) l’Unione Europea ha definito che il luogo di tassazione deve essere individuato nel Paese di appartenenza fiscale del committente del servizio, altre sì, ha agito in maniera inversa nelle prestazioni Business to Consumer (B2C) individuando come luogo di tassazione ll Paese del soggetto prestatore del servizio.

Per i servizi Business to Business (B2B), si dovrà emettere fattura senza l’applicazione dell’IVA, con la dicitura di “REVERSE CHARGE” (inversione contabile) mentre per i servizi “Business to Consumer” (B2C), il prestatore d’opera dovrà applicare l’IVA nell’emissione della fattura e la percentuale sarà quella determinata dal proprio Stato fiscale.

Ora, bisogna fare anche una netta distinzione per il ricorso all’ INTRASTAT o meno e cioè, secondo la fiscalità italiana, all’ INTRASTAT bisognerà far ricorso in tutti quei casi in cui sono coinvolte merci in solido e non per servizi quali possono essere quelli non tangibili come una registrazione di un sito internet, l’assistenza informatica da remoto etc.

Esistono delle regole inerenti l’emissione di fattura che sono state stabilite a livello europeo e cioè che tutte le prestazioni devono essere fatturate entro il 15 del mese successivo e registrate entro il termine di emissione, rendendo rilevante il pagamento anticipato.

Una volta ricevuta la fattura da parte del prestatore d’opera facente capo all’ Unione Europea o Extra Unione Europea quali ad esempio le Company o le LLC U.S.A., senza che egli abbia applicato l’IVA, dovremo numerare la fattura del fornitore qualora non lo fosse già stata ed integrarla indicando l’ammontare dell’IVA che verrà calcolata a seconda dell’imposizione del nostro Stato fiscale di appartenenza, e dovremo effettuare un’auto fatturazione inserendo nella descrizione il nome dell’azienda che ha prestato l’opera, il numero della fattura e la data, inseriremo l’imponibile che abbiamo pagato e l’IVA che dovremo assolvere.

La fattura integrata, distintamente, dovremo riportarla nel registro IVA ACQUISTI ed in quello delle FATTURE EMESSE, liquidando il tributo ed eventualmente esercitando il diritto alla detrazione spettante.

Consideriamo a questo punto soddisfatto il principio che l’IVA deve essere pagata sempre ma rispettando le regole europee in vigore grazie anche al “Reverse Charge”.

Back Finanza

Finanza Italiana

Finanza Italiana nel 2018 ed il pericolo uscita dall’ Euro zona sono la preoccupazione dei mercati mondiali che stanno minando la stabilità dell’Italia a causa delle turbolenze politiche che hanno destato preoccupazione ed innescato una forte volatilità sui mercati finanziari.

Finanza - Finanza Italiana

Finanza italiana e la nascita del nuovo Governo avvenuta a quasi novanta giorni dopo il 4 marzo 2018, sembrava aver stabilizzato una crisi destinata a proseguire quando i mercati, analizzate le controverse idee di un “contratto di Governo” che altro non può definirsi se non punti di convergenza ed obbiettivi da raggiungere, hanno reso ancor più altalenanti le borse e messo maggiormente in allarme i mercati stessi.

La crisi finanziaria dell’Italia è dovuta ad un debito pubblico fuori controllo e ad un P.I.L. che non riesce ad innalzarsi ai livelli degli altri partners europei ridefinendo una contrazione nella domanda dei mercati anche a fronte di un programma di Governo troppo esoso per le finanze di un Paese già in crisi di crescita da oltre un decennio e con gravi problemi occupazionali.

I possibili scontri con l’Unione Europea, tra l’altro già avvenuti molto sommessamente prima della nascita del nuovo Governo a causa dei vincoli di bilancio imposti da Bruxelles per evitare nel passato il default dell’Italia e l’ingresso a gamba tesa della Troika, stanno generando una diffidenza nei titoli italiani e nella finanza italiana, e sembrano non aver ancora portato il buon senso in chi è debitore dei mercati internazionali.

La finanza italiana rappresentata soprattutto dalla Consob è preoccupata dalle imprese italiane che continuano con maggiore convinzione a reinvestire all’estero piuttosto che nell’economia nazionale evidenziando una sfiducia nel sistema Italia.

L’Italia ha spesso richiesto all’Unione Europea, una maggiore flessibilità per poi utilizzare quanto concesso in investimenti finanziari che consentissero la ripresa economica e la rimessa in marcia del libero mercato.

Queste concessioni economiche con la scorsa legislatura, oltre ad aver portato malumori verso l’Unione Europea, sono finite per divenire mance elettorali atte a rendere più malleabili i propri concittadini e dando segno di irresponsabilità non accettando le critiche costruttive e gli ammonimenti provenienti da Bruxelles nell’interesse del sistema economico finanziario italiano.

Bisogna anche ammettere che il nuovo Governo Italiano, aveva provato ad inserire come Ministro per l’Economia e le Finanze (M.E.F.), uno dei più grandi e stimati economisti mondiali qual’è il Prof. Savona, mettendo in seria difficoltà il Presidente della Repubblica Italiana.

In quel frangente, molti economisti notavano da subito una chiusura dei rubinetti da parte della Banca Centrale Europea, che agendo sul quantitative easing lo faceva scendere a 3,831 miliardi di euro nell’ultima settimana, dai 5,309 miliardi di euro della settimana precedente causando un’impennata dello spread, un’instabilità delle borse che reagivano immediatamente alla diffidenza Europea per un futuro Ministro euroscettico.

Il pericolo che l’Italia possa uscire dall’Euro ed automaticamente dall’Unione Europea, sembra al momento scongiurato grazie agli sforzi che la nuova compagine di Governo ha compiuto nell’affermare che non è loro intenzione mettere in crisi l’Euro ma di voler solo ridiscutere i trattati per migliorare le aspettative di vita degli italiani.

Resta comunque forte la diffidenza dei mercati a causa di promesse elettorali che difficilmente potranno essere mantenute se non facendo deficit contrario ai migliori consigli dell’Unione Europea e creando instabilità nei pagamenti che potrebbero portare l’Italia fuori dall’Euro mettendola al pari di Paesi come il Venenzuela e l’Argentina.

Gli analisti della SHADOIT CONSULTANCY GROUP, restano fiduciosi che il Governo Italiano intraprenda una strada non in deficit, ma di risparmio e risanamento dei conti pubblici che risollevino la finanza italiana e consentano una veloce ripresa economica.

Dobbiamo comprendere i manager grandi e piccoli, che stanchi di continui proclami da campagna elettorale e non trovando sbocchi economici nel loro Paese, decidano di de-localizzare le proprie imprese e dobbiamo comprendere inoltre quanti cittadini italiani, spaventati da un’eventuale uscita dall’ Euro, decidano di aprire conti correnti all’ estero per mettere al sicuro i propri beni ed i propri capitali.

Back Finanza

PRIVACY 679/2016 ULTIMA CHIAMATA PER L’ITALIA

Privacy 679/2016 ultima chiamata per l’Italia – PRIVACY 679/2016 EU, già in vigore per gli altri Stati Europei dal 2016 ed in cui ha già trovato piena applicazione laddove l’Unione Europea, per l’Italia, a causa delle problematiche legate ad una crisi persistente di cui la stessa Europa si è fatta carico riconoscendone la dimensione, ha concesso come ultimo termine la data 25 Maggio 2018, creando non pochi problemi alle aziende ed alle associazioni che non ne avevano considerato l’importanza o l’avevano da sempre sottovalutata o snobbata

Privacy 679/2016 ultima chiamata per l'Italia - Blog I.T. - IT Blog

Privacy 679/2016 ultima chiamata per l’Italia, dove la SHADOIT CONSULTANCY GROUP ha realizzato un servizio atto ad realizzare ed analizzare tutte le procedure di messa a norma per ottemperare al GDPR 679/2016 EU, forte dell’esperienza già maturata in italia per l’ex Decreto Legislativo 196/2003 grazie all’esperienza dei suoi consulenti tecnici provenienti, alcuni, da questo Stato, già preparata ed a conoscenza delle nuove stringenti regole inerenti il trattamento dei dati personali e l’importanza della sicurezza dei dati trattati in digitale, avendo già adottato e stretto le maglie per la salvaguardia degli ambienti operativi esposti ad internet ed a visite di personale aziendale esterno che in nessun caso deve poter osservare visivamente i dati presenti nei sistemi aziendali se non autorizzato.

LA PRIVACY – COSA CAMBIA

In ottemperanza alla Privacy 679/2016 EU, solo il 27% delle Aziende Italiane conosce i nuovi obblighi di legge e molte li hanno sempre considerati superficialmente… dobbiamo sperare non siate tra questi?

Dal 25 maggio 2018, senza periodi intermedi, sarà pienamente operativo il nuovo regolamento europeo sulla privacy GDPR 679/2016 EU.

Le spallucce non sono contemplate in risposta a questa importante notizia e sapete perché?

Perché anche voi dovrete tenere in considerazione la nuova regolamentazione europea inerente i dati personali dei vostri clienti.

L’anno 2016, considerato dagli esperti l’anno più disastroso dal punto di vista della Sicurezza Digitale, ha indotto le autorità competenti a decidere che bisognava intervenire sulla vigente normativa al fine da contenere in qualsiasi modo tutti i rischi provenienti dal mondo del digitale.

Pare che, su una media di 100 aziende, solo 5 possano affermare di avere un sufficiente livello di sicurezza garantendo così coloro che gli hanno affidato i propri dati.

Il 25 Maggio entrerà in vigore il Regolamento Europeo sulla Protezione dei Dati, laddove molte norme rimangono invariate altre vengono rielaborate e alcune sono state introdotte ex novo.

Il GDPR (General Data Protection Regulation) avrà un notevole impatto non solo dal punto di vista tecnologico, ma anche, e soprattutto, dal punto di vista organizzativo e legale.

 

CONCETTO DI PRIVACY BY DESIGN

Secondo quando affermato da questo principio, in tema di privacy 679/2016, occorre prevenire non correggere, per cui tutte le cautele vanno adottate già in fase di progettazione e non apposte in un secondo momento al verificarsi della mancata tutela; tale considerazione è parte integrante di un concetto ideato nel 2010 e già presente in Canada e negli Stati Uniti di America anche se spesso disattesa da alcune lobbies (vedasi caso Facebook ed altri).

 

CONCETTO DI PRIVACY BY DEAFULT

Secondo quanto affermato da questo concetto è necessario che tutte le aziende abbiano delle impostazioni predefinite in grado di trattare i dati dei loro clienti solo nella misura sufficiente alle finalità prefissate e rigorosamente nei tempi strettamente necessari al raggiungimento dello scopo le cui impostazioni e tempi siano rigorosamente predefiniti e compresi già in fase di progettazione.

 

LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO

Secondo il GDPR 679/2016 EU, bisogna avere un atteggiamento basato sulla valutazione del pericolo derivante dal trattamento, avere piena coscienza di tutti quelli che sono i trattamenti suscettibili di cagionare un danno fisico materiale o immateriale portando avanti una analisi preventiva ed una attenta valutazione.

 

LA DPIA (data protection impact assessment)

Si tratta di una procedura in grado di misurare e confermare la idoneità del trattamento con le norme in materia di protezione dei dati personali (Privacy 679/2016 EU).

In realtà bisogna applicarla anche laddove non obbligatoria in quanto si tratta di un metodo estremamente utile per monitorare l’attività in essere.

La sua obbligatorietà è determinata da almeno due dei criteri stabiliti dal regolamento come, ad esempio, nel caso della videosorveglianza e nel caso del trattamento dei dati sensibili.

 

IL REGISTRO DEI TRATTAMENTI

Tale registro è necessario e riportante i trattamenti effettuati e le procedure di sicurezza adottate non essendo una mera formalità bensì una parte integrante del sistema di corretta gestione dei dati personali.

Per questo al di là della dimensione dell’azienda può essere sempre consigliato dotarsi di tale registro spesso conservato per comoditù sotto forma di foglio di calcolo.

 

ADOZIONE DI MISURE DI SICUREZZA

Occorre che tutte le strutture adottino dei comportamenti volti a dimostrare concretamente la adozione di misure rivolte ad assicurare la corretta applicazione del regolamento affidando direttamente ai titolari il compito di decidere in maniera autonoma le modalità, le garanzie e i limiti del trattamento dei loro dati secondo il GDPR 679/2016 EU, come anche da noi riportato nelle nostre Legal Info

 

LA NOTIFICA DELLE VIOLAZIONI DI DATI

Comunemente definita come Data Breach, la notifica avviene ogniqualvolta ci sia una violazione nella procedura di sicurezza che comporta l’accidentale o illecita perdita, modifica, divulgazione o accesso dei dati personali.

Il GDPR 679/2016 EU, stabilisce che i titolari dei trattamenti saranno obbligati ad avvisare l’Autorità di Controllo entro 72 ore e purtroppo ad oggi trascorrono circa 205 giorni tra la violazione dei dati e il momento in cui l’ente o l’azienda o l’associazione ne viene a conoscenza.

La violazione deve essere tale da manifestare un elevato rischio per i diritti e la libertà delle persone (inteso giuridicamente in senso fisico) per il rispetto della Privacy 679/2016 EU.

 

LE INFORMATIVE

Nel rispetto della Privacy 679/2016 EU tutte le informative dovranno contenere dei nuovi riferimenti e tra le varie modifiche emerge l’introduzione del periodo di conservazione dei dati e dei criteri stabiliti per definirlo.

Trascorso il periodo indicato il dato deve essere cancellato (introduzione del Diritto all’oblio).

In ottemperanza al diritto alla Privacy 679/2016 EU, il tempo di conservazione di un dato è tipicamente legato alle finalità del trattamento e il diritto all’oblio si configura come l’obbligo in capo ai titolari del trattamento non solo di procedere alla cancellazione del dato ma altresì di informare della richiesta di cancellazione gli altri titolari che trattano i dati compresi link o riproduzioni.

 

DPO – Data Protection Officer

Non tutte le imprese e/o associazioni sono dotate di sistema di videosorveglianza, non tutte le imprese e/o associazioni procedono ad una targetizzazione dei clienti e non tutti svolgono attività di direct marketing ma….tutti trattano i dati personali.

Affrontiamo la questione in maniera generica e secondo quanto traspare dal sito web del Garante, pensando che tra le varie modifiche introdotte a spiccare è il fatto che la nuova normativa sulla Privacy 679/2016 EU responsabilizza fortemente le imprese e/o associazioni dinnanzi alla concreta e corretta applicazione delle norme sancite.

Non dobbiamo temere,  si tratta di oneri che riguardano tanti, tanti, tanti altri manager ed ogni impresa e/o associazione, dovrà pertanto avvalersi di un professionista, un consulente, in grado di verificare e indirizzare la struttura in tutti questi adeguamenti legislativi.

Questa nuova figura è il così detto DPO, il Data Protection Officer o il Responsabile per il Trattamento Dati che può essere rappresentato anche dall’Amministratore di Sistema purché soggetto terzo e cioè professionista o rappresentante di altra azienda esperta in sistemi informatici per evitare ingerenze e/o pressioni non desiderate dal rispetto alla Privacy 679/2016 EU.

Il DPO è un professionista già noto in alcuni paesi europei e si tratta di un esperto in ambito informatico, organizzativo e in materia di risk management, essendo garante dell’osservazione, valutazione e gestione del trattamento, conservazione e protezione dei dati personali affinché ciò avvenga in ottemperanza alla normativa nazionale ed europea.

Il Data Protection Officer, deve avere competenze normative, tecniche, comunicative e una profonda conoscenza dell’organizzazione del settore informatico.

 

LE SANZIONI

Parliamo del severo regime sanzionatorio che interverrà a riguardo:

sono previste sanzioni amministrative molto più aspre rispetto al passato.

Le ammende potranno raggiungere addirittura i 20.000.000 € (milioni di Euro).

I provvedimenti amministrativi entrano in gioco anche nel momento in cui non si ottempera al concetto di Privacy by Design.

NON Sottovalutatelo, ne va della vostra azienda.

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Privacy 679/2016 ultima chiamata per l'Italia - Blog I.T. - IT Blog

Thunderbird rallenta il sistema

Thunderbird rallenta il sistema operativo per svariati motivi spesso legati all’enorme mole di email che deve re-indicizzare e ricaricare aprendo il suo data base dopo un timeout spontaneo caratterizzato dai programmatori che hanno dato vita a questo software per la gestione della posta elettronica.

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Thunderbird venne alla luce prendendo forma dalle brillanti menti dei programmatori e sistemisti che diedero albori anche al browser Mozilla Firefox e da quel momento divenne uno dei software più utilizzati dopo Microsoft Outlook per velocità di esecuzione e grazie soprattutto ai plugin che lo contornavano di opzioni aggiuntive.

Il gestore email Thunderbird crebbe a poco a poco raggiungendo gli utenti di sistemi operativi diversi quali MacOS, GNU/Linux, Microsoft Windows e non dimentichiamoci di Android ma, per quanto i programmatori della comunità open source lo rendessero sempre più performante e completo, ben presto gli utenti si trovarono a dover affrontare misteriosi rallentamenti di sistema spesso imputati ad altri software o a cattive configurazioni dei server di posta elettronica.

Questa problematica si riscontrava e si riscontra tutt’ora, non in presenza di poche centinaia di email, ma di massive migliaia di email conservate nelle mail box che debbono essere re-indicizzate e ricaricate nel sistema non solo al lancio di Thunderbird per permetterci una loro consultazione ed eventuale scaricamento, ma soprattutto dopo i fatidici 5 minuti che determinano la chiusura per timeout del data base interno al gestore email.

Thunderbird, messo nella condizione di timeout automatico, determina un martellamento costante della CPU portandola spesso a valori fuori norma, per l’utilizzo di quel momento, facendole raggiungere spesso il 100% e determinando un forte rallentamento del sistema in generale con tempi di utilizzo spesso insopportabili e non di meno, ciò determina un esaurimento più rapido delle batterie dei notebook, qualora questo software sia stato installato.

Come possiamo ovviare a questo bug ?

Esiste una soluzione rapida che ci consenta di proseguire con l’utilizzo del nostro software preferito ?

La risposta è SI, esiste una soluzione nascosta nelle opzioni di Thunderbird, che consente molto semplicemente di incrementare il tempo previsto al timeout impedendogli di mandare in stallo il sistema operativo riducendo drasticamente la percentuale di utilizzo del micro processore.

Aprire Thunderbird e dal menu Modifica, selezionare Preferenze (per versioni successive, seleziona Opzioni dal menu Strumenti ) e scegliere la scheda Avanzate presente in alto alla finestra che si apre, quindi cliccare su “Config Editor”.

A questo punto, comparirà una finestra di avvertimento che dovrà essere ignorata e bisognerà cliccare su “ACCETTO I RISCHI” in quanto non variando altre opzioni fondamentali del gestore email, difficilmente si potrà incorrere in conseguenze irreparabili.

Digitare “idle” nella casella di ricerca ed alla comparsa di una serie di opzioni, bisogna cercare “mail.db.idle_limit” .

Il valore corretto che dovrà essere impostato è 30000000 e se osserviamo ciò che invece è riportato, noteremo che è solo 300000, ciò è la sicura causa dei problemi generati alla CPU.

Thunderbird per attivare la modifica dovrà essere chiuso e riaperto e si dovrebbe notare un miglioramento immediato nell’utilizzo della CPU, subito dopo il caricamento delle varie email.

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Amministratore di Sistema

Amministratore di Sistema è una figura spesso messa in discussione dai manager aziendali quando proprio l’interloquire con questo personaggio e lo stretto legame con i sistemisti junior e senior può comportare molto spesso la soluzione migliore per rendere sicuri i propri dati digitali aziendali.

Amministratore di Sistema - DPO - GDPR (2016/679 EU)

Con la nuova regolamentazione che l’Unione Europea ha messo in campo a protezione dei dati personali di individui, professionisti ed aziende, l’Amministratore di Sistema è divenuto il fulcro su cui gira quasi tutta la configurazione della privacy e del GDPR (2016/679 EU), in quanto egli può sopperire anche alla figura del Data Protection Officer (DPO) ed operare in sintonia con i programmatori, i sistemisti ed i centri che assistono l’informatica aziendale (assistenza tecnica), prendendo in prima persona le decisioni spesso più difficili alle quali tecnicamente nessuno può obiettare.

L’Amministratore di Sistema o, tecnico sistemista di rete che a dir si voglia, è una figura professionale che integra e completa le competenze di un tecnico hardware e software, in quanto deve avere obbligatoriamente tutte quelle sfaccettature e qualità tecniche da poter esser di guida al personale di assistenza e sviluppo che a Lui dovrà rispondere in prima persona per le responsabilità che si assume dinanzi alla proprietà o al professionista.

L’Amministratore di Sistema deve avere qualità manageriali e competenze nel settore delle reti e soprattutto di sicurezza informatica, della gestione dei flussi dati e profonda conoscenza dei sistemi operativi con i quali dovrà interfacciarsi, ma deve anche saper interloquire con il personale aziendale, senza perdere mai di vista il rapporto umano che deve sempre essere messo al primo posto per la riuscita dei compiti a lui affidati.

Questa figura si dovrà occupare di ogni tipo di rete informatica mettendo al primo posto la conservazione dei dati con soluzioni di backup sia locale che in differita (remoto), avvalendosi dei sistemi di MX Backup Email per la posta elettronica e Backup Remoto progettando attività di disaster recovery, atte al recupero delle situazioni più complesse in tempi certi e rapidi.

Molte volte abbiamo sentito parlare di dati personali rubati a banche, motori di ricerca ed a social network, pensando che i sistemisti avessero fallito il loro compito ma dobbiamo sempre ricordare che per quanti lucchetti l’amministratore di sistema possa mettere, i cracker, spesso abilissimi sistemisti programmatori riescono a farsi strada e a toglierli più o meno agevolmente nello stesso modo, ecco il motivo per cui è necessario il documentare tutto, aggiornare l’eventuale DPS (Documento Programmatico di Sicurezza) ed usufruire del backup remoto , il wannacry (ransomware) dovrebbe averci insegnato qualcosa.

La sicurezza informatica dei nostri dati non si esaurisce installando semplici antivirus, firewall, implementando regole di networking e policy ma, la si garantisce PROFESSIONALMENTE, solamente con un’accurata analisi e monitoraggio quotidiano/settimanale dei LOG, ora più che mai necessario a seguito delle pesanti sanzioni poste in essere verso i manager o professionisti titolari delle proprie attività.

Il settore della sicurezza informatica così come la buona custodia dei dati, rendono l’Amministratore di Sistema uno specialista di cui non si può fare a meno, a garanzia della completa adozione  del GDPR (2016/679 EU).

I nostri consulenti sono a vostra completa disposizione, se siete seriamente interessati non pensateci e contattateci.

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GDPR 2016/679 EU

GDPR 2016/679 EU – General Data Protection Regulation applicabile in tutti gli Stati membri, nasce per regolamentare la privacy europea in quanto i cittadini e le aziende sentono in pericolo la loro identità, i loro progetti e le loro scelte e nel tempo hanno coinvolto i propri Stati fino a raggiungere il Parlamento Europeo ed ottenere una legge che li tutelasse nei propri diritti.

GDPR - 2016/679/EU - 2016/679 EU

La SHADOIT CONSULTANCY GROUP ha da sempre ritenuto importante il criterio di privacy e si è adoperata molto velocemente nel mettere in piedi un servizio per le aziende che fosse utile al manager o al professionista per ottemperare all’obbligo di legge, ma prima bisogna che si comprenda in profondità ciò che è importante conoscere per rischi, sanzioni e modalità di trattamento ai quali bisognerà ottemperare (testo di legge europea in originale).

Iniziamo subito con il dire che non sono stati regolamentati solo i dati trattati con la forma digitale ma anche i dati di tipo cartaceo che, a prescindere dal corretto grado di conservazione per posto di archiviazione, devono essere trattati in forma anonima per chi ci osserva preservandoli dalla vista di colui che può trovarsi al di là della vostra scrivania.

L’accortezza da utilizzare per i documenti cartacei, tratta per lo più l’utilizzo di semplici cartelline recanti esclusivamente un codice alfa numerico che ne identifichi la persona o l’azienda coinvolta.

I tipi di dati che il GDPR ( 2016/679 EU) indica come rilevanti per la protezione e loro salvaguardia sono:

  • Dati di localizzazione
  • Dati anagrafici
  • Dati sensibili
  • Dati sanitari
  • Dati contenuti negli smartphone
  • Dati bancari
  • Dati contabili (dati di fatturazione etc)
  • Dati personali (religione…opinione…etc)

A prescindere dalla denuncia penale alla quale si rischia di andare incontro, c’è da tenere presente che la mancata ottemperanza alla normativa europea in parte o nel suo complesso, comporterà delle sanzioni pesanti e delle responsabilità civili e penali, oltre che l’imposizione immediata all’adempimento medesimo da parte delle forze dell’ordine preposte, nonché verifica amministrativa ed una sanzione che parte da un minimo di 3000 Euro fino ad arrivare a sanzioni più pesanti come un quarto dell’imponibile presente nel bilancio depositato, fino ad un massimo di 20.000.000 di Euro per i casi più gravi.

Nel testo legislativo, spesso si fa riferimento al DPO (Data Protection Officer) che può essere nominato dal manager dell’azienda, senza però sgravarlo dalle sue responsabilità penali e civili.

Il DPO è un supervisore indipendente che dovrà supportare il titolare ed il responsabile informatico aziendale nel garantire ed organizzare la protezione dei dati in conformità al GDPR ( 2016/679 EU), rappresentando per similitudine, un Organismo di Vigilanza.

Il DPO sarà il referente di contatto con l’Autorità Garante per la protezione dei dati personali e non può essere rappresentato dal manager o professionista ma ad egli non potranno essere certamente ascritte responsabilità risarcitorie che rimangono sempre del manager, amministratore, director o professionista.

Il motivo per il quale il DPO deve essere persona esterna all’organico aziendale, è dovuto al fatto che essendo figura indipendente, non potrà subire ingerenze da parte del titolare e non subirà l’assenza di un conflitto di interesse.

DPO - GDPR - 2016/679 EU

Il DPO dovrà sempre iteragire con l’Amministratore di Sistema che è colui che opera direttamente sui sistemi aziendali o del professionista e potranno essere rappresentati da un’unica entità fisica, assicurandosi che vengano sempre improntate tutte le misure minime di sicurezza a partire dai backup, verifica e controllo dei log, le politiche di protezione (firewall, antivirus, antimaleware, antiransomware etc) vengano scrupolosamente rispettate ed esista la conservazione dei prima menzionati log di sistema a comprova dell’efficienza dei sistemi stessi e soprattutto, dovrà essere redatta opportuna documentazione che certifichi ciò che è stato fatto e non di meno dovrà effettuare eventuali comunicazioni di non conformità indirizzandole alla direzione aziendale o al professionista affinché vengano evase in tempi rapidissimi e sempre seguite da risposta scritta che certifichino i tempi stessi nel rispetto del GDPR 2016/679 EU.

Con il GDPR ( 2016/679 EU) vengono introdotte regole più chiare su informativa e consenso:

  • Definizione dei limiti al trattamento automatizzato dei dati personali
  • Basi per l’esercizio di nuovi diritti
  • Criteri per il trasferimento degli stessi al di fuori dell’Unione Europea
  • Fissate norme rigorose per i casi di violazione dei dati (data breach)

La normativa si applica a tutte le imprese situate anche al di fuori del mercato Europeo ed interessa sia le imprese/professionisti che trattano servizi, sia quelle che trattano prodotti.

In caso di Data Breach, il titolare, seguendo la normativa del GDPR 2016/679 EU, è tenuto ad informare in modo chiaro ed immediato, tutti gli interessati ed offrire indicazioni su come limitare i danni; potrà decidere comunque sia, di non informare gli interessati se riterrà che la violazione non comporti un rischio elevato per i loro diritti oppure se dimostrerà di aver adottato misure di sicurezza adeguate, oppure potrà non darne informazione qualora lo sforzo fosse sproporzionato al rischio, fermo restando che in caso di mancata informazione, se ne assumerà tutte le responsabilità civili e penali.

I nostri consulenti sono a vostra completa disposizione, se siete seriamente interessati non pensateci e contattateci.

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ITALIA – Legge di Stabilità 2016

ITALIA – Legge di Stabilità 2016, Offshore e Paradisi Fiscali, con un comma in essa contenuto risolve con un colpo di spugna la fiscalità off-limits, dando la possibilità ai professionisti e manager italiani, di poter tranquillamente intrattenere rapporti commerciali con qualsiasi società offshore e scaricarsi spese e pagamenti effettuati dalla dichiarazione dei redditi.

ITALIA - Legge di Stabilità 2016

Un comma passato in sordina consente di far finire in soffitta il decreto ministeriale italiano del 23 gennaio 2002 dal periodo d’imposta 2016, laddove non sarà più necessario indicare separatamente in dichiarazione dei redditi, i costi considerati fino all’anno 2015 in “Black List”, rendendoli deducibili dall’imponibile con l’intento di mettere un freno all’evasione ed alle fughe di capitali in costante aumento a causa di una fiscalità eccessivamente aggressiva.

L’eliminazione della “black list” è stata considerata ed attuata con la Legge di Stabilità 2016 a causa dell’imbarazzo dell’allora Primo Ministro Matteo Renzi durante una visita in Oman, Paese forte investitore mondiale al pari degli Emirati Arabi Uniti, i quali risultavano elencati tra i Paradisi Fiscali e le loro aziende erano considerate Offshore.

La legge di Stabilità 2016 ha stabilito un primato storico per la finanza e l’economia italiana, con l’intento di consentire il libero scambio commerciale mondiale alle imprese italiane, permettendogli di avvicinarsi con maggiore aggressività ai grandi business che già in altri Paesi democratici, sono da sempre consueti sulle grandi piazze, quegli scambi a fiscalità agevolata da sempre fiscalmente ostacolati con Hong Kong, Singapore, gli Emirati Arabi stessi ed altre nazioni.

Quest’innovativa disposizione si può trovare nella circolare 39/E/2016 dell’Agenzia delle Entrate Italiana, che ha differenza dei vincoli di legge precedentemente attuati nell’anno 2015 si adegua ai nuovi mercati mondiali, cercando di consentire alle sue imprese una maggiore competitività.

Il contrasto alle imprese offshore ed ai Paradisi Fiscali, combattuto dall’Italia per anni, demonizzando e cercando di inculcare nei suoi cittadini la paura di evasione ed elusione per coloro che registravano società e cercavano di operare sui mercati mondiali anche con banche straniere, ha subito un’improvvisa battuta d’arresto, proprio nel momento più delicato per la finanza internazionale dovuta ufficialmente ad un filone d’inchiesta giornalistica.

La cosa strana, è la rapida ascesa della norma italiana con la Legge di Stabilità 2016, subito dopo lo scandalo Panama Papers dello studio Mossack Fonseca, il Panama Paradise, il Bahamas Leaks ed altri scandali che hanno sconvolto società offshore panamensi a causa soprattutto della superficialità con la quale venivano trattati i dati riservati e delicatissimi dei loro clienti, che hanno fatto tremare banchieri, industriali, politici, nobili, finanzieri e tanti professionisti e commercialisti mondiali di cui molti riconducibili a cittadini italiani ancora sotto la lente d’ingrandimento del fisco, le cui generalità sono diventate pubbliche.

L’offshore ed i Paradisi fiscali che fino ad oggi hanno occultato capitali ed imposte al fisco delle varie nazioni coinvolte con l’ingresso a piede teso dei mass media, ha portato alla luce solo una piccola parte dei capitali nonostante per l’Italia siano precipitati nel limbo e vengano utilizzati ancora a pieno ritmo per far sparire o riciclare con facilità patrimoni di dubbia provenienza.

Non sembra un caso che negli Stati Uniti di America, per attrarre capitali freschi e cercare di concentrare enormi patrimoni, dopo che la Finanza mondiale ha bruciato Panama e le sue società di investimento, il Nevada, il Delaware ed altri Stati, abbiano facilitato le registrazioni di società offshore e garantiscano anonimato societario ed indubbie ed enormi facilitazioni fiscali.

Back Finanza

Windows Defender Antivirus

Windows Defender Antivirus è utilizzato nel sistema operativo Microsoft Windows 10 e sistemi più recenti quale il Microsoft Windows 2012 e 2016 Server e lo possiamo ritenere sicuro al pari di altri software terze parti a pagamento quali Kaspersky, Avira, AVG, Comodo ed altri antivirus più o meno conosciuti

Windows Defender Antivirus - Blog I.T. - IT Blog

Windows Defender Antivirus risulta maggiormente integrato con la nascita del nuovo sistema operativo desktop Windows 10, mostrando la Microsoft Corporation impegnata ad includere un sistema di protezione completamente rinnovato e soprattutto integrato con il nuovo sistema operativo, facendo nascere dubbi e soprattutto mettendo in discussione l’installazione di antivirus a pagamento blasonati.

A detta degli ingegneri di Google quali Justin Schuh, che è tra l’altro uno degli sviluppatori del famoso browser Google Chrome, e di Robert O’Callahan, ex sviluppatore di Firefox, gli antivirus a pagamento detti anche software terze parti, rallentano i sistemi operativi fino all’inverosimile e ciò lo si evince maggiormente dal momento in cui lavoriamo in più utenti con il desktop remoto, e creano non pochi problemi agli sviluppatori dei vari browser che, al giorno d’oggi, consentono l’utilizzo di risorse spesso imprescindibili dal nostro lavoro quotidiano.

Ma non è tutt’oro quello che luccica, in quanto il problema di Windows Defender è che la Microsoft Corporation lo ha reso quasi nascosto agli occhi dell’utente, inserendolo tra le voci delle impostazioni di sicurezza del sistema operativo che quasi mai vengono consultate dall’utente medio.

Per quanto riguarda la sicurezza nelle scansioni e nella rilevazione dei virus informatici che da sempre prediligono il Microsoft Windows laddove Windows Defender non ha nulla da invidiare agli altri antivirus, ed anzi, le ricorsioni di aggiornamento e scansione possono essere programmate o venire assicurate automaticamente dal sistema operativo ed il riconoscimento delle impronte virali risulta ad altissima sicurezza oltre che non influire negativamente sulle performance del sistema operativo.

Non bisogna dimenticare che esistono varianti particolari di maleware, ransomware, trojan, virus, spyware, warm e quant’altro il crimine informatico abbia avuto il coraggio di creare ma esistono strumenti di gran lunga più sicuri ed economici da affiancare al Windows Defender Microsoft, che non influiscono assolutamente sulla velocità di esecuzione del sistema operativo nemmeno durante sessioni in multi utenza di desktop remoto e soprattutto, rendono più sicuro il nostro lavoro proteggendoci adeguatamente ed a costo quasi irrisorio con le competenze di Malewarebytes.

Molti antivirus sostengono di intervenire sul nostro firewall ma spesso creano solo falle o problemi di connessione, tra l’altro con motivazioni psicologiche che cercano di instaurare la paura di possibili compromissioni di sistemi e dati a causa dell’intrusione di cracker.

La Microsoft ovviamente, dobbiamo tener sempre presente, che ha progettato nel suo sistema operativo un firewall completamente integrato che rende perfettamente inutile e deleterio l’utilizzo di firewall terze parti che vanno invece ad inficiare quanto gli ingegneri hanno progettato in fase di creazione del sistema operativo stesso.

Windows Defender Antivirus accoppiato all’ottimo ed economico Malewarebytes, rimane il sistema principe per rendere sicuro l’ambiente di lavoro e non bisogna lasciarsi incantare dal fatto che un antivirus asserisce di aver eliminato un certo tipo di virus ed un’altro dice di averne tolti altri, ricordando che sono spesso consuetudini commerciali per attrarre l’utente e fargli spendere inutilmente soldi per l’acquisto, per il rinnovo delle licenze e per la manutenzione ordinaria vantata da tecnici manutentori senza scrupoli impegnati solo al profitto personale.

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Oracle VirtualBox Installazione

Oracle VirtualBox GNU/Linux installazione, è spesso utilizzato sui sistemi server GNU/Linux per consentire un maggiore sfruttamento dell’hardware generando più macchine virtuali e consentendo spesso un variegato bacino di utilizzo di molteplici sistemi operativi o sistemi protetti per i più disparati utilizzi

Oracle VirtualBox Installazione - Oracle VirtualBox - Blog I.T. - IT Blog

Prima di installare Oracle VirtualBox, bisogna eseguire tutti gli aggiornamenti sul sistema operativo host per fare in modo che l’installazione avvenga in maniera regolare:

sudo apt-get update

sudo apt-get upgrade

sudo apt-get dist-upgrade

Dopo aver aggiornato il server Ubuntu/Debian, installeremo i pacchetti necessari per il proseguimento della nostra installazione

sudo apt-get install build-essential dkms unzip wget

a questo punto, effettueremo un riavvio del nostro sistema operativo

sudo reboot

A riavvio effettuato del computer, dovremo ampliare il file sources.list affinché il sistema di installazione primario, sappia dove prelevare ed eventualmente aggiornare Oracle VirtualBox

sudo nano /etc/apt/sources.list

ci posizioneremo sull’ultima riga del file ed inseriremo

deb https://download.virtualbox.org/virtualbox/debian xenial contrib

dove andremo a sostituire la parola “ xenial “ a seconda della distribuzione che stiamo utilizzando

‘vivid’, ‘utopic’, ‘trusty’, ‘raring’, ‘quantal’, ‘precise’, ‘lucid’, ‘jessie’, ‘wheezy’, or ‘squeeze‘

Una volta chiuso l’editor “ nano ”, potremo impartire il seguente comando

wget -q http://www.virtualbox.org/download/oracle_vbox_2017.asc -O- | sudo apt-key add –

poi daremo il comando di

sudo apt-get update

per aggiornare i software disponibili per il sistema operativo ed infine, finalmente installeremo Oracle VirtualBox impartendo il comando

sudo apt-get install virtualbox-5.X

dove X è la versione che ci interessa installare: 5.0 – 5.1 – 5.2 etc
una volta terminata l’installazione, dovremo generare un utente disponibile per il gruppo “ vboxusers “

sudo adduser -a vbox

dopo aver effettuato tutta una serie di accettazioni durante l’installazione di Oracle VirtualBox, il nostro utente sarà generato, ma dobbiamo ricordarci di inserire la password che vogliamo utilizzare ma mai con spazi per evitare eventuali incongruenze e mettiamo sempre almeno 4 numeri alla parola che scegliamo, oltre che utilizzare qualche lettera maiuscola (non la prima lettera)

alla fine potremo dare il comando

sudo usermod -aG vboxusers vbox

ora ci rimarrà da verificare se i moduli del kernel di Oracle VirtualBox sono stati caricati o meno

sudo systemctl status vboxdrv

e qualora il modulo non risultasse in start, daremo il seguente comando per renderlo operativo

sudo /etc/init.d/vboxdrv setup

A questo punto, la nostra installazione è terminata e non ci rimane che installare le VirtualBox Extension Pack per consentire le funzionalità aggiuntive alle macchine virtuali

Il dispositivo virtuale USB 2.0 (EHCI)
Supporto VirtualBox Remote Desktop Protocol (VRDP)
Passthrough della webcam host
Intel PXE boot ROM
Supporto sperimentale per passthrough PCI su host Linux

Molti si sono spesso trovati in difficoltà non sapendo dove prelevare l’Extension Pack, quando è sufficiente andare sul sito

http://www.virtualbox.org/

cliccare sull’immagine della versione che abbiamo installato e scorrendo tra le righe che leggeremo, troveremo al paragrafo VM VirtualBox Extension Pack, la scritta

All supported platforms

clicchiamo con il tasto di destra sulla riga interessata e scegliamo copia indirizzo link

torniamo alla nostra shell e digitiamo

wget “link che abbiamo precedentemente copiato”

e subito dopo impartiremo il comando

sudo VBoxManage extpack install Oracle_VM_VirtualBox_Extension_Pack-5.XXX-XXX.vbox-extpack

Oracle_VM_VirtualBox_Extension_Pack-5.XXX-XXX.vbox-extpack dovrà corrispondere al nome del file che abbiamo scaricato prima di questa operazione.

L’intero processo di installazione di Oracle VirtualBox è quindi terminato e non ci rimarrà da fare altro che preparare gli ambienti per le nostre macchine virtuali e prepararci all’installazione di PHPVIRTUALBOX per la gestione e generazione via web browser delle macchine virtuali in modalità semplificata e soprattutto, grafica.

 

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Bitcoin un nuovo Eldorado

Bitcoin un nuovo Eldorado, una parola spesso sentita ma non tanto ascoltata dalla gente comune, in quanto solitamente, ciò che non si può toccare è difficile da poter valutare o prendere in considerazione e soprattutto, le considerazioni fumose che hanno attorniato la cripto moneta hanno portato tanti a diffidarne

Bitcoin - cripto valuta - Litecoin - Ethereum

Bitcoin un profilato Eldorado scintillante, è una moneta elettronica utilizzata per il libero scambio di beni e per speculazioni finanziarie ma le preoccupazioni, più avanti, potremo analizzarle con maggiore attenzione.

Proprio perché dietro il Bitcoin non esiste una banca centrale che ne regoli le movimentazioni ed il peso valutario in base all’oro, spesso viene osservata con sospetto e le motivazioni sono più che giustificate.

Il Bitcoin viene generato con calcoli complessi da computer con schede grafiche avanzatissime e velocissime, in grado di generare milioni di operazioni al secondo ed assorbendo energia elettrica dal costo superiore ai valori ricercati.

Mentre un tempo gli Stati stampavano e coniavano moneta sulla base dell’oro posseduto e garantendone il valore, oggi le cose sono molto più complesse e meno chiare, in quanto si stà concretizzando l’idea che la moneta venga creata e usata per tenere al guinzaglio gli Stati ed i relativi Governi.

A seguito di quest’ultima considerazione, e con l’avvento del mondo virtuale che ha coinvolto tutti, la situazione in questi ultimi anni è cambiata dando alla luce di quelle che vengono definite criptovalute, cioè forme di denaro usate per consentire transazioni di ogni tipo.

La nascita del Bitcoin è avvenuta nel 2009, grazie all’idea di Satoshi Nakamoto che mise in pratica le regole elementari dell’economia: “la legge della domanda e dell’offerta”

Il Bitcoin, in quanto cripto valuta, viene scambiato grazie ad un database distribuito tra i nodi della rete, mentre sfruttando la crittografia ne avviene la generazione, quindi già da qui possiamo comprendere che il Bitcoin non è altro che il risultato di operazioni complesse generate da software (in questo caso open source).

Le transazioni vengono identificate da un ID sequenziale che viene affiancato da un protocollo di conferma laddove ogni singola operazione viene inserita in un’insieme di dati detto blocco, le transazioni a questo punto restano sospese finché non vengono confermate confrontandole con il database che contiene tutte le transazioni e determinandone la validità e la spendibilità.

Questo archivio di informazioni, garantirà il possesso di Bitcoin spendibili e viene chiamato Blockchain che oltre che essere pubblicamente condiviso è protetto da un sistema crittografico.

E’ ovvio che per poter quantificare i Bitcoin posseduti, bisognava in qualche modo raccogliere la cripto valuta in un contenitore, un portafoglio chiamato wallet, le cui funzioni fondamentali sono al pari di un portafoglio reale, consentendoci di conoscere la quantità di denaro virtuale posseduto.

Dopo aver dato delucidazione su cos’è una cripto valuta, ed in questo caso il Bitcoin, iniziamo con il vedere come dal mondo virtuale siamo arrivati ad una moneta reale.

Con l’esordio della moneta digitale criptata Bitcoin su un mercato come quello dei futures di Chicago, il fatto che sia avvenuta la quotazione della moneta digitale e si sia attestata nel mondo della finanza, deve farci riflettere e la prudenza deve consigliare gli operatori che vogliano diversificare il proprio portafoglio utilizzando i Bitcoin, perché oggi l’unico movente rilevante della sua domanda è quello speculativo.

Spesso c’e’ chi associa il valore del Bitcoin all’oro, ma esiste una sostanziale differenza in quanto mentre il metallo prezioso ha un valore diretto che ne fissa il limite inferiore al suo prezzo, il Bitcoin ha un valore intrinseco negativo perché qualora il suo valore crollasse a zero il produrlo sarebbe molto costoso e quindi a parità di condizioni la cripto moneta è più rischiosa dell’oro.

Altra situazione è il paragonarlo alla moneta di Stato ma, mentre quest’ultima ha una funzione di affidabilità e sicurezza dettata dall’esistenza dello Stato stesso, il Bitcoin, per quanto lo si cerchi di equiparare al libero scambio valutario, non offre le stesse garanzie perché non accettato ovunque per l’acquisto regolare di merci, proprietà ed altri beni che comunemente possono venire acquistati con la valuta tradizionale.

L’unico motivo per cui conviene investire in Bitcoin, è la speranza di un guadagno derivato dalla differenza tra il costo di acquisto e quello di vendita, definendone un movente speculativo legittimo dovuto ad un’eventuale bolla.

Inutile dire che esistono molte altre cripto monete quali Ethereum di IBM, i Litecoin ed altre ma che per poter essere scambiate, al momento, vengono valutate in base alla cripto moneta di riferimento che rimane il Bitcoin ma che non rappresenta l’Eldorado della nuova finanza come molti vogliono farci credere.

Back Finanza

Oracle VM VirtualBox

Oracle VM VirtualBox è un software, proveniente dal mondo open source, che è diventato l’antagonista primario di Vmware per l’esecuzione di macchine virtuali su architetture x86 e 64bit, supportando Windows, GNU/Linux e MacOS come sistemi operativi host.

Oracle VM VirtualBox - Blog I.T. - IT Blog

Oracle VM VirtualBox è in grado di consentire l’utilizzo di sistemi operativi guest quali Microsoft Windows in tutte le versioni, GNU/Linux, OS/2 Warp, BSD come ad esempio OpenBSD, FreeBSD, MacOS (con opportuni artifizi) e infine Solaris e Open-Solaris, supportando soluzioni per la virtualizzazione hardware di Intel VT-x, AMD, AMD-V.

L’utilizzo di Oracle VM VirtualBox, consente di poter mettere in piedi ambienti protetti ed isolati di test per sistemisti e programmatori, di poter far girare più sistemi operativi su una stessa macchina fisica con lo scopo di utilizzarli con le più svariate applicazioni come server dbase, server web e tantissime altre modalità; spesso si è sentita la necessità di mettere a confronto Vmware Workstation, che è la versione più simile a Virtualbox, notando che la velocità di esecuzione delle macchine virtuali generate sullo stesso hardware, avveniva in maniera quasi uguale e, con gli ultimi aggiornamenti, si è notata una superiorità per semplicità di utilizzo e correzioni di codice che l’hanno portato ad essere spesso superiore come qualità di prodotto.

VMware Server in ambiente GNU/Linux, fino alla versione del sistema UBUNTU 10.04 Server, poteva essere installato con sufficiente semplicità, risolvendo le problematiche legate all’emulazione di rete, grazie al supporto della comunità open source, ma con l’evoluzione dei nuovi kernel, purtroppo, VMWare Server che prima poteva essere utilizzato liberamente divenne impossibile da installare a pena dell’acquisto della versione a pagamento, non praticabile dal piccolo programmatore o da chi non voleva rinunciare all’utilizzo di vecchi sistemi operativi migrati come macchine virtuali e che consentivano ancora l’utilizzo di obsoleti archivi, ma spesso importanti per i piccoli professionisti.

Oracle VM VirtualBox, prese il controllo della situazione e consentì il proseguimento dell’utilizzo delle macchine virtuali sostituendosi a VMWare, risultando semplice da installare sia su sistemi server che su sistemi desktop e consentendo l’utilizzo di periferiche USB installando semplicemente le VirtualBox-Extension ed avendo il vantaggio di poter gestire l’emulazione delle schede di rete con maggior semplicità e velocità.

La gestione dei dischi virtuali, per la creazione, lettura e scrittura supporta i seguenti formati:
VDI, VMDK e VHD, ma non bisogna dimenticare che esiste la possibilità di generare e gestire dischi RAW e cioè, intervenire ed associare direttamente dischi fisici.

Oracle VM VirtualBox emula componenti hardware con una velocità dettata solo dall’hardware fisico di cui disponiamo, consentendo l’emulazione di una scheda grafica configurabile da un minimo di 12 Mb, l’emulazione di rete per molteplici schede di rete sia in versioni desktop che server, l’emulazione di schede audio e l’utilizzo di porte USB configurabili liberamente fino alla versione 3.0 (se supportata dal nostro hardware).

In molti hanno provato, su versioni GNU/Linux Server, a configurare l’emulazione video 3D, non riuscendo ad ottenere nessun risultato, in quanto tale modalità non dipende dalla quantità di memoria assegnata alla scheda video ma alle librerie OpenGL utilizzabili esclusivamente con le versioni GNU/Linux Desktop.

Oracle VM VirtualBox, consente l’installazione di Guest Additions, che non sono altro che drivers e applicazioni proprietarie che vanno installate separatamente sulle macchine virtuali create con Virtualbox, migliorando le performances e l’usabilità del sistema.

I benefici apportati dalle Guest Additions sono numerosi anche se non fondamentali per il corretto utilizzo del sistema guest e tra di essi c’è l’opportunità di gestire la cattura del puntatore del mouse in maniera semplificata, il miglioramento dei driver grafici, l’uso della clipboard tra sistema host e sistema guest, l’utilizzo delle porte USB come se fossero parte del nostro sistema hardware e altro ancora.

Non esistono regole fisse per determinare i requisiti minimi di Oracle VM VirtualBox in quanto possono differire molto, soprattutto a seconda del sistema operativo si intende virtualizzare.

La macchina reale dovrà avere come requisiti hardware almeno la somma delle risorse tra sistema operativo reale e virtualizzato, in quanto, se la macchina fisica host possiede le istruzioni di virtualizzazione hardware (Intel VT-x/Vanderpool o AMD-V) si potranno ottenere prestazioni simili a quelle della macchina reale, cosa contraria se Oracle VM VirtualBox è eseguito su una macchina non dotata di virtualizzazione hardware, le prestazioni saranno nettamente inferiori a quelle della macchina reale ed inoltre non sarà possibile utilizzare sistemi guest a 64 bit.

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Conti Correnti a rischio

Conti Correnti bancari a rischio ?
Il Bank Recovery and Resolution Directive (BRRD) prevede il congelamento dei conti correnti e limitazioni sui prelievi nel caso che un Istituto di Credito (Banca) vada in crisi

CONTI CORRENTI - BCE - BRRD - BAIL IN

Il Bank Recovery and Resolution Directive (BRRD) è una delle ultime trovate su cui Bruxelles sta alacremente lavorando per congelare i conti correnti con i risparmi dei cittadini europei e solo ora si comprendono meglio alcune delle motivazioni per cui il Regno Unito, per quanto non avesse mai adottato la moneta europea, ha deciso a malincuore di uscire dall’Unione Europea.

La novità è, secondo un documento della B.C.E. (Banca Centrale Europea), che se una banca dovesse essere sull’orlo del fallimento o in serie difficoltà, il Bail In che fino ad ora ha per lo meno tutelato i piccoli risparmiatori che non raggiungevano i 100.000 Euro e non erano né obbligazionisti, né tanto meno azionisti, potrebbe essere superato avendo toni meno apocalittici del “congelamento dei conti correnti”.

Tale congelamento dei fondi di TUTTI i correntisti, avverrebbe in un periodo non superiore ai cinque giorni lavorativi limitando i prelievi agli sportelli dell’Istituto Bancario, ed impedendo quindi, la corsa dei correntisti al ritiro di quanto versato fino a quel momento.

L’ipotesi del meccanismo di garanzia, è spinto dalla Germania, tanto è vero che il consigliere esecutivo della Banca Centrale Europea (B.C.E.), la signora Sabine Lautenschlaegr, nel promuovere questa procedura, affermava di essere stupita di quante persone ne fossero così spaventate.

La Banca Centrale Europea (B.C.E.), su richiesta del Consiglio Europeo e del Parlamento Europeo, ha espresso la propria opinione sulla revisione di varie normative riguardanti le crisi bancarie europee documentandolo (leggi documento ufficiale), come si può leggere al punto 5 e proponendo la modifica della Direttiva sulle risoluzioni bancarie (BRRD).

Gli  analisti della SHADOIT CONSULTANCY GROUP, temono che presto l’Unione Europea possa approvare tale proposta e mettere nel mirino i conti correnti dei cittadini europei, per congelarli in aiuto degli Istituti Bancari ed hanno elaborato una soluzione conveniente, sia per il privato cittadino europeo che per l’azienda.

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Finanza strutturata e fondi di investimento

Finanza strutturata e fondi di investimento, un mistero per molti e completamente legale per gli Stati ma di cui, se non si è esperti conoscitori della materia, bisogna prestare massima attenzione per non incorrere in perdite finanziarie sostanziose, non lasciandosi incantare da facili e veloci guadagni

Fondi di Investimento - Finanza Strutturata - S.P.V. - Special Purpose VehicleEsistono vari modi per fare finanza strutturata, laddove i fondi di investimento, le cartolarizzazioni , gli investimenti diretti verso i trend borsistici ed altre metodologie possono portare a sostanziosi guadagni ma anche a disastrose perdite finanziarie.

La SHADOIT CONSULTANCY GROUP è una società specializzata, grazie alla collaborazione di esperti consulenti, nella realizzazione di investimenti che, contrariamente a ciò che vi direbbero altri ritenuti da noi opachi, non danno la certezza di facili guadagni ma nel lungo termine possono determinare sicuramente quello che per le società viene definito rischio d’impresa.

Il fondo di investimento è uno strumento che consente ad un gruppo di investitori non collegati tra loro, di effettuare investimenti insieme e quindi, di dividere eventuali perdite o eventuali guadagni investendo in fondi strutturati o gestiti che dipendono solitamente dagli investitori del fondo.

Si è sentito spesso parlare di finanza strutturata e di società veicolo o S.P.V. (Special Purpose Vehicle) non comprendendo cosa fossero e come operassero effettivamente.

Le S.P.V., sono un soggetto diverso da una banca, utilizzate per veicolare attività finanziarie cedute da terzi con lo scopo di una o più cartolarizzazioni, rendendosi garanti dell’isolamento delle obbligazioni da quelle del cedente, potendo concedere finanziamenti nei confronti di soggetti diversi dalle persone fisiche purché si determinino delle condizioni di accertamento finanziario quali:

  1. I titoli emessi siano destinati ad investitori qualificati e regolarmente accreditati

  2. Chi usufruisce dei finanziamenti sia stato individuato da una banca o da un intermediario iscritto all’albo

    (ATTENZIONE – Prendete sempre informazioni sulla persona fisica che verrà designata dalla società veicolo per effettuare i vostri investimenti – DEVE ESSERE OBBLIGATORIAMENTE ISCRITTA AD UN ALBO OPPURE AL REGISTRO DEGLI AGENTI DI BORSA – e se non vi viene indicata, rinunciate immediatamente e cambiate società di intermediazione finanziaria)

Se osserverete l’immagine che abbiamo proposto, vi renderete conto di come viene utilizzata e come opera la società veicolo e vi sarà più semplice comprenderne l’operatività.

La S.P.V., riceve dagli originator e cioè, da coloro che trasferiscono le attività di cartolarizzazione, crediti uniti alle garanzie (qualora queste ultime esistano) in cambio di denaro, con l’abilitazione ad emettere titoli per finanziare l’acquisto dei crediti ceduti dall’originator in modo da poter corrispondere economicamente al cedente il corrispettivo economico ottenuto esclusa la propria provvigione precedentemente pattuita.

La S.P.V. procederà ad operare suddividendo i titoli emessi in fasce differenti di priorità di rimborso in modo che il rischio di insolvenza non sia proporzionalmente suddiviso su tutte le obbligazioni, ma eventualmente, ricada selettivamente ed esclusivamente prima sulle fasce di investimenti più bassi e poi sulle altre.

L’originator (solitamente una banca), raccoglie le rate e le gira alla S.P.V. la quale a sua volta andrà a pagare gli interessi ed il capitale a coloro che hanno sottoscritto i titoli, trattenendo per sé la provvigione concordata.

Utilizzando nella finanza strutturata la cartolarizzazione, è necessaria l’eliminazione dall’attivo del cedente dei crediti oggetto di operazione, cedendo il portafoglio alla società veicolo che funge da intermediario ma non è soggetta al rischio di fallimento e non è giuridicamente ancorata alle varie vicende economiche in cui potrà incorrere l’originator (QUINDI – ATTENZIONE)

Rimane ovvio che gli investitori rimarranno al riparo dal rischio imprenditoriale legato all’attività dell’originator rispondendo solo con i crediti che potranno andare insoluti e non con il pericolo di coinvolgimento nell’eventuale dissesto del cedente.

Capita spesso nella finanza strutturata, che le società di gestione lussemburghesi o irlandesi, siano in effetti possedute da società italiane e tali fondi siano considerati estero-vestiti e quindi non proprio sicuri

(ECCO PERCHE’ E’ IMPORTANTE CONOSCERE L’AGENTE ACCREDITATO, PERSONA FISICA CHE OPERERA’ FINANZIARIAMENTE E CHE SOPRATTUTTO SIA ACCREDITATO)

La Borsa ha fatto scintille e la cosiddetta commissione di incentivo o di performance ha permesso di generare profitti legalmente sia se il cliente ha perso a causa di fondi che scendevano, sia che il cliente abbia guadagnato con i fondi che salivano.

Bisognerà sempre ricordare, che i singoli azionisti, hanno la possibilità di uscire in base a INVESTIMENTO / TEMPO concordato e qualora il fondo vada in perdita, chi ne risponderà con i capitali investiti, saranno solo coloro che ancora ne saranno partecipi.

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